Gasparri, i signori Nessuno e gli eroi del giorno ai tempi di Twitter

Il “Lei non sa chi sono io” pare essere stato sostituito dal “Tu non sei nessuno”. È diventato quasi un fatto automatico: da quanto esistono i social network siamo sempre stati abituati a misurare l’autorevolezza e il prestigio nostro e degli altri sulla base del numero dei fan, dei follower, degli amici, dei click, dei like e del posizionamento su Google. Non diciamo di no: altrimenti non si spiegherebbe tutta la recentissima polemica sui finti follower, acquistabili praticamente ovunque per una manciata di dollari.

Così come i cinque postulati di Euclide sono diventati le fondamenta della geometria, così sui principi del posizionamento di Google abbiamo edificato il Web come lo conosciamo oggi. Non si tratta soltanto di una questione di algoritmi, perché il sistema delle citazioni è diventato il cardine della Rete anche in senso lato: se in tanti parlano di una cosa vuol dire che è importante, se in tanti retwittano un messaggio significa che è degno di nota, se una persona ha molti follower è indice della sua autorevolezza e affidabilità.

Per questo non ci si deve troppo stupire se un bel giorno, un uomo importante come l’ex ministro Maurizio Gasparri salti fuori con una frase tipo “Ma tu non sei nessuno” in risposta a un utente che lo aveva apostrofato in modo non troppo gentile.

Sull’episodio ne hanno scritto già in tanti, e il tutto si riassume in pochi tweet:

Poi, Daniele Termite fauna considerazione cruciale:

A questo punto si potrebbero dire un po’ di cose. La prima è che in molti penserebbero davvero che una persona con un numero relativamente basso di follower non rappresenti né una minaccia né una risorsa, ma la differenza tra chi ha capito che la netiquette è qualcosa di più complesso delle faccine e chi no è che i primi queste considerazioni tendono a tenersele per sé invece di sbandierarle ai quattro venti con molta poca strategia ed educazione.

Insomma, Daniele Termite sarà anche stato un illustre sconosciuto, ma è stato comunque in grado di far fare una figuraccia a un parlamentare. Merito della struttura di Twitter, come scrive Mariangela Vaglio:

È bastato infatti che i relativamente pochi followers dell’utente insultato da Gasparri a loro volta retwittassero il suo contenuto e la risposta piccata dell’onorevole è divenuta nota a migliaia di altri utenti. I quali, a loro volta, l’han fatta girare e si sono presi la briga di rispondere a Gasparri con sferzanti ed indignati tweet. Un effetto a catena che ha in pratica non solo moltiplicato la figura non felicissima di per sé fatta dall’onorevole, ma ne ha smentito sopratutto l’assunto iniziale. 48 followers, su Twitter, sono in grado di creare un effetto cascata spaventoso, se ben determinati ed agguerriti: con il tag giusto, e i giusti retweet da parte di utenti più seguiti, un utente x apparentemente poco noto può costruire in pochi minuti una rete di diffusione capillare del suo contenuto.

La seconda cosa che si potrebbe dire è che, alla fine, la faccenda è diventata ancora una volta una questione di numeri: subito dopo il botta e risposta con Gasparri, è scattata una specie di gara di solidarietà tra gli utenti di Twitter, che hanno iniziato a seguire l’account di Termite, facendolo passare da 48 a più di 1600 follower in capo a poche ore.

Di certo si trattava di un atto simbolico e “di protesta” contro l’arroganza e la superficialità di Gasparri, ma questo follow di massa sembra quasi avere il sapore di una legittimazione: ti seguiamo sulla fiducia anche se non sappiamo chi sei e cosa hai da dire, perché “quelli importanti” hanno in genere molti seguaci, anche se fino a un secondo ti sostenevamo dicendo che il numero dei follower non è poi così importante.

Se la storia fosse finita qui, si potrebbe dire che è una storia a lieto fine: Golia mette in difficoltà il gigante e diventa l’eroe del giorno. Peccato che, quando conquisti i tuoi quindici minuti di notorietà, c’è sempre qualcuno che si prende la briga di andare a vedere chi sei e cosa facevi prima di diventare famoso tutto d’un botto. Nel caso specifico, di Daniele Termite è saltata subito all’occhio la poco simpatica propensione all’insulto facile, abitudine sgradita su Twitter al pari di quelli che dicono che tu non sei nessuno.

Nei giorni precedenti all’“affaire Gasparri” Daniele Termite se l’è presa un po’ con tutti,  punzecchiando Matteo Renzi, invocando i lavori forzati per la Santanchè e augurando la morte a Sallusti ed Ezio Greggio (?). I tweet in questione sono stati raccolti in un post su Frasi Fatte, dove nei commenti ha avuto luogo un botta e risposta piuttosto interessante.

Il punto è questo: tu puoi anche essere “nessuno”, ma nel momento in cui ti trovi sotto i riflettori, agli occhi del mondo diventi importante esattamente quanto lo sono i “qualcuno” che attacchi. E improvvisamente devi sottostare alle regole che valgono per i “Vip”: in molti cercheranno i tuoi scheletri nell’armadio, altri ti giudicheranno, e ogni tua mossa verrà passata ai raggi X in attesa di vedere cosa succederà poi.

Daniele si difende dicendo “Io non sono nessuno e non c’è motivo che la gente mi segua”, ma l’argomentazione vacilla nel momento in cui si pensa al fatto che stare su Twitter è come parlare in una piazza: se non c’è motivo per cui la gente ci ascolti, allora perché si parla?

Lesson Learned: Essere popolari e seguiti non è un requisito di base per fare “il botto”, a condizione di avere qualcosa di interessante da dire. Essere relativamente poco in vista non ci mette al riparo da un epicfail. Soprattutto, mai sottovlutare le wild card dei social media.

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