In un Libro Bianco 85 idee per la ricostruzione dell’Italia Digitale

Infrastrutture di rete, ovvero 5G e reti ad altissima capacità (VHC), cybersecurity, Big Data e Data Analytics, Intelligenza Artificiale, Blockchain, trasformazione digitale delle imprese e delle PA quindi senza dimenticare formazione e competenze digitali e framework legislativo e regolatorio. Questi i fattori abilitanti individuati dal Libro Bianco sull’Economia Digitale, presentato in questi giorni dal Centro Economia Digitale fondato da Rosario Cerra, che intende identificare gli elementi chiave per un disegno organico di policy sull’economia digitale. Accelerare la parola d’ordine, anche a fine emergenza pandemia, ripartendo dall’attenzione alle politiche per il digitale, la cui importanza è rimarcata nel volume dagli Amministratori Delegati di alcune tra le più importanti aziende italiane.

La contemporanea disponibilità di enormi volumi di dati, avanzate reti di trasmissione, evoluti sistemi di archiviazione e accresciuta potenza di calcolo” Questi solo alcuni degli elementi citati all’interno del Libro Bianco da Claudio De Scalzi, AD Eni, che aprono a “straordinarie possibilità di cambiamento, che dobbiamo essere in grado di cogliere”, guardando con grande attenzione ai 17 SDGs di Agenda 2030.

Ci troviamo nel pieno di una vera e propria “Digital R-evolution”, coinvolti in un cambio di paradigma tecnologico, culturale, sociale ed economico, ove il mondo non è più definito solo geograficamente, ma anche, e in taluni casi soprattutto, virtualmente. I sistemi economici e sociali saranno sempre più impattati dalle nuove tecnologie, abilitando un approccio data-driven a scenari e decisioni, sfruttando sensori IoT, reti eterogenee ed ubique, analytics ed Intelligenza Artificiale”. Questa la visione del contesto in cui agiamo delineata da Francesco Storace, AD Leonardo.

Perché il digitale potrà aiutare?

Secondo il libro bianco sul digitale, “gli investimenti in alta tecnologia e innovazione digitale rendono 2,4 volte il capitale investito”, ed è per questa ragione che si può pensare di usarlo come leva di “crescita economica duratura e sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale”. La proposta che arriva dal Centro Economia Digitale è pertanto quella di “destinare annualmente per il periodo 2021-2024 una quota pari all’1% del Pil, 17 miliardi per un totale di 68 miliardi di euro, a investimenti sul digitale” per avere un effetto moltiplicatore sul Pil di 2,4 volte, con un impatto complessivo di oltre 160 miliardi.

Come fare per ricostruire una Italia Digitale?

85 le proposte contenute nel Libro Bianco sul Digitale, suddivise nelle tre aree di intervento in cui poter concentrare azioni di supporto: cittadini, imprese e settore pubblico. Obiettivo generale la costruzione di quello che è definito un “ecosistema per la trasformazione digitale del Paese, ovvero un sistema di interazioni collaborative tra attori diversi che, nel rispetto dei propri ruoli, spingano la ripartenza economica lungo precise direttrici condivise”. Tra le cose da mettere in campo, individuate nel rapporto: la “costruzione di una Strategy Room autorevole, manageriale e orientata ai mercati con una forte regia in grado di promuovere un processo di coordinamento tra tutti gli attori e che possa includere le grandi imprese a partecipazione pubblica; il “pieno utilizzo del potenziale di Cassa Deposti e Prestiti per la promozione e lo sviluppo dell’economia digitale” e, ultimo non certo per importanza, lo sviluppo di “iniziative volte a coinvolgere investitori istituzionali e privati in progetti infrastrutturali e di rilancio industriale basato sulla trasformazione digitale”.

Quali le proposte nel concreto?

Molteplici sono gli spunti di riflessione contenuti nel libro, tra i quali, in riferimento al framework normativo, la “revisione complessiva, semplificazione, sistematizzazione del quadro giuridico dell’economia digitale” o investimenti nell’adottare “trasparenza effettiva e non formale dei siti e delle piattaforme on line riguardo ai criteri di raccolta, trattamento e conservazione dei dati”, ma anche replicare e incentivare la collaborazione Pubblico-Privato. Non mancano riferimenti alla formazione, tanto che lo stesso Ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha riconosciuto, nel corso della presentazione del Libro Bianco, che “mancano scuole per imprenditori. Si fa l’imprenditore per eredità o imparandolo sul campo“.

Come garantire la sostenibilità?

Un capitolo del Libro Bianco sul Digitale è dedicato proprio al tema della sostenibilità ambientale, economica e sociale, con soluzioni proposte che vanno dall’indirizzare il Recovery Fund allo sviluppo di una ripresa sostenibile basata sulla trasformazione digitale, al “favorire lo sviluppo e l’adozione di tecnologie digitali per accelerare la transizione verso un’economia circolare attraverso l’innovazione dei modelli di produzione delle imprese e della gestione dei rifiuti”, al sostenere “partnership tra settore privato, Università ed Enti di ricerca per sviluppare applicazioni delle tecnologie digitali al settore dell’energia e sostenere il trasferimento tecnologico”, allo sviluppare le smart farm.

Una politica moderna – ha sottolineato nel rapporto Rosario Cerra – dovrebbe intelligentemente riposizionarsi nell’ottica della rivoluzione digitale in corso per affrontare, suo tramite, più concretamente le disuguaglianze e le opportunità. Si tratta di sostenere e mettere al centro del dibattito e dell’agire, come utilizzare l’innovazione digitale per migliorare la sanità, l’istruzione, la giustizia, la burocrazia, la sicurezza personale e nazionale, i trasporti e gli altri obiettivi che fanno un Paese coeso e competitivo”.

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