Storie di economia circolare: dall’olio di cucina al biodiesel

Economia circolare, ovvero un sistema economico in grado di rigenerarsi da solo. Esattamente come fanno gli scarti provenienti da oli vegetali da cucina, rifiuto con potere altamente inquinante se smaltito attraverso scarichi domestici o rete fognaria, che può essere trasformato in biodiesel.

Quanto inquina 1 Kg di olio da cucina?

Per depurare le acque inquinate da olio vegetale, smaltito in modo non corretto, sono necessari fino a 3 Kwh per ogni kg di olio, più i costi di manutenzione degli impianti di depurazione. Un vero spreco di energia oltre che un danno per l’ambiente.

Quanto “olio da buttare” produce ogni cittadino?

Oli provenienti da frittura, usati in cucina o per conservare gli alimenti nei vasetti si stima che vengano prodotti in grande quantità: ogni persona, infatti, raggiunge quota media pari a 5 Kg l’anno. La raccolta media pro capite Hera è di 0,3 kg annui, contro una media nazionale di 0,2.

Come dare una seconda vita all’olio vegetale esausto?

Hera, società da tempo impegnata come Eni nella promozione di un modello di economia circolare, esegue la raccolta degli oli da cucina in diversi territori italiani, grazie anche a specifici contenitori situati lungo le strade, dove è possibile depositare oli usati. Solo nel 2017 sono state raccolte 800 tonnellate di oli vegetali esausti recuperati per essere sottoposti a lavorazione e diventare lubrificante o carburante.

L’accordo siglato con Eni prevede che “gli scarti” raccolti da Hera in circa 400 contenitori stradali e 120 centri di raccolta saranno inviati alla bioraffineria Eni di Venezia, a Porto Marghera, primo esempio al mondo di conversione di una raffineria di petrolio in bioraffineria, che lo trasformerà in green diesel, prodotto completamente rinnovabile che costituisce il 15% di Eni Diesel+.

Il biocarburante alimenterà i mezzi aziendali Hera per la raccolta dei rifiuti urbani.

“Un modello di economia è realmente circolare se affronta l’intero ciclo di vita delle risorse, con reali partnership tra le imprese responsabili e i cittadini, andando oltre la sola gestione della fase terminale, cioè della raccolta degli scarti, magari consegnati a terzi” – afferma Stefano Venier, Amministratore Delegato del Gruppo Hera. “In questo senso, Hera è impegnata non soltanto a prolungare il ciclo di vita dei materiali, attraverso iniziative di riciclo e riuso, ma anche a sviluppare soluzioni e impianti volti a trasformare la materia in nuovi prodotti o ricavandone energia, soprattutto nella filiera biologica”.

Quali i benefici per l’ambiente?

L’operazione, oltre che sensibilizzare i cittadini circa l’importanza del corretto smaltimento di oli, si stima che possa ridurre fino al 40% le emissioni inquinanti. Rispetto al gasolio tradizionale, infatti, Eni Diesel+ presenta una componente rinnovabile che non solo riduce le emissioni inquinanti, ma consente un risparmio dei consumi di circa il 4% e una riduzione dei costi manutentivi del motore.

Con la conversione della raffineria di Venezia, prima al mondo a essere trasformata in bioraffineria, alla quale si aggiungerà tra qualche mese anche la raffineria di Gela, anch’essa rimodulata al ciclo bio – commenta Giuseppe Ricci, Eni Chief Refining & Marketing OfficerEni ha dato inizio a quel percorso di transizione energetica che vede i biocarburanti giocare un ruolo sempre più importante nel processo di decarbonizzazione del nostro pianeta. Con l’accordo siglato con Hera aggiungiamo un importante tassello al nostro concreto impegno per l’economia circolare e si consolida l’impiego di un rifiuto, l’olio di frittura, come materia prima importante per la produzione dell’innovativo carburante Eni Diesel+, in sostituzione di materia prima edibile. Grazie alle iniziative e agli accordi che Eni ha sviluppato in seguito all’accordo con il CONOE (Consorzio nazionale raccolta e trattamento oli e grassi vegetali ed animali esausti) e con i suoi singoli associati, oggi oltre il 50% dell’olio usato di frittura raccolto in Italia viene trasformato in biocarburante nella bioraffineria di Venezia, con evidenti vantaggi per l’ambiente e per i numerosi operatori economici del settore”.

In collaborazione con Eni

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