Software libero e momenti di trascurabile infelicità

Le migrazioni a software libero sono per molti, non per tutti. Sono faticose, piene di problemi e ostacoli che si deve avere il coraggio e la volontà di superare (come tutti gli ostacoli di qualunque altro progetto si abbia in mente di realizzare). Ci vogliono persone oneste, pulite, trasparenti, MarchettaFree. Ci vogliono dirigenti coerenti, schietti, in grado di tenere ferma la barra anche con la tempesta e il vento forte. Ci vogliono persone che sanno progettare a lungo termine, che non si fanno distrarre dagli sconforti e dalle lamentele, che guardano lontano. Ci vogliono combattenti in grado di buttarsi dietro le spalle i tanti momenti di trascurabile infelicità che prova chi propone in azienda, in ufficio, in Pubblica Amministrazione il software libero. Momenti come questi, solo per citarne una minima parte:

  • Quando hai finito di spiegare cos’è il software libero e qualcuno dice “Se te lo regalano un motivo ci sarà”
  • Da quando mi avete messo LibreOffice mi si è bloccata la stampante
  • Rispondi a mille quesiti sulla sicurezza del software libero che proponi e quando chiedi che sistema operativo si utilizza la risposta è Windows XP
  • Da quando mi avete messo LibreOffice non mi si apre più Google
  • Quando la scusa è “Non possiamo salvare i documenti in .odt che poi i cittadini non li leggono”
  • Da quando mi avete messo LibreOffice mi è scomparso il pulsante Salva
  • Il fornitore di un programma che deve interagire con un software libero fa uno studio di fattibilità per l’integrazione. E scrive 57 pagine riassumibili in una frase: “Ho provato il mio gestionale e non interagisce (perché da solo non ce la fa, ndr) con il nuovo programma libero. Quindi non funziona”. Grazie (ma anche Grazia e Graziella)
  • Da quando mi avete messo LibreOffice il computer è lento
  • Leggi di quello che afferma, sulla base di numeri tirati con i dadi, che il software libero costa di più che non l’acquisto delle licenze, con cui peraltro puoi diventare con un solo bonifico, in un’unica soluzione, amministratore 3.0 (ma destinato al 4.0 alla prossima versione e al prossimo bonifico)
  • Da quando mi avete messo LibreOffice non vedo più le foto che c’erano nel mio pc
  •  Quando parli di necessità di formazione e di reinvestimento dei risparmi sulle licenze in crescita del personale e senti il commento “Bisogna fare i corsi per forza che questo programma è molto più complicato di quello che avevamo”
  • Da quando mi avete messo LibreOffice non posso più leggere la busta paga
  • Predichi l’importanza di formati aperti e standard e c’è chi dice convinto: “Ma scusate il .doc è lo standard della PA. Ed è aperto”
  • Da quando mi avete messo LibreOffice non mi funziona più niente
  • Spieghi quando sia faticoso un progetto di migrazione e c’è chi convinto afferma: “Per quattro baiocchi compriamo le licenze. Ma chi ce lo fa fare?”
  • Da quando mi avete messo LibreOffice non mi funzionano più le 284 macro che avevo scritto (male, ndr) su Excel
  • Quando dici che le community sono fatte di volontari e c’è quello che pensa “Qualcosa ci guadagnano di sicuro altrimenti non lo farebbero”
  • Da quando mi avete messo LibreOffice e ho detto che funziona, il mio vicino di scrivania (al quale Microsoft aveva regalato il tappettino per il mouse) non mi saluta più.

Le migrazioni sono per molti, non per tutti. Sono per chi sa accogliere gli inevitabili momenti di trascurabile infelicità, in attesa della felicità non trascurabile di aver fatto quello che si è convinti sia la cosa giusta. Giusta non per sé stessi ma per la propria azienda, per la PA, per la collettività.

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1 COMMENT

  1. Tutto questo si potrebbe riassumere in una sola parola: Pigrizia.
    Non si tratta nemmeno di incompetenza ma di una sorta di “schiavitù” inconsapevole.

    Me ne accorsi personalmente al mio primo ed unico meeting pubblico in cui volevo presentare Fedora a poche decine di persone, ma a nulla è servito; non bastano gli incontri, serve lavorare sui giovanissimi.

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