Liberi di costruire, liberi di distribuire

Quando si realizza un’applicazione è sempre necessario pensare sia alla parte grafica, detta frontend e con la quale gli utenti interagiranno, sia al cuore che eseguirà le varie operazioni di calcolo, il così detto backend.

Baasbox, realizzato da una startup italiana, è un backend  chiavi in mano che si può utilizzare per realizzare una propria app e che fornisce inoltre delle SDK, ovvero un insieme di strumenti e documentazione necessaria allo sviluppo di software per i vari sistemi operativi mobile.

L’idea

MercoledìFotoBaasboxIl software nasce dall’incontro di due programmatori, Federico Pacilli e Claudio Tesoriero, che hanno deciso di sviluppare un proprio backend per le applicazioni alle quali stavano lavorando sia per clienti terzi che per app personali. “Il progetto nasce da un’esigenza interna – spiega Federico – perché quando sviluppavamo un’app mobile molto spesso dovevamo ripartire da zero per la parte server. Così Claudio decise di realizzare un framework tutto nostro e ad uso interno, che ci avrebbe aiutato a velocizzare le attività di sviluppo.”

Il “framework” citato da Federico non è che un insieme di oggetti e strumenti che viene utilizzato per la progettazione e lo sviluppo di un programma. Il suo scopo è quello di fornire agli sviluppatori uno strumento generale che li aiuti nel realizzare applicazioni complesse in minor tempo.

Federico e Claudio per realizzare il proprio sistema partirono da strumenti open source esistenti come Play Framework e OrientDB e decisero successivamente di condividere il proprio lavoro attraverso la piattaforma GitHub.

I risultati

Inizialmente condividemmo il progetto – ci spiega Federico – perché pensammo semplicemente che se era servito a noi sarebbe potuto servire anche a qualche altro sviluppatore. Ci accorgemmo che il prodotto interessava perché organizzammo un evento a Roma dove ci furono circa 110 visitatori.

Baasbox nel 2013 è stato vincitore del primo premio del contest CloudSeed, che premia le migliori idee per il cloud. I due fondatori visto il successo sono partiti alla ricerca di fondi privati e sono entrati nello stesso anno nell’acceleratore LUISS EnLabs. Un acceleratore è un’azienda o un ente terzo che aiuta le imprese nel primissimo periodo di attività, fornendo un luogo fisico dove operare e supportandole nella scelta del modello di business.

Il modello di business

Abbiamo scelto – ci spiega ancora Federico – di utilizzare il paradigma open source e di calarlo nella nostra realtà perché siamo convinti che quando si parte con un nuovo progetto si preferisce averne il controllo, seguirlo in ogni suo dettaglio.” Affidarsi ad un’azienda esterna è comodo e veloce, ma ci si imbatte inevitabilmente in una situazione di lock-in, dove non si è più padroni del proprio progetto, ma si dipende da un vendor esterno.

Baasbox, invece, è in grado di fornire una soluzione libera che non vincola gli utilizzatori, in quanto il software può essere appunto scaricato gratuitamente dal sito dell’azienda produttrice.

“Utilizzare il modello open source – puntualizza Federico – non ci sta precludendo di fornire un service come fanno altre aziende che hanno scelto di offrire solo servizi di backend. Anzi, noi vogliamo fornire servizi ad alto valore aggiunto correlati all’app realizzata, come marketing o analisi di dati per sapere ad esempio quanto fatturato viene generato dalle soluzioni realizzate.

I prossimi passi

Nel 2014 il progetto era entrato nella lista delle startup interessanti da seguire di Y Combinator, acceleratore con sede a San Francisco che ha tenuto a battesimo progetti come Dropbox, Scribd e Reddit.

Ad oggi Baasbox lavorano otto persone oltre ad una community che fornisce supporto a tutti gli utilizzatori. Le app che utilizzano questo backend italiano sono più di 2.800 e più di 40.000 gli sviluppatori che lo hanno testato e utilizzato.

L’azienda ora si sta orientando su tre filoni di business. Il primo è quello di fornire il prodotto in versione cloud quindi utilizzandolo sempre in libertà ma attraverso i server della stessa Baasbox. Il secondo è quello di fornire dei pacchetti SDK, che permettono di sviluppare la parte grafica per i vari sistemi (Android, iOS, ecc), sempre più puliti e nativi. Infine il terzo è quello proprio di accompagnare i programmatori attraverso dei workshop a realizzare il frontend, in modo da aiutarli a costruire delle app funzionali e più facilmente usabili.

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