Impronta ecologica dell’umanità: come limitarla grazie alle tecnologie digitali?

Ci vorrebbe più di un pianeta Terra e mezzo (1,6 per la precisione) per far fronte ai consumi dell’umanità. Tanto che l’Earth Overshoot Day, ovvero il giorno in cui si possono dichiarare “esaurite” le risorse disponibili, non arriva mai a fine anno, ma sempre molto prima (quest’anno è caduto il 22 agosto).

Secondo l’ebook “Strategies for One-Planet Prosperity”, pubblicato di recente da Schneider Electric, leader nella trasformazione digitale della gestione dell’energia e dell’automazione, e Global Footprint Network, organizzazione impegnata nella ricerca su gestione di risorse naturali e cambiamenti climatici, le esigenze umane sono in crescita costante, così come l’impronta ecologica dell’umanità che è attualmente superiore del 60% rispetto a quello che gli ecosistemi naturali possono garantire.

Cibo, legname, terreno per uso urbano, capacità di assorbire l’eccesso di CO2 generata dalla combustione di fossili. Il superamento dei limiti consentiti si fa sentire ovunque e, tanto per fare un parallelismo semplice da comprendere, è un po’ come se un’azienda arrivasse ad agosto senza più disponibilità di risorse da investire.

L’impronta ecologica, secondo il report, è diminuita di un 9,3% solo nel corso del 2020, spostando di oltre tre settimane in avanti l’Earth Overshoot Day, per effetto del lockdown indotto dalla pandemia diffusa ma, nonostante questo, è ancora molto al di là di ciò che il nostro pianeta può “sopportare”.

Perché le aziende dovrebbero preoccuparsi dell’impronta ecologica dell’umanità?

Riconoscere i limiti nello sfruttamento delle risorse e modificare il modello di business aziendale non è una questione di “fare del bene” secondo Mathis Wackernagel, fondatore e presidente di Global Footprint Network. Le aziende che attuano modelli economici compatibili con la conservazione del pianeta, infatti, hanno convenienza a farlo perché potranno costruire e mantenere il proprio vantaggio competitivo attraverso l’introduzione del digitale e una corretta gestione dell’energia che le guida verso la decarbonizzazione. “Occorre spostare la conversazione sulla sostenibilità aziendale da nobile a necessaria” è la conclusione che si legge nell’ebook.

L’impegno concreto e misurabile per promuovere la sostenibilità  globale – ambientale, sociale, economica – e per aiutare a raggiungere gli obiettivi sul clima è al centro dell’azione di Schneider Electric da tempo, tanto che abbiamo integrato il modello degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU nelle nostre strategie” – afferma Dario Mangiò, ‎Marketing Communication Director Italy, Central & Eastern Europe and Israel Schneider Electric. “Questa scelta richiede investimenti e un grande lavoro per coinvolgere tutta l’azienda, i nostri fornitori, le persone che lavorano con noi  in un percorso che può avere successo solo se condiviso. Non è semplice, ma si rivela vincente nei confronti del mercato, perché ci distingue in uno scenario in cui i temi ambientali e la decisione di essere un’azienda che ha uno scopo più alto al di là del suo business contano sempre più per i clienti, ma anche per i nostri dipendenti, per i giovani talenti che desideriamo attirare, per nuovi potenziali partner e per il pubblico più ampio“.

Esiste già la possibilità di limitare l’impronta ecologica umana?

Ricerche condotte da Schneider Electric e Global Footprint Network mostrano come l’utilizzo, in tutti gli edifici industriali, di tecnologie per l’efficienza energetica e l’uso di fonti rinnovabili già disponibili sposterebbero di almeno 21 giorni in avanti l’Earth Overshoot Day, anche assumendo che non vi siano cambiamenti rilevanti nel comportamento umano. Ovvero le sole riqualificazioni energetiche avrebbero un peso consistente nel risparmio delle risorse consumate dall’uomo. Un risultato non di poco conto, se si pensa che se si riuscisse a spostare di cinque giorni all’anno l’Earth Overshoot Day, prima del 2050 si potrebbe avere un modello di sviluppo compatibile con le risorse disponibili sul pianeta, in linea con gli accordi sul clima di Parigi.

Quali le azioni da mettere in campo?

Tra i suggerimenti contenuti nell’ebook, quello di sfruttare le tecnologie esistenti per cogliere i cambiamenti del mercato e adottare stili di vita sostenibili, anticipare i cambiamenti normativi, rispondere alle crescenti aspettative dei consumatori in termini di trasparenza e tracciabilità, proteggere le operazioni dalla volatilità dei prezzi delle materie prime e dai rischi di carenza, guardare con attenzione all’economia circolare e attrarre i talenti migliorando le condizioni di lavoro delle persone.

Come accelerare l’adozione di energia rinnovabile: il caso Walmart

Tra i problemi legati alle rinnovabili, c’è quello riferito al fatto che il numero di società coinvolte è ancora relativamente basso, con poco più di 100 aziende uniche che partecipano al mercato delle energie rinnovabili negli Stati Uniti dal 2008, secondo il Renewable Energy Buyers Alliance Deal Tracker. Schneider Electric, tramite il progetto Gigaton di Walmart, che mira ad evitare un gigatone (un miliardo di tonnellate metriche) di anidride carbonica dalla catena del valore globale di Walmart entro il 2030, vuole sensibilizzare le aziende più piccole ad avvicinarsi al mercato partendo dalla conoscenza dei meccanismi specifici che governano le transazioni di energia rinnovabile.

Questa azione di mentoring da parte di aziende leader che intendono traghettare realtà più piccole verso lo sviluppo sostenibile ha portato ottimi frutti. Ad oggi, più di 2.300 fornitori di 50 paesi stanno partecipando al progetto Gigaton: i fornitori hanno segnalato un totale di 230 milioni di tonnellate di emissioni evitate dal 2017 – oltre il 20% dell’obiettivo – attraverso energia, rifiuti, imballaggi, agricoltura, foreste e uso e progettazione dei prodotti. Walmart Inc. e Schneider Electric hanno annunciato oggi una nuova collaborazione che fornirà un maggiore accesso all’energia rinnovabile per i fornitori statunitensi di Walmart, consentendo loro di guidare l’azione per il clima.

La digitalizzazione – continua Mangiò – ci offre strumenti concreti per accelerare il percorso di innovazione sostenibile e negli ultimi anni ha creato opportunità sempre più ampie per adottare comportamenti e scelte tecnologiche virtuose e coniugare la crescita con lo sviluppo umano e sociale. Lo scopo di collaborazioni come quella con Global Footprint Network è dimostrare che si possono ottenere risultati importanti perché abbiamo gli strumenti per imboccare la strada di un futuro sostenibile”.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here