La consultazione pubblica. Ma segreta

Andate su Google (o qualsiasi altro motore di ricerca) e digitate “consultazione pubblica spending review”. Vi imbatterete in circa 135mila risultati. C’è di tutto. Materiali della consultazione del governo Monti sulla revisione della spesa, qualche intervista a qualche personaggio pubblico che cita le parole chiave, e naturalmente tante notizie di stampa. Quello che sicuramente non troverete è la notizia che in questi giorni si sta svolgendo una consultazione pubblica dedicata proprio alla spending. L’hanno organizzata – e la stanno gestendo – quelli del team del Commissario Carlo Cottarelli.

Revisione della spesaNon ne sapevate nulla? Tranquilli. Siete in ottima compagnia. Per trovare il sito infatti dovete essere meticolosi e digitare l’indirizzo web corretto. Questo: http://revisionedellaspesa.gov.it/index.html. Si aprirà così un sito che definire brutto è fargli un complimento. Poche informazioni e disorganizzate. Alcuni link a norme in vigore, qualche informazioni di massima sul team dedicato alla revisione della spesa (era così nel governo di Enrico Letta, vedremo cosa accadrà con quello di Matteo Renzi). La cosa più interessante è però il box a destra, dove si parla di “revisione collaborativa”.

Cliccateci sopra e, sorpresa, vi troverete all’interno di una consultazione pubblica a tutti gli effetti. Una pagina sola, grigio topo, sulla quale digitare i vostri dati anagrafici e la vostra provenienza (da un menu che contempla 5 ipotesi: “amministrazione”, “accademia”, “associazione”, “centro di ricerca” e “cittadino”). Più in basso la parte interessante. Un mini-box in cui scrivere l’oggetto in libertà (non più di 255 però) e un altro per scrivere il vostro pensiero (1000 caratteri al massimo stavolta). Più altri due menu a tendina distinti per categoria e sotto-categoria che, presumibilmente, dovrebbero consentire di inquadrare il vostro contributo. Chiude la pagina uno spazio che consente di allegare un documento.

Le curiosità non mancano. La prima generale, sul metodo. Possiamo immaginare che la consultazione fosse pronta ma non fosse stata ancora lanciata. Eppure la pagina web è attiva da qualche settimana, e nulla indica che si tratti di un work in progress (unico sospetto: la parola “beta” vicino il nome del sito). Delle due l’una: o hanno dimenticato di pubblicizzarla, oppure hanno inventato un nuovo ossimoro democratico. Quello della consultazione pubblica, ma segreta (o, almeno, ben nascosta).

silenzioSeconda osservazione: la scelta di lasciare spazio alla fantasia di chi scrive (anche se entro il limite di 1000 battute) è molto rischiosa. Diciamo pure ingenua. Ma come, proprio nell’epoca dei troll e delle offese selvagge sul web tu apri uno spazio libero per qualsiasi persona che voglia scrivere qualsiasi cosa? Senza considerare che, anche qualora arrivassero solamente indicazioni puntuali e tecniche, il compito di leggerle e catalogarle (passaggio essenziale di qualsiasi consultazione) sarebbe massacrante. Il menu a tendina con le categorie, da solo, non può bastare. Non invidiamo i poveri funzionari che dovranno leggerle e tradurle in formato intelligibile per il lavoro dei tecnici.

Ultima cosa: l’allegato. Anche qui sorgono seri dubbi sul pieno possesso delle facoltà mentali di chi ha predisposto il form. Un allegato in una consultazione è, nuovamente, un invito al vuoto cosmico. Soprattutto se l’unico limite è il peso del file. Ma, soprattutto, che senso ha porre un limite al contributo scritto se poi posso inviarti un file di 300 pagine scritte fitte fitte?

L’unica spiegazione plausibile è che al Ministero non avevano il coraggio (o le risorse economiche e umane) per lanciarsi in una consultazione in piena regola. Però avrebbero gradito aderire alla moda del momento, anche in funzione di un futuro riscontro mediatico. E così hanno scelto una via di mezzo. Consultiamoli gli italiani, in silenzio però, senza dire nulla.

 

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