Tre doni per La Bella Terra

Ci avviciniamo al Natale e all’anno nuovo. Secondo le nostre tradizioni è l’epoca dei doni, dei Re Magi che portano Oro, Incenso e Mirra alla grotta di Betlemme. Vorrei chiedere anche io tre regali per il mio Paese, tre regali particolari e forse inusuali.

La memoria

Nel nostro Paese abbiamo la memoria corta. Dimentichiamo facilmente chi ha detto e fatto cosa. Non abbiamo il senso della storia e dell’analisi critica. Viviamo solo l’emozione del momento. E non ricordiamo perché e come siamo arrivati in una certa situazione. Conta solo l’ultimo annuncio, l’ultima piroetta di questo o quel personaggio pubblico.

Abbiamo bisogno di ricordare, non tanto per bollare in modo indelebile questo o quel personaggio o quella situazione, ma perché senza memoria non si cresce. Se non ricordiamo gli errori e chi ha sbagliato, sbaglieremo ancora. Se non ricordiamo chi ha riconosciuto i propri errori e chi invece è solo un ipocrita voltagabbana, non andremo da nessuna parte.

Ricordare serve a crescere e evolvere. Gli smemorati sono destinati a essere sempre vittime del demagogo di turno.

L’onestà intellettuale

Diceva Hermann Hesse che “non possiamo lasciare ai politici decidere quanto faccia 2+2”. Ci manca l’onestà intellettuale. Ci manca quella bellissima, unica e straordinaria virtù per cui le cose non sono giuste o sbagliate in funzione di chi le dice o sostiene, ma per il loro merito e per la loro natura.

Abbiamo un bisogno disperato di onestà intellettuale: è forse ciò che più ci manca in questa epoca di pura immagine, ipocrisia, arrivismo, superficialità.

Il senso del dovere

Nel servire il Paese e le istituzioni mancano troppo spesso il senso del dovere e il senso dello Stato, della cosa pubblica. Contestualmente, manca l’umiltà che ci fa riconoscere i nostri limiti e ci forza a collaborare con chi ha le competenze e conoscenze necessarie per affrontare una situazione complessa.

Si serve il Paese per dovere, non per vanagloria o per soddisfazione personale. E servire vuol dire riconoscere i talenti di chi opera attorno a noi, senza pensare di essere salvatori della Patria o, peggio, Savonarola investiti di una missione divina.

Abbiamo bisogno di servitori dello Stato che operino con senso del dovere e umiltà.

Ce ne sono?

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