Jona Azizaj e il progetto Fedora Women

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Jona Azizaj – Fedora Ambassador

Jona Azizaj, Fedora Ambassador e giovane universitaria albanese, è impegnata attivamente nel coinvolgimento delle donne nelle community open source. Durante l’ultima conferenza di Zagabria DORS/CLUC il suo talk si chiedeva proprio dove siano le donne nelle community e perché non partecipino più attivamente. “Dal 2012 sono membro attivo – afferma Jona – di Open Labs Hackerspace che promuove la diffusione del software libero in Albania e sono tra gli organizzatori della Open Source Conference Albania (OSCAL)”. Si definisce una “Linux lover” Jona e un’appassionata del digitale e delle materie scientifiche fin da quando il padre le regalò il suo primo computer nel 2005. “Mi piacevano i videogiochi – continua Jona – e quel pc, un Dell Precision Workstation 360 con installato Windows XP, mi intrigava molto. Anche all’epoca ricordo di essere stata considerata una rarità per il fatto che mi piacessero i videogame come piacevano a molti miei amici ma non certo a molte mie amiche”.

Quale il tuo impegno nelle community di software libero?

All’Open Labs Hackerspace abbiamo diversi progetti da portare avanti e ai quali si può contribuire. Il mio impegno è soprattutto incentrato nella promozione del FLOSS in Albania, anche attraverso l’organizzazione di eventi. Vorremmo coinvolgere più donne affinché possano essere impegnate a contribuire nelle comunità, come quella del progetto Fedora, dove ognuna può fare quello che sa, come per esempio la localizzazione del software. Partecipo spesso a conferenze dove presento il nostro impegno a coinvolgere un maggior numero di donne per ridurre il gender gap ma soprattutto per far sì che le donne possano portare il loro importante contributo.

In  cosa consiste il progetto Fedora Women? Come pensate di avvicinare le  donne alla community? Quali i primi risultati?

Fedora Women è un progetto pensato per aiutare le donne a fare rete e ad aiutarsi reciprocamente con l’obiettivo di contribuire al progetto. L’attività che stiamo facendo è davvero importante per aiutare ad abbattere i tanti stereotipi che esistono ancora su donne e tecnologie come quello che le fa considerare non adatte a sviluppare software. Fin dalla sua costituzione nel luglio 2006, Fedora Project ha cercato di aumentare la consapevolezza del potenziale femminile nella comunità. Avviare una iniziativa di questo tipo in ambiti a netta prevalenza maschile non è certo facile, ma insieme, come comunità, possiamo fare la differenza. Ogni piccolo passo conta soprattutto se riusciamo a diffondere la conoscenza e le opportunità offerte dal software open source, così come abbiamo fatto in questi anni con i progetti Ada Initiative, Outreach del progetto GNOME per le donne, OpenHatch, Donne in Drupal e altri progetti simili. Tantissime sono le attività che le donne possono fare in comunità: non solo lo sviluppo che richiede competenze specifiche. Si può contribuire scrivendo documentazione, progettando interfacce, traducendo, facendo attività di test e di debug e molto altro ancora. L’ideale sarebbe che ogni donna impegnata in comunità convincesse almeno altre due donne ad unirsi alla community. Sono molto orgogliosa di quello che la nostra comunità locale ha fatto in Albania perché oggi, rispetto al passato, non siamo più mosche bianche.

3 motivi per unirsi a una community

Per lo spirito di comunità che si respira: se qualcuno ha un’idea che vuole realizzare, in comunità si sente libero di proporla e condividerla con altri affinché si possano avere suggerimenti e aiuto a realizzarla. Nessuno si sente solo.

Per lavorare insieme affinché cresca l’interesse nei confronti della cultura della libertà digitale. Costruendo un ambiente favorevole alla collaborazione è possibile confrontare le idee per trovare le soluzioni migliori che favoriscono il progresso della collettività. Un ecosistema di questo tipo favorisce il progresso.

Per divertirsi e frequentare un ambiente che coinvolga tutti a prescindere dal livello di abilità tecnica.

3 donne da seguire che possano fare da esempio per il loro impegno

Sicuramente Hedy Lamarr, la donna che ha reso possibile lo sviluppo delle tecnologie Bluetooth e Wifi. E’ di ispirazione perché ha abbattuto lo stereotipo classico del pensare che una donna possa essere valutata solo per il suo aspetto fisico.

Penelope Trunk, webmaster, fondatore di aziende come Math.com, eCitydeals, Brazen e più di recente Quistic. Mi piace leggere il suo blog personale, perché lo trovo divertente e commovente e mi piace il modo in cui costringe a volte anche i suoi lettori a comprendere la dura realtà quotidiana per le donne che lavorano nel settore ICT.

Malala Yousifazi, sostenitrice dei diritti delle donne e dell’istruzione femminile nel MiddleEast. Dopo essersi trasferita in Inghilterra per vivere e lavorare, ha coraggiosamente parlato alle Nazioni Unite e continua a lottare per le ragazze affinché non debbano mai rinunciare alla formazione.

Cosa pensi di iniziative “per donne” come Nuvola rosa organizzate da aziende che producono software proprietario?

Ragazze e donne che partecipano a progetti come questi sicuramente ne traggono beneficio a livello personale, apprendendo competenze utili per la propria carriera professionale e per la vita quotidiana. Farsi però coinvolgere in progetti chiusi e imparare a lavorare soltanto su software proprietario preclude da diverse opportunità. Del resto, il modo di lavorare con sw libero o proprietario è molto diverso. Qui a Tirana, in Albania, il gender gap è una triste realtà e questo non è dovuto al mancato impegno delle aziende quanto a un limite culturale e alla persistenza di stereotipi che limitano la presenza delle donne in questo settore. Ritengo però che solo il software libero possa contribuire ad una società più aperta e libera, alla quale si rischia di rinunciare guardando a software proprietario.

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