Agenda Digitale: intervista a Paolo Coppola

In occasione del Convegno organizzato dalla Luiss “Verso un mercato unico europeo dei sistemi digitali: effetti sulla competitiv​ità e ruolo della Presidenza Italiana dell’Union​e Europea” abbiamo avuto modo di affrontare il tema annoso dell’Agenda Digitale con l’ On.le Paolo Coppola che nel suo account Twitter si definisce: “Associate Professor in Computer Science and Member of Parliament. Minister counselor for italian digital Agenda”. Ed è proprio in questo suo doppio ruolo, di tecnico e politico, che abbiamo invitato l’On.le a farci il punto della situazione.

Sul tema del rapporto Statoo-Regioni, quando Francesco Caio accettò il ruolo di Mr. Agenda Digitale, datogli dall’allora Presidente del Consiglio E. Letta, ebbe la necessità di scomodare il Titolo V art.17 della Costituzione per verificare se lo stato potesse avere esclusiva potestà nell’agire. Infatti scovò che il capoverso r) dà questa potestà allo stato nei seguenti casi: <<Pesi, misure e determinazioni del tempo, coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale; opere dell’ingegno>>. Lo Stato avrebbe quindi la necessaria autorevolezza per imporre alle Regioni una guida e degli standard, con tempi ed execution rigorosi? L’Onorevole concorda sul termine utilizzato “autorevolezza” mentre non avrebbe accettato il concetto di “autorità”, vista l’autonomia delle Regioni: “l’autorevolezza però bisogna costruirsela sul campo, in questo momento evidentemente no, lo Stato non ce l’ha avuta, perché altrimenti ci sarebbe stato molto più coordinamento. L’esempio classico di mancanza di coordinamento è il Fascicolo Sanitario Elettronico, lo dice il fatto che spesso ci sia incompatibilità tra i vari FSE di diverse Regioni, questo dimostra che in realtà non c’è stata questa autorevolezza. L’idea invece è quella di andare in questa direzione, di aumentare questa autorevolezza che però va sicuramente guadagnata sul campo.”

1) Più volte in passato lei si è espresso in modo critico sull’attuale struttura dell’agenda digitale europea, in termini di priorità e scelte che in essa sono contenute. Sarebbe necessario, secondo lei, cambiare nel modello politico dell’agenda digitale in Europa?

L’attuale impronta dell’Agenda Digitale è forse troppo legata a unico macro obiettivo che è quello del rafforzamento del mercato unico digitale, quindi in ottica di mercato, inteso come strumento per poi generare sviluppo e quindi benessere. Dal mio punto di vista l’Agenda Digitale Europea dovrebbe vedere anche, e forse di più o forse soprattutto, la persona. Quindi ci sono altri aspetti specifici che bisognerebbe considerare e sono:

  • il lavoro, perché c’è un enorme sfida che bisogna vincere che è quella del riqualificazione del lavoro, perché il digitale tende a far scomparire la necessità di lavoratori a basse conoscenze, quindi c’è la sfida a livello europeo e mondiale di come far sì che la forza lavoro la si sposti verso una maggiore competenza.
  • La scuola, quindi come rivedere il sistema di educazione e di formazione nell’ottica di una società che è stata profondamente cambiata dai sistemi di produzione ed economici completamente nuovi, quali competenze sviluppare come svilupparli… L’agenda digitale europea, sulla scuola, misura cose del tipo quanti computer stanno nelle scuole, che sono sì un indicatore, ma che probabilmente non sono quello più importante.
  • Sulla sanità, vista la dinamica demografica che c’è in Europa con una popolazione che ha un età sempre più elevata, c’è tutta la sfida di come possono essere utilizzate le nuove tecnologie per una gestione della sanità a 360 gradi in modo più efficiente ed efficace. Questo vuol dire un uso del digitale nell’utilizzo delle informazioni sia in fase di ospedalizzazione, ma anche, se non soprattutto, nella cura e nella prevenzione. Se si pensa al boom della sensoristica, se pensa al solo annuncio dell’Apple Watch e alla quantità di informazioni che potrebbero essere utilizzate. Questo è un settore che ha un impatto enorme sulla popolazione, bisogna ricordare come l’agenda digitale europea ha uno dei pilastri nello sviluppo eco sostenibile.

2) Siamo nel pieno del semestre Europeo a guida Italiana aperto dall’evento Digital Venice che avrebbe dovuto portare in Europa la vision Italiana attraverso un serie di punti sintetizzati nella cosiddetta “Venice Declaration”. Cosa resta, secondo lei, di Digital Venice e della Venice Declaration?

Non seguo in prima persona gli sviluppi. E’ anche vero che probabilmente durante l’estate non è che ci sia stata tutta questa attività in Europa perché la nuova commissione non era definita, ora che è definita e che si sono i due rappresentanti incaricati dei temi dell’ICT è il momento di portare avanti la Digital Declaration.

3) Su mandato del Ministro Madia, e, credo, a sua volta su richiesta del Presidente del Consiglio Renzi, ha convocato una riunione il 5 Agosto con quasi tutti i componenti della PA (Ministeri, Agenzie, ecc.). A tutti ha chiesto di portare nell’ incontro del 15 settembre, “progetti di razionalizzazione processi, ma soprattutto, portate proposte di spending review”. Ma quindi dell’Agenda Digitale rimane solo l’aspetto legato alla Spending Review e nient’altro?

Ho chiesto due cose: una è come razionalizzare la spesa ICT, per i margini di spending a breve, ma la cosa che mi sta più a cuore è: come, secondo voi che siete esperti di dominio, potete utilizzare l’ICT per trovare risparmi in altri settori affinché l’ICT sia strumento per realizzare la spending? Spesso succede che i tecnici che lavorano in uno specifico settore vedono potenzialità di digitalizzazione ma non hanno gli strumenti per far sì che quelle possibilità poi si realizzino. Quello che ho chiesto, sostanzialmente, è di iniziare a fare squadra. Guardate che da questa parte c’è chi ha la visione politica, ma anche la forza e la volontà di dire la digitalizzazione non è un orpello. Noi siamo consapevoli dell’importanza e finalmente avete un interlocutore politico che può aiutarvi. Dateci quindi tutte le informazioni che avete, che siano intoppi normativi che non aiutano nella digitalizzazione corretta delle procedure o, per esempio, banche date che basterebbe aprire per creare risparmi e da questo poi noi cominceremo a lavorare per rendere più efficace la PA.

4) Nelle scelte che fate o nelle direzioni che fornite, politici e tecnici, pensate di star facendo i passi giusti affinché l’uso della tecnologia possa veramente incidere nella vita di ogni giorno dei cittadini?

 Si, l’idea è quella di ribaltare ed iniziare a pensare al cittadino portandolo al centro della PA. Noi faremo una focalizzazione molto spinta della PA in ottica del cittadino al centro, è la pubblica amministrazione che si deve domandare di cosa ha bisogno il cittadino, con una cultura della qualità del servizio.

Un’ultima “provocazione” sul tema del portale passodopopasso.italia.it che non conterrebbe una focalizazzione precisa sul tema dell’Agenda digitale. L’onorevole Coppola non concorda “la presenza dell’agenda digitale è pervasiva in quanto strumento di realizzazione di tutti gli altri aspetti.”

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