Bitcoin non è denaro ed è quindi decriminalizzato?

Bitcoin non è denaro, ma un bene. Quindi i reati di trasferimento illecito di denaro e riciclaggio non possono sussistere secondo il tribunale di Miami.

Ho già discusso delle problematiche legali relative all’utilizzo del Bitcoin anche nel settore del gioco, ma questa decisione solleva dei quesiti interessanti.

La decisione del tribunale di Miami: il Bitcoin come “property”

In una controversia penale relativa ad un individuo che aveva venduto Bitcoin ad un poliziotto sotto copertura, il tribunale di Miami doveva decidere se i reati di riciclaggio e di illecito trasferimento di denaro potessero sussistere.

Il tribunale ha raggiunto la conclusione che illecito trasferimento di  denaro non sussisteva in quanto l’imputato:

  • non era un money transmitter (un soggetto che ha trasferito denaro) in quanto non aveva ricevuto denaro per trasferirlo a terzi. Aveva commercializzato bitcoin come si commercializzano le azioni sul mercato azionario, conseguendo un margine sulla differenza tra il prezzo d’acquisto e quello di vendita. Inoltre, a differenza di quanto richiesto nella definizione normativa di money transmitter, non c’è stata alcuna commissione richiesta dall’imputato per la transazione;
  • non è stato un “payment instrument seller” (un venditore di uno strumento di pagamento) in quanto i Bitcoin non ricadono tra gli strumenti di pagamento. E infatti sono trattati come beni ai fini delle imposte federali americane.

Quale commento generale, il tribunale ha sostenuto che i Bitcoin hanno delle caratteristiche in comune con la valuta reale, ma non sono utilizzati comunemente come strumento di pagamento: il loro valore è molto instabile e non è sottoposto al controllo di alcuna banca centrale.

Alla luce di questo ragionamento, il tribunale ha anche sostenuto che il reato di riciclaggio non aveva avuto luogo. A causa della incerta applicabilità alla moneta virtuale delle norme redatte per la moneta reale, il tribunale ha ritenuto che l’imputato avesse semplicemente venduto un suo bene (i.e. i Bitcoin) il che non integra gli estremi di un reato.

Quale sarebbe stata la posizione dei tribunali europei?

E’ interessante che la decisione più recente sulla questione nella Comunità europea è la decisione della Corte di Giustizia europea sul trattamento IVA in caso di transazioni in Bitcon. Mentre il tribunale di Miami si è focalizzato sull’interpretazione letterale della normativa esistente, la Corte di Giustizia europea ha enfatizzato la funzione svolta dai Bitcoin e dalle valute legali.

Sulla base di questo ragionamento la Corte di Giustizia europea aveva raggiunto la conclusione che non ci fosse una sostanziale differenza tra Bitcoin e valuta legale in quanto entrambi svolgono la medesima funzione di strumento di pagamento. Per questo motivo entrambi erano stati considerati esenti IVA.

Le interpretazioni dei tribunali civili, penali e fiscali non sono sempre coerenti. Tuttavia in un mondo in cui la moneta virtuale sarà sempre più utilizzata, può essere quantomeno opinabile una interpretazione della normativa che sia legata al suo significato letterale. Una volta che la moneta virtuale è utilizzata come valuta reale ed è per sua natura restia dall’essere regolamentata, una interpretazione letterale restrittiva delle norme rischia di impedirne la crescita e, allo stesso tempo, di concedere un “lasciapassare” per coloro che vogliono commettere condotte fraudolente?

Ne seguiremo gli sviluppi, questa certamente non è l’ultima “puntata” della saga sulle monete virtuali.

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