Piccolo galateo natalizio da social life

Il Natale, come tutte le feste comandate e non, ha una straordinaria proprietà: tira fuori il peggio dalle persone. Compassati/e manager che per tutto l’anno ringhiano come cane rabbiosi improvvisamente scoprono sul social il loro lato puccy e inondano le mail aziendali di bigliettini con gift di elfi ballerini che augurano “Happy Xmas!”. No, per piacere. Anche le social feste hanno il loro galateo. Ecco alcune regole ed alcune gaffe da evitare come la peste.

  1. Niente cambio di avatar. Lo so che lo spirito del Natale è possente in voi, ma cambiare la foto con una in cui indossate il cappellino da Babbo Natale non sempre è una buona idea, soprattutto se l’espressione che assumete e vorreste fosse maliziosa sembra invece quella di chi si è appena sbronzato con il ponch bollente alla festa dell’ufficio;
  2. La mail aziendale di auguri (con tutti i destinatari in chiaro). E’ un classico, scappa sempre, soprattutto perché viene inviata dallo stagista di fretta, quindici minuti prima che gli scada il contratto che gli han già detto non sarà rinnovato. Volete mandare una mail ai clienti? Almeno mandatene una ad ognuno, anche se standard. Altrimenti è come mandare a tutti un biglietto di auguri che si vede benissimo è stato fotocopiato; se non potete assumerlo, fate almeno un regalo di addio al povero stagista: esoneratelo da questa tristezza immane;
  3. Le mail fra colleghi in cui segnalate le gift animate o le app di facebook natalizie, e sono costituite di un testo che dice: “Uh, guarda questa, è meravigliosa!”. Alla terza segnalazione, il vostro vicino di scrivania sarà preso da istinti omicidi molto natalizi: assolutamente da evitare se non volete finire impalati sull’abete la mattina della vigilia;
  4. La foto di albero di Natale/gattino vestito da Santa Claus in cui taggate mezzo mondo, dai compagni delle elementari ed asilo in su. Metà dei taggati non capirà nemmeno chi siete, ma mi riempirà di maledizioni natalizie perché deve perdere quindici minuti a rimuovere centinaia di tag e si ritrova la casella di posta invasa di notifiche di sconosciuti che si lamentano di essere stati taggati nella stessa foto inutile;
  5. Le foto su tutti i social del vostro albero di Natale, cui fanno seguito quelle dei regali sotto l’albero, del momento della apertura dei regali, e poi tutto il pranzo di Natale portata per portata. E’ ammissibile solo se concludete il tutto con l’ecografia fatta al Pronto Soccorso dopo il ricovero per indigestione di panettoni;
  6. Le foto dei figli, nipotini, cuginetti a caso, in prossimità dell’albero o dei regali. Sì, sono carini, ma se continuate a fotografarli meritate una denuncia a Telefono Azzurro o, in alternativa, che i piccoli, una volta cresciuti, si vendichino pubblicando le foto di voi centenari in casa di riposo che sbavate mentre sorbite la minestrina. La vita è una ruota, state attenti;
  7. (per le signore) Postare in continuazione, almeno un mese prima di Natale, le foto dei lavoretti meravigliosi che avete fatto o hanno fatto i vostri pupi per abbellire la casa. Sono orribili, sia le vostre opere che quelle dei pupi, ma almeno loro hanno la scusa che sono piccoli e sono stati costretti a fare quegli orribili papocchi perché tormentati da insegnanti e madri come voi;
  8. Le foto “divertenti” dei vostri cani e gatti vestiti da Babbo Natale, Elfo, renna. Sono da denuncia immediata alla Protezione Animali. Al contrario del punto 6, cani e gatti non potranno vendicarsi postando foto vostre imbarazzanti, ma ricordatevi che mordono, eh.
  9. Le foto della tavola imbandita in maniera “creativa” o millantando di aver apparecchiato con il servizio ottocentesco profilato in oro della trisbisnonna. Tanto si vede che sono i piatti dell’Ikea da due euro, ciccia, non credere;
  10. Le foto del “trionfo di carni di cacciagione” affogato in salsa chef con tanto di ricetta postata su fb per dimostrare che siete cuochi provetti. Se proprio non potete evitare di postarla, almeno controllate che di lato non si veda la carta da forno con il logo della rosticceria dove l’avete comprato, pliiiiz.

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