BI: senza leggere le istruzioni

Si può fare. Quando a Natale provo a montare i giochi dei miei bimbi con esiti positivi e il tutto, udite udite, senza leggere le istruzioni provo di solito una sensazione abbastanza gratificante. A forza di tentativi sembrerebbe funzionare con tutto (tranne che per gli oggetti di arredamento Ikea, una veria bestia nera..): e per le soluzioni di BI?

Se mettessi in mano ad un impiegato un iPad con alcuni grafici e approfondimenti sui risultati della sua funzione, magari dandogli la possibilità di smanettare un poco, sarebbe in grado di trarre del valore da quei dati? E’ purtroppo altamente probabile che la risposta sarebbe negativa nella maggior parte dei casi e altrettanto probabilmente non sarebbe causa del device.

Le compagnie che si occupano di BI infatti, come abbiamo anticipato nello scorso articolo, stanno armando una guerra sui prodotti per l’utente finale presentando soluzioni con un periodo di apprendimento molto breve. Prodotti cioè che hanno bisogno di pochissime nozioni tecniche per poter iniziare a lavorare ed essere adeguatamente sfruttati. Questo perchè se la tecnologia è troppo complicata, o necessita di molto tempo o fatica per la lettura delle istruzioni, gli utenti non la utilizzeranno. O per dirla con Mooers, che lo aveva capito con un congruo anticipo (già nel 1959): “l’utilizzo di una informazione è direttamente proporzionale allo sforzo necessario per ottenerla“.

Tornando quindi al tema dell’articolo: forse lo sviluppo tecnologico, sempre supportato da un opportuno sforzo analitico a monte per preparare l’ambiente in cui controllare i dati, può sollevare dall’incombenza di fare formazione, nel momento in cui le nuove tecnologie verranno installate? Purtroppo non è così: il segreto di un modello di BI di successo non è (solo) nel prodotto, ma nelle persone e nell’organizzazione. Sono le persone che devono essere formate a saper estrarre un senso da un insieme di dati.

Il rischio presentando uno splendido cruscotto interattivo (magari sull’ iPad di prima che al solo sfioramento di un dito sposta il focus dai tempi di attraversamento ai giorni uomo utilizzati) ad un manager attento ai risultati è che possa rispondere: “So what?”. E’ una espressione abbastanza chiara, traducibile con un devastante “E quindi?” che lascia intendere come lo sforzo sia stato notevole ma che non serva praticamente a nulla, con relativa buona pace di chi ha preparato il cruscotto.

Più che la formazione sull’interfaccia ciò su cui si dovrebbe concentrare un’azienda è la formazione su come utilizzare i dati e su come ottenere persone motivate che possano sfruttare la tecnologia per ottenere vantaggi a livello di business.

Gli investimenti su questi temi, anche se ottengono una crescita piccola sulle singole capacità delle persone, generano un positivo effetto volano con ritorni anche molto interessanti: di decisioni in azienda ne vengono prese migliaia al giorno, e se la formazione riuscisse ad incidere anche poco su ogni singola decisione, l’effetto cumulativo sarebbe enorme.

Sembra quindi fattibile un mondo senza istruzioni tecniche anche per l’esperienza utente BI, a patto che non venga in alcun modo sottovalutata l’importanza della formazione sui dati di business utilizzati.

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