Siamo la Generazione Perduta. Ma non siamo persi

Può un Presidente del Consiglio liquidare come caso senza speranza un’intera generazione? Può dire che per un quinto dei cittadini del Paese che rappresenta non ci sono – di fatto – né speranze né futuro?

Succede anche questo, in Italia. Il Presidente del Consiglio, qualche giorno fa, ha ’preso atto’ del fatto che nel nostro Paese quella di chi ha tra i trenta ed i quarant’anni è una “generazione perduta”. E che tutto ciò che si può realisticamente fare é “limitare i danni, per pensare alle generazioni successive“.

E’ vero, per certi versi tale visione prende atto di un dato di fatto: il peso della crisi per chi ha tra i trenta ed i quarant’anni, in Italia, è massimo. Inutile negarlo.  Tuttavia non è possibile archiviare il problema con tanta semplicità, come se un’intera generazione fosse un arto in cancrena da tagliare per pensare al resto del corpo, piuttosto che una risorsa per il Paese.

E non ci si può non interrogare sulle responsabilità di chi ha prodotto questo disastro, che per inciso è in buona parte ancora nelle stanze del potere. Non ci si può non rendere conto del fatto che 10 milioni di vittime è un bilancio di guerra. Un bilancio che peserà non solo sulla generazione dei 30-40enni, ma anche e soprattutto sulle successive. E non si può non riflettere sul fatto che la generazione dei 30-40enni non si è propriamente perduta, ma è stata persa da quelle precedenti. E – il fiscal compact insegna – in pieno stile apocalittico le colpe dei padri stanno ricadendo sui figli. Ma è inaccettabile che i padri decidano che questo sacrificio è ammissibile.

Per questo serve un momento di riflessione. Per questo, con Ernesto Belisario e Guido Scorza – e con la collaborazione di un nutrito gruppo di amici che, coinvolti in poche ore, hanno aderito con entusiasmo – abbiamo creato il sito Generazione Perduta ed abbiamo proposto un Manifesto della Generazione Perduta. Un manifesto con il quale avviare una riflessione comune a partire da cinque parole chiave: impegno, merito, rispetto, progetto, fiducia.

Che ne pensate?

 

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12 COMMENTS

  1. Sottoscritto e condiviso.
    La generazione che ci ha preceduto è rea di negligenza e malafede. Ci hanno persi sapendo di perderci.
    Sai che facce, ora che i perduti si ritrovano.

  2. Credo che quello che sta accadendo nel “mondo” sia la più grande operazione di marketing della storia delle economie emergenti al fine di influenzare mediaticamente le masse a regredire nei propri diritti sociali. Gli speculatori finanziari (quelli che Draghi chiama Mercati) e le multinazionali ormai sono riuniti in un Senato Virtuale più potente degli stati e grazie al just in time (jit) delle reti e flussi informatici possono in pochi secondi movimentare miliardi di dollari da uno stato all’atro decretandone il default. Fino a quando i “politici” non riscriveranno le regole delle liberazioni finanziarie mondiali e del grande gioco del Casino elettronico Borsistico tutte le prossime generazioni saranno governate da algoritmi speculativi. La crisi non esiste è simulata. Solo le leggi della natura non possono essere cambiate. Altro che generazione perduta…. qui a perderci è la dignità umana.

  3. Avviliti, stanchi, affaccendati e affamati di lavoro, ma non privi di dignità. Grazie per questa iniziativa.

    Sì, c’è la voglia di reagire e di sviluppare idee contenuti e professionalità con decoro. Firmo e invito a firmare.

  4. Prova a riscriverlo senza insulti e parolacce, magari mettendo anche un email valido, e vedrai che non lo elimino.

  5. Non credo assolutamente che il manifesto possa servire a qualcosa..ha qualcosa di morettiano; ha un po’ il sapore dell’aperitivo con i giovani colleghi ricercatori/scrittori/artisti/Mac User che progettano, discutono, pianificano, recuperano ma alla fine non cambiano una virgola del reale.

    La dignita non la abbiamo mai avuta.. dieci-quindici anni fa forse avremmo potuto guadagnarcela mettendoci di traverso quando hanno avviato questo processo di macellazione..e allora saremmo stati credibili..oggi sanno che siamo una generazione a cui mancano gli attributi; non abbiamo alcun peso…

    Siamo semplicemente incapaci di andare oltre la terrificante pentade: rispetto, merito, impegno, progetto e fiducia. Immagino i brividi di freddo che avanno i nostri padri.
    E sento gia la vibrante protesta di cicale del finale de “la domenica delle salme” di de andre.

  6. “Prova a riscriverlo senza insulti e parolacce, magari mettendo anche un email valido, e vedrai che non lo elimino.”

