Datagate: scandalo privacy anche in Australia, polizia raccoglie dati senza autorizzazione

La polizia federale australiana raccoglie da anni dati telefonici e di internet dai cittadini, senza dover richiedere un mandato, per circa 1.000 volte a settimana. Lo riporta oggi in prima il Sydney Morning Herald, mentre infuriano le polemiche su un vasto programma americano di spionaggio della rete e delle comunicazioni telefoniche. Rivelazioni emerse di recente in una commissione del Senato – riferisce il quotidiano – riguardano l’accesso a dati di Facebook e Google, del genere raccolto sotto il controverso programma Prism dell’Agenzia di sicurezza nazionale (Nsa) degli Usa.

E trascinano l’Australia nel dibattito globale sul controllo elettronico segreto, scoppiato da quando il rivelatore Usa Edward Snowden ha fatto trapelare dettagli sensibili del programma di spionaggio della Nsa. Secondo esperti e sostenitori della privacy, i dati australiani rientrano senza dubbio nella massa di informazioni raccolte e monitorate dal programma Prism, mentre gli enti australiani di polizia e di intelligence ricevono a loro volta dati dal programma Usa.

Il vice commissario della polizia federale, Michael Phelan, ha riferito alla commissione del Senato che nell’anno finanziario 2012/13 sono state presentate 43.362 richieste di metadati su telefonate e collegamenti internet di australiani. Nel 2010/11 le richieste sono state. Per questo genere di informazioni, che includono il numero di telefono chiamato, l’ora e la durata della telefonata, non è richiesto un mandato, ha sottolineato Phelan, il quale ha ammesso che sono state anche chieste informazioni dagli Usa sull’uso di internet e siti di media sociali da parte di australiani.

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