A lezione di cittadinanza digitale

Le sedie di legno dell’aula magna di un liceo classico sono allineate, ancora vuote. C’è silenzio prima dell’ingresso di tanti ragazzi, tutti giovani liceali pronti per l’esame di maturità. “Cittadini ai tempi di Internet non è un libro che parla di tecnologia, ma di cultura”. Così introduce Alfonso Fuggetta una lezione sul modo di vivere il presente per cogliere le opportunità in futuro.

Ho scritto – dice Fuggetta – per combattere la banalizzazione e la semplificazione che troppo spesso contraddistingue i discorsi intorno al digitale. Ho scritto perché, se è vero che non si deve avere timore della tecnologia, è anche vero che non si può banalizzare, portando i cittadini a pensare che non ci sia bisogno di studio e conoscenza per affrontare temi complessi come quello degli impatti del digitale sulle nostre vite”.

Capire le conseguenze e le implicazioni di questa trasformazione che stiamo vivendo dal punto di vista educativo, economico e politico. Senza demonizzazioni, senza timori, ma con l’approccio di chi, di fronte a un’onda, per non rimanerne travolto deve imparare a cavalcarla, studiando la tecnica adatta a fare surf divertendosi.

Non possiamo più pensare di fare le cose come si facevano un tempo” – continua Fuggetta. “Il lavoro cambia? Pensate a tutti quei mestieri faticosi, che mettevano in pericolo uomini e donne e che oggi sono stati sostituiti dalle macchine. Il lavoro cambia? Per fortuna dovremo dire. Meno male è cambiato e cambierà se migliorerà, come ha già fatto, il nostro modo di lavorare e vivere. Ci sono dei rischi, vero. Come ogni volta che c’è un cambiamento radicale“.

Quale il lato solare della tecnologia?

La condivisione della conoscenza in primis. “In uno smartphone abbiamo il mondo a disposizione e, nonostante questo, non siamo in grado di valutare la correttezza di ciò che leggiamo. Possiamo parlare con persone distanti da noi grazie a un tablet e a una connessione, come se stessimo tutti intorno a un tavolo, eppure non siamo in grado di riscoprire la bellezza delle relazioni. Abbiamo a disposizione strumenti potenti per ricercare tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma a volte non riusciamo a trovare quello che abbiamo in mente. Possiamo studiare, lavorare, vivere meglio di come si faceva tanti anni fa, purché impariamo a ragionare, perché un mondo complesso come il nostro richiede una testa in grado di ragionare, una bella testa, non una testa piena“.

Cosa serve saper fare oggi?

Si deve imparare a imparare. “Anche la scuola deve formare i ragazzi in questo senso e insegnare loro a studiare, ragionare, non smettere mai di scoprire cose nuove. Non servono persone addestrate perché gli strumenti cambiano velocemente. Servono persone capaci di imparare strumenti nuovi“.

Il digitale aiuta la democrazia?

La democrazia, come scriveva Tullio De Mauro, vive se c’è un buon livello di cultura diffusa. Se non c’è cultura non c’è democrazia. E’ per questo che oggi si avverte meno di essere in un Paese democratico: se non siamo colti, se non conosciamo, non abbiamo gli strumenti per capire. E una conoscenza immatura del digitale è un pericolo per la democrazia. Il futuro“.

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