La fibra e le pentole

Abbiamo già ricordato come la liberalizzazione delle telecomunicazioni sia stata – come da manuale – accompagnata da una progressiva riduzione dei prezzi. L’originalità sta comunque nel fatto che negli ultimi dieci anni il settore abbia mantenuto un forte connotato deflazionistico, a prescindere dalle diverse fasi congiunturali e tale fenomeno appare addirittura in accentuazione in alcuni segmenti di mercato.
In particolare, in Italia si è assistito dall’inizio dell’anno ad un’accesa guerra di prezzo per le offerte “tutto incluso” nel mobile, tutti gli operatori coinvolti e senza esclusione di colpi.
Da un lato, tutto ciò è strettamente legato a decisioni regolamentari che hanno portato ad una significativa riduzione dei costi di terminazione e, conseguentemente, ha abilitato la riduzione dei prezzi finali. Dall’altro però, a fronte degli annunciati nuovi investimenti per le reti di nuova generazione, che per la prima volta si sviluppano contestualmente sia sul fisso che sul mobile, ci si chiede come sarà possibile conciliare investimenti, innovazione e un’accesa concorrenza, ovvero prezzi bassi.
Guardando al caso di scuola d’oltralpe rappresentato dall’operatore Free, tutto sembrerebbe però possibile, ma con qualche avvertenza. In effetti, è sempre molto istruttivo visitare il sito di Free, navigando il quale ci si sente trasportati su un pullman in direzione di una vendita promozionale dalla quale non puoi che uscire con un set completo di pentole inox.
Mono prezzo. La prima cosa che continua a colpire è il prezzo, che non troverete se non nelle note contrattuali, tanto tutti sanno che è 29,99 euro/mese IVA inclusa, a prescindere dalla soluzione tecnologica sottostante. Questo significa che anche le nuove offerte fibra (fino a 100 Mbit/s) vengono offerte allo stesso prezzo, anche se disponibili solamente in alcune aree. In realtà, non è più del tutto vero. La soluzione TV richiede oggi 1,99 al mese di supplemento e la nuova offerta con la Freebox Révolution e i nuovi accessi occorre aggiungere 5,99 euro/mese. Crolla quindi un mito del prezzo fisso (siamo arrivati a circa 38 euro/mese) per sempre, ma in cambio di un’offerta realmente completa.
Tutto incluso. Il tutto incluso, comprende dalla televisione (200 canali, di cui 15 HD ) a Internet (da 20 a 100 Mbit/s), passando dalla classica telefonia illimitata, incluso un bel po’ di internazionale (108 paesi…). Ora hanno incluso anche le chiamate verso mobile in Francia… La Freebox Révolution è poi ormai diventato un mostro, con lettore Blu-Ray, 250GB di memoria, console videogiochi inclusi… (il WiFi è naturalmente incluso).
Investire. Ci si potrebbe, o dovrebbe, aspettare un’offerta statica e pochi investimenti. In realtà, gli investimenti, sebbene selettivi, proseguono, ma nelle aree a maggiore densità abitativa dove si realizza la nuova rete FTTH e quella VDSL2. Con il passaggio ad una rete propria (a differenza delle precedenti soluzioni basate sull’unbundling della rete di France Télécom) gli importanti costi variabili vengono trasformati in immobilizzazioni materiali e si rafforza la fidelizzazione della clientela. Occorre comunque ricordare come questi investimenti prevedano una significativa condivisione degli investimenti tra operatori, grazie all’opera di mediazione dell’Autorità di settore francese e, probabilmente, del crescente buonsenso degli operatori. Parallelamente, si investe nei nuovi set-top-box, frutto della ricerca interna. Per gli altri contenuti, non strettamente di telecomunicazioni, la scelta rimane chiara e si lascia fare al mercato…
Lean company. Come è possibile tutto questo? Attraverso un’azienda “no frills”, molto snella (talvolta a scapito dell’assistenza clienti, che oggi pare però migliorata) e focalizzata su poche attività essenziali. Il tutto in un contesto regolamentare e istituzionale (i progetti territoriali che hanno favorito l’estensione dell’unbundling) che ha consentito lo sviluppo dell’azienda.
Un modello esportabile? La domanda ricorre periodicamente, ma la risposta rimane la stessa. Da un lato, l’attuale situazione competitiva del settore delle telecomunicazioni non presenta gli spazi necessari per la crescita di un nuovo attore, per quanto efficiente. Dall’altro, gli operatori esistenti non riescono a cambiare pelle così rapidamente, rinunciando alla ricchezza di offerta e servizi che li contraddistingue e sulla base della quale hanno costruito il proprio posizionamento.
Tuttavia, se si guarda tra le righe dei più recenti annunci fatti in Italia, anche da noi si sta aprendo una nuova fase con operatori più snelli e focalizzati. Dovremo però sempre chiederci quale equilibrio vogliamo raggiungere tra capillarità e ricchezza dei servizi da un lato e livello dei prezzi dall’altro.
Domani e in futuro.

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1 COMMENT

  1. Se non separiamo la gestione della rete in Italia e abbassiamo i prezzi di connessione equiparandoli a quelli europei mai nessun operatore potrà mai fare questo. Basti pensare che 19 Euro è il canone che un operatore deve pagare a Telecom in caso di bitstream. Quindi il resto sono tutte perdite dall’attivazione al modem.

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