WhatsApp e Skype regolati in Italia?

WhatsApp e Skype potrebbero essere soggetti ad ulteriori obblighi regolatori quale conseguenza della consultazione appena lanciata dall’AgCom.

Cosa sono WhatsApp e Skype?

LeggeLa questione relativa alla qualificazione giuridica dei servizi di instant messaging è stata un argomento “caldo” che ha assunto anche maggiore rilevanza successivamente alla acquisizione da parte di Facebook d Whatsapp. A quel tempo aveva destato interesse che apparentemente gli operatori di telecomunicazione avessero perso oltre $ 33 miliardi di miliardi a causa della concorrenza delle applicazioni di instant messaging.

Il problema ha anche un fondamento giuridico. Infatti la questione è se queste applicazioni siano considerate

  • come un semplice “software” e quindi non soggette a una normativa specifica in materia di comunicazioni elettroniche, ma pur sempre soggette ad esempio alla normativa a tutela dei consumatori o
  • un servizio di comunicazione elettronica il che le renderebbe soggette non solo alla normativa generalista ma anche, tra gli altri, all’obbligo di conseguire l’autorizzazione generale con la conseguente applicabilità della normativa specifica del settore delle comunicazioni elettroniche.

Penso di aver già tediato abbastanza i miei clienti circa le argomentazioni che supportano l’una o l’altra qualificazione, ma ciò che più interessa è che l’AgCom si stia ora interrogando se sia necessario imporre degli obblighi ulteriori in capo ai produttori/fornitori di queste applicazioni.

La consultazione dell’AgCom sulle piattaforme digitali

La consultazione dell’AgCom ha un ambito molto ampio perché copre tutte le piattaforme digitali, ma quello che mi ha più interessato è il riferimento a quelle che sono definite come “app sociali” che comprenderebbero WhatsApp, Telegraph, WeChat, Viber e Skype a giudizio di AgCom.

Le problematiche sulle quali AgCom ha interrogato l’industry è di valutare, tra gli altri,

  1. se i produttori/fornitori di servizi app sociali debbano remunerare i detentori delle infrastrutture e i titolari delle numerazioni per l’utilizzo delle loro risorse e in caso di risposta affermativa in che modo;
  2. se una regolamentazione ad hoc che disciplini gli accordi tra i produttori/fornitori di app sociali e operatori di rete al fine di evitare la messa in atto di comportamenti escludenti verso soggetti terzi (quali accordi di accesso e interconnessione e politiche di prezzo);
  3. se obblighi di trasparenza debbano essere imposti in capo ai produttori/fornitori di app sociali nei confronti degli utenti finali e in tal caso se se gli obblighi di trasparenza tradizionale imposti sugli operatori di rete possano essere adattati alle app sociali o sia necessaria una regolamentazione ad hoc; e
  4. se obblighi ulteriori rispetto agli obblighi di trasparenza debbano essere imposti sui produttori/fornitori di app social al fine di proteggere gli utenti.

Quale è il “punto” della questione?

La questione relativa agli obblighi da imporre in capo ai produttori/fornitori di app sociali sembra incentrata sulla possibilità di considerare i servizi offerti dalla app sociali “sostituibili” rispetto a quelli offerti dagli operatori tradizionali.

Non c’è dubbio che la problematica genererà molti dibattiti, ma è quantomeno curioso che la questione sia affrontata a livello nazionale. Certamente se l’AgCom deciderà di assumere una posizione “aggressiva” sull’argomento gli altri Paesi comunitari potrebbero seguire l’esempio. Quindi la consultazione sembra essere un interessante passo per l’evoluzione del settore.

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