Equity Crowdfunding, una nuova frontiera per lo sviluppo

L’implosione dell’accesso ordinario al credito tramite sistema bancario e la contemporanea esplosione della net-economy hanno portato alla crescita esponenziale delle attività (imprenditoriali e non, ricordiamo tutti la campagna elettorale del Presidente Obama) finanziate tramite crowdfunding.

Sono ben noti i portali di crowdfunding come kickstarter e indiegogo che si basano su un modello di crowdfunding donation based (si sostiene la causa senza avere nulla in cambio) o reward based (si ottiene una ricompensa non in danaro, ad esempio la citazione nei crediti per un film prodotto tramite crowdfunding).

crowdL’Italia, per una volta, è stata prima nel regolamentare in Europa l’equity-based crowdfunding. Con il Decreto Crescita-bis (D.L. 179/2012) è stato previsto che le start-up innovative (società di capitali soggette a particolari requisiti che verranno analizzati in una vision di prossima pubblicazione) possano offrire i propri strumenti finanziari (anche) tramite portali on-line dedicati all’equity crowdfunding, delegando la Consob ad emanare un regolamento che avrebbe dovuto disciplinare il fenomeno.
La Consob, dopo una fase di consultazione pubblica, ha adottato il regolamento 18592/2013 con il quale sono state disciplinate tutte le operazioni necessarie per poter accedere all’equity crowdfunding. Vediamo in dettaglio come funziona.

Le start-up innovative (anche a vocazione sociale) che intendano accedere all’equity crowdfunding lo possono fare solo tramite i portali online,  che sono soggetti a vigilanza da parte della Consob. Tali portali devono contenere le informazioni sulle singole offerte, anche in formati multimediali (video, presentazioni), in particolare il business plan e le altre informazioni essenziali per consentire al potenziale investitore di scegliere in modo consapevole (per gli investitori non istituzionali è previsto proprio un “percorso di investimento consapevole” per consentire al potenziale investitore che non appartiene alla categoria dei cosiddetti investitori “istituzionali” di trovarsi a sottoscrivere gli strumenti finanziari senza aver compreso il rischio potenziale che si cela dietro questo tipo di investimento).
I portali possono essere gestiti o da banche e imprese di investimento o da altri soggetti iscritti previa autorizzazione in un apposito registro tenuto presso la Consob.
Se l’investimento è di modesta entità (500 euro per singolo ordine o 1.000 euro per ordini annuali per le persone fisiche in particolare) non si è soggetti alla Direttiva MIFID (che prevede particolari obblighi informativi), proprio per seguire la filosofia del crowdfunding della parcellizazione degli investimenti.

Agli investitori retail spetta inoltre il diritto di recesso (quindi la possibilità di riavere i propri soldi senza versare penali) entro 7 giorni dall’adesione o entro 7 giorni da quando si è venuti a conoscenza di fatti nuovi rispetto a quelli già indicati sul sito.

Crowdfund2_fullLe potenzialità per la crescita delle start-up tramite crowdfunding è immensa. Il Crowdfunding Industry Report del 2013 (sui dati 2012) ha visto una crescita della raccolta da 1.5 miliardi di dollari del 2011 a 2.7 miliardi del 2012, con una previsione per il 2013 di ben 5.1 miliardi (i dati non sono ancora stati divulgati per il 2013) e con una raccolta, per quanto riguarda l’Europa, di 945 milioni di dollari per il solo 2012. Sia su queste pagine che su quelle de larancia.org, portale del Consiglio Nazionale del Notariato dedicato alle start-up, sarà possibile avere aggiornamenti in merito ad iniziative dedicate al crowdfunding e in particolare all’equity crowdfunding.

E’indubbio che lo strumento è affascinante sia perché in un’epoca in cui si parla spesso di democrazia diretta, ci consente di scegliere i progetti che riteniamo meritino di vedere la luce, sia perché, considerata la possibilità di investimento anche di piccolo taglio.
La facilità con cui si può investire tramite equity crowdfunding non deve far dimenticare che si tratta di investimento di capitale di rischio e che, considerato l’alto rischio di fallimento di una startup (8 su 10 secondo Bloomberg), non è detto che tutti individuino una delle due di successo.

E’ però chiaro a tutti che in un momento in cui il bene rifugio per eccellenza (il mattone) viene da un lato svalutato dal momento di crisi, dall’altro tartassato da imposte su imposte (da nomi sempre più fantasiosi e onerosi), non si può non guardare con interesse ad un settore dell’economia che comunque continua a crescere.

 

 

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