    Lo stesso insulto, parolaccia ed email del commento che hai pubblicato, ma chissà perché assieme alla parte critica il commento precedente non andava bene.

    L’incapacità di dirimere la forma dai contenuti e di dar peso solo a quest’ultima è il marchio di fabbrica della vostra generazione. Come il manifesto che hai scritto, capolavoro di forma e vuoto pneumatico di contenuti. Nessuno impegno o obbiettivo economico, politico o sociale. L’unica volontà manifesta è quella di richiamare l’attenzione e poi? Il nulla.

    Forse il tutto è per sbloccare achievement di “attivista” o “mobilitatore di masse” e allungare la lista da ordinare a piacere? 😛

    Spero tu non sia figlio di tal Guglielmo sindacalista, il manifesto oltre che vuoto assumerebbe risvolti grotteschi.

    Se la moderazione non è attiva salverò una copia del commento su freezepage.

  7. Visto che se riesci ad evitare un linguaggio da osteria i commenti non scompaiono? Ora, se riesci pure a dire come ti chiami, vedrai che si riesce ad intavolare anche una discussione civile.

    Quanto alla capacità di separare contenuti da forma: si tratta di distinguere turpiloquio da discussione e mi pare un segnale di civiltà, più che generazionale.

    Quanto al “richiamare l’attenzione”: si. Su un tema. E lo stiamo facendo. Poi? Poi ci saranno proposte, iniziative ed azioni concrete.

    Quanto all’essere figlio di qualcuno: no, non lo sono. Ma anche se fosse stato? Mai avuto divergenze d’opinione in famiglia? Mai apprezzato i pensiero unico. Ma, a proposito di nomi, con chi ho i piacere di parlare?

  8. Scommeattiamo che se la generazione perduta va in parlamento al posto loro il Paese si rialza alla grande…

  9. Trovo a dire il vero stupido impostare questi temi sempre e SOLO come questioni di lotta generazionale. Siamo sicuri che se ci fossero 30 e 40enni in abbondanza sui banchi del parlamento… saremmo tutti salvi? Io non credo proprio. Noi 30enni non abbiamo alcun esclusiva su moralità e giustizia. Chi arriva “ai piani alti” non ci arriva per bravura, ma perché è uno squalo, uno sciacallo, un avvoltoio, vedete voi che animale preferite.
    Non conta affatto l’età (che strana congiura sarebbe? E poi, i figli dei politici, non fanno carriera?), contano gli interessi, stop.
    Abbiamo lasciato, noi tutti cittadini onesti, che persone orribili prendessero il potere in ogni campo (non solo la politica)… e abbiamo lasciato che tanti cittadini onesti diventassero persone orribili (a volte, concediamolo, “solo per sopravvivere”).
    E’ stata colpa della mentalità del “lasci-stare-la-fattura”. Quanti si sono detti “macché, solo io devo essere il cretino che chiede la fattura al medico, al carrozziere, ecc.?”
    Così il medico ha evaso le tasse E si è fatto corrompere dal promoter delle ditte farmaceutiche. Chi stava un gradino più su, ha fatto lo stesso e anche di peggio, chi stava due gradini più su, ha fatto cose orribili, e così via… fino ad arrivare a un paese in cui si lotta contro i giudici e non bisogna parlare di mafia, un paese in cui “prendere i soldi dove ci sono” significa toglierli ai poveri, un paese in cui le uniche riforme si fanno su pensioni, tribunali e ospedali, mentre i gioiellieri di media dichiarano meno di un insegnante, i proprietari di discoteche di media dichiarano d’essere in perdita e i politici dichiarano di non poter calcolare il proprio stipendio. Il tutto mentre si osteggiano riforme, già morbidissime, contro l’evasione e la corruzione… e nessuno parla di lotta alla mafia (non sia mai! Vediamo invece se si può colpire Ingroia… magari porta calzini azzurri…).
    Ora paghiamo il conto, tutto qui. Il conto di 20 anni in cui ci siamo abbuffati con le briciole che cadevano in terra, giù dal piatto di chi gozzovigliava… e no, non intendo (solo) i politici. Questo è un paese dove c’è chi si frega le mani e ride dopo un brutto terremoto (uno ne beccano e cento no, teniamolo presente).
    Chiamarsi fuori perché si ha meno di 40 anni, non è …onorevole, quanto meno. Sono passati solo 20 anni da “mani pulite” (e dalla morte di Falcone e Borsellino), 20 anni di sputi sulla più grande opportunità di riscatto che il paese abbia avuto. Dove siamo stati in questi 20 anni se non a rifiutare fatture?

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