Consultazione! Consultazione!

Nel dibattito tra gufi e rosiconi, da una parte, e sostenitori dell’agenda Renzi, dall’altra, oramai si rimpallano le stesse accuse. I primi accusano l’Esecutivo di essere un castello di carte. Un’operazione di comunicazione riuscita (a metà) che non ha mai convinto. La definizione più pungente dell’operato del governo in carica l’ha data recentemente il quotidiano La Stampa, che ha scritto di “insostenibile leggerezza del Premier”. Dall’altra parte ci sono coloro che, non senza ragione, insistono sul buon operato del Primo Ministro, indicano i risultati concreti ottenuti (tra cui la riforma del Senato) e se la prendono con l’ostruzionismo dei poteri forti, o nascosti, di cui l’Italia è piena.

Senza avere la pretesa di commentare tutto l’operato del governo, ci limitiamo qui a una riflessione circostanziata a un tema preciso: la partecipazione dei cittadini. A giudicare da come il governo ha approcciato il tema, purtroppo, la vittoria dei primi sui secondi è schiacciante e incontrovertibile. Delle tante iniziative promosse in tal senso da Renzi non ce n’è una, una sola, che si possa dire ben fatta. Ricapitoliamo brevemente:

  • praticamente da subito il governo ha inteso usare le consultazioni pubbliche per assecondare il proprio fine politico. Ad esempio, per prendere tempo su provvedimenti particolarmente complessi, come nel caso della riforma della pubblica amministrazione. In questo, va detto, ha seguito l’“ottimo” insegnamento dal governo precedente, guidato da Enrico Letta, esperto nell’uso distorsivo degli strumenti di democrazia partecipativa (un caso su tutti: la mega consultazione sulle riforme istituzionali).
  • Non è stata mai aperta una riflessione seria sullo strumento migliore per consultare. Si è tornati alla posta elettronica, roba che nemmeno l’ultima delle amministrazioni locali usa più. Pretendere di organizzare una consultazione attraverso un indirizzo di posta elettronica (possibilmente con titoli altisonanti, tipo “rivoluzione”) tocca livelli talmente bassi da impedire qualsiasi commento ragionevole.
  • Per forza di cose, è venuta a mancare completamente anche la fase due di qualsiasi consultazione che si rispetti: quella della comunicazione dei risultati. A volte non sono stati comunicati affatto, altre volte sono stati lanciati numeri in libertà, nella certezza che nessuno avrebbe potuto controllare. Altre volte ancora si è dato solo qualche spunto da conferenza stampa. L’ultimo caso è quello della mini-consultazione ai Sindaci sul tema cantieri. Il Premier in conferenza ha sparato due o tre riferimenti su presunte richieste di Sindaci.

Siamo lontani, lontanissimi, dalla strutturazione di un sistema di partecipazione serio. Non ci sono le basi per discutere su cosa migliorare. I (pochi) progressi fatti con i governi precedenti sono stati azzerati. E, francamente, anche l’idea della consultazione-comunicazione lascia a desiderare. Dopo che hai annunciato due, tre, quattro volte che ascolterai i cittadini, mancando poi di organizzare la consultazione in modo sensato, quanto a lungo pensi di durare? Ed è un peccato si debba assistere a una miopia simile, conoscendo la capacità e il merito di chi si occupa di comunicazione in questo governo.

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