Horizon PMI: 20 imprese italiane tra gli assegnatari della fase 1

La prima fase di valutazione delle proposte fase 1 dello strumento per le Piccole e Medie imprese di Horizon 2020 si è conclusa con la pubblicazione dei risultati.  2.662 proposte sono state presentate alla scadenza del 18 giugno.  317 sono risultate eleggibili sulla base dei criteri minimi verificati da un gruppo di valutatori indipendenti. Il 49% di queste, ossia 155 riceveranno il finanziamento per lo studio di fattibilità.

E’ utile fare un passo indietro. Una delle differenze importanti tra l’ultimo programma quadro (il VII) e Horizon 2020 sta proprio nell’istituzione della c.d. “fase 1”. Si tratta di un passaggio non obbligatorio (chi ritiene di avere le spalle sufficientemente larghe può infatti bypassare e accedere direttamente alla fase 2) che permette di ottenere un finanziamento di 50.000 EUR finalizzato a generare uno studio di fattibilità che permetta dunque di procedere con maggiore sicurezza allo sviluppo di una strategia innovativa.

Le imprese che riceveranno i fondi per lo studio di fattibilità si trovano in buona posizione per accedere alla fase due, una volta conclusa l’analisi e il business plan. La seconda fase, infatti, prevede l’erogazione di finanziamenti molto più sostanziosi che oscillano tra i 500 mila e 2.5 mln di Euro finalizzati a finanziare attività innovative nell’ambito del terzo pilastro di Horizon ovvero ‘industrial leadership’ che fornisce sostegno alla ricerca e sviluppo in settori quali l’ICT, le nanotecnologie, materiali avanzati, biotecnologie, fabbricazione e trasformazione avanzate ed infine la tecnologia spaziale.

Come già detto 155 proposte provenienti da 21 paesi (inclusi Israele e Turchia) sono arrivate a finanziamento la cui erogazione avverrà nelle prossime settimane. Come rilevato nell’articolo precedente  Spagna e Italia, e nel complesso i paesi mediterranei, sono quelli che più si stanno rivolgendo all’Europa per vedere finanziata la ricerca. A causa, questo, della contrazione dei fondi pubblici: 420 le proposte spagnole e 436 quelle italiane con una percentuale di successo maggiore per gli spagnoli che vedono finanziati il 9.3% delle proposte (39) contro il 4.6% (20) dell’Italia, nell’ordine rispettivamente prima e terza per numero di proposte finanziate. Al secondo posto si piazzano gli inglesi con 26 proposte finanziate su 232 presentate.

Senza dubbio un buon risultato per l’Italia anche se il difetto nell’individuazione di una proposta in linea con i requisiti, e dunque un difetto nella progettazione della stessa, ha fatto sprecare tempo a oltre 400 imprese. Non si può non osservare difatti che l’Italia è sì tra i primi tre paesi con il maggior numero di proposte finanziate ma è anche in testa per numero di proposte inviate (e non finanziate). Questo dato denota entusiasmo certo, ma anche una disperata necessità di fondi, un’alta impreparazione nell’individuazione di priorità coerenti e profonde lacune nella progettazione e nel disegno di progetto. Senza parlare della mancanza di consapevolezza rispetto alle possibilità di finanziamento provenienti dall’Europa. Sembra infatti incredibile osservare che una sola proposta italiana è stata finanziata sotto la voce “food production”.

L’analisi del grafico delle proposte genera alcune interessanti riflessioni. I progetti italiani, ad esempio, si concentrano principalmente nel settore “green transport” che è tra i più finanziati. Quelli spagnoli sono meglio distribuiti su più categorie. Senza dubbio il contesto è troppo limitato per una riflessione di questo tipo, ma la tabella mostra gli orientamenti delle politiche industriali legate all’innovazione tecnologica per paese degli ultimi anni.

Horizon 2020

A tal proposito, altro dato che varrebbe la pena di osservare attentamente è che, escluse due proposte finanziate a Roma, rispettivamente nei settori “low carbon energy system” e “ greener and more integrated transport”  il resto dei finanziamenti vanno a imprese del nord, principalmente in Lombardia. Sempre mantenendo il parallelismo con la Spagna si può osservare una migliore distribuzione geografica dei finanziamenti: se è certamente vero che le regioni del centro e del nord della penisola iberica hanno ricevuto il maggior numero di fondi quelle del sud, come è il caso dell’Andalusia, non sono rimaste fuori. Lo stesso non si può dire delle nostre regioni del sud che versano in uno stato completamente differente, incapaci di generare proposte plausibili in un contesto di questo tipo.

Entro il 2020 l’Unione Europea si è posta l’ambizioso obiettivo di ridurre del 20% le emissioni e  aumentare della stessa percentuale efficienza energetica ed energie rinnovabili. Il 20% del budget europeo per  il periodo 2014- 2020 è destinato a questo.

La percentuale di persone che lavorano nel c.d. “green sector”, riferisce la direzione generale per il cambio climatico della UE,  è aumentata del 45% dal 2007, inizio della crisi, ad oggi arrivando a contare circa 4.2 milioni di occupati.  Horizon, insieme ad altri strumenti, fornisce un utile trampolino di lancio per accedervi. Il 17 dicembre è la prossima scadenza per accedere alla fase 1, mentre il 9 ottobre e il 17 dicembre per la fase due.

Nonostante le difficoltà strutturali e di sistema le imprese italiane sembra stiano imboccando la strada giusta. Bisogna solo aggiustare un po’ il tiro.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here