Non parliamo più del Ministro per l’Agenda Digitale

Come capita da qualche anno a questa parte, immancabilmente anche in questi giorni che precedono la formazione del primo Governo Renzi impazza il cosiddetto “totoministri”.
E, immancabilmente, sono iniziate le discussioni in Rete sull’opportunità di nominare un Ministro (o un Sottosegretario) con delega all’Agenda Digitale (avviate qualche settimana fa proprio su queste pagine da Stefano Epifani).
Leggere queste discussioni dà la misura di quanto siamo un Paese fermo, bloccato da anni a parlare di quanto l’innovazione e il digitale possano essere importanti, ma poi, in realtà, continuiamo ad accumulare fallimenti e occasioni perdute.
Ma davvero c’è ancora qualcuno che non sia consapevole dell’arretratezza del nostro sistema Paese e della necessità che le scelte e le strategie sull’innovazione siano curate da un Ministro con specifiche competenze?

Ormai sappiamo che, nel migliore dei mondi possibili, non ci sarebbe bisogno di un Ministro dedicato all’agenda digitale perché i temi dell’innovazione devono essere trasversali ad ogni azione di governo. Però, visto che non viviamo nel migliore del Paesi possibili ma in uno dove – ad esempio – ci sono voluti ben 16 mesi per approvare lo Statuto dell’Agenzia per l’Italia Digitale, la figura di un Ministro al ramo è necessaria per invertire la tendenza e rimediare ai ritardi accumulati.

parlamento-italiano

Ormai sappiamo che è necessario un Ministro che abbia una visione unitaria delle tematiche dell’innovazione (dalla digitalizzazione della PA alle startup, dalle competenze digitali all’open government). In questi anni l’esperienza delle cabine di regia e della segmentazione delle competenze è stata devastante: c’è bisogno che la guida (e quindi la responsabilità) sia unica e che consenta di procedere velocemente. Se è lenta, non è vera innovazione.

Ormai sappiamo che il Ministro deve essere messo in condizione di avere le risorse per investire in un ambizioso programma di innovazione: le riforme “a costo zero” non esistono.

Ormai sappiamo che – per evitare i soliti annunci – è necessario che il Ministro presenti una roadmap chiara (magari pubblicata sul web) che consenta di monitorare le azioni e permettere un aggiornamento delle misure: non basta adottare norme e stanziare fondi, è necessario presidiare gli obiettivi fino alla loro totale attuazione.

Ormai sappiamo che serve la valorizzazione di chi da anni lavora egregiamente all’interno della PA e delle tante competenze esterne. I tavoli di lavoro sono importanti, specialmente se composti da persone molto competenti (come accaduto recentemente), ma nessuno ha il monopolio delle buone idee. E quindi è necessario che il Ministero sia aperto all’esterno (evitando scelte di comodo nella scelta degli interlocutori). Allo stesso modo, bisogna evitare il disfattismo di chi critica “il manovratore” prima di aver visto le proposte e di averlo fatto lavorare. Abbiamo bisogno di una sana dialettica e di confronto, non delle critiche preconcette o “divisioni in tribù”.

Ormai sappiamo che le Regioni e gli Enti Locali hanno un ruolo decisivo. In un Paese, di fatto, federale come il nostro, nessuno può pensare di marginalizzare il ruolo delle autonomie. Allo stesso modo, non può tacersi di come – spesso – gli enti locali non abbiano saputo governare i processi di innovazione.

Ormai sappiamo che – anche in Italia – esistono tante buone prassi da seguire, ma che purtroppo, finora, non siamo stati capaci di mettere a sistema.

Ormai sappiamo che ci sono persone adeguate al ruolo, che nel corso di questi anni hanno lavorato in modo serio e proficuo, dimostrando che “si può fare”.

E allora, visto che ormai sappiamo tutto, sarebbe importante che questa volta – nel Governo – il Ministro (o il Sottosegretario) al digitale ci fosse davvero.
Perché non è più il momento di parlare, ma di concentrarci – tutti – sulle tante cose da fare.
Perché se al prossimo totoministri ripartiranno ancora queste discussioni, probabilmente sarà troppo tardi.

 

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Avvocato, specializzato con lode in Diritto Amministrativo e Scienza dell’Amministrazione. Si occupa, per professione e per passione, di diritto delle nuove tecnologie e di diritto amministrativo. Docente presso l’Università degli Studi della Basilicata, è relatore in convegni, incontri e seminari sulle materie di attività e tiene lezioni in Master Universitari, corsi di formazione e specializzazione. Autore di numerose pubblicazioni (cartacee e digitali) sui temi del Diritto Amministrativo e dell’Information Technology Law, è Vice Direttore del Quotidiano di informazione giuridica “LeggiOggi.it” e componente del Comitato Scientifico della Rivista “E-Gov” di Maggioli. È referente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Potenza presso la Fondazione Italiana per l’Innovazione Forense (FIIF) e componente del Gruppo di Lavoro per i giovani avvocati del Consiglio Nazionale Forense. È socio fondatore e segretario generale dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione e Presidente dell'Associazione Italiana per l'Open Government; oltre al proprio blog (“Diritto 2.0”), è tra i curatori di "TheNextGov", uno spazio sul sito de "L'espresso" in cui parla di nuove tecnologie e innovazione in ambito pubblico.

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