Per la lotta alla disoccupazione e la competitività delle imprese servono competenze digitali

Nel 2020, nel contesto della pandemia, sono stati persi circa 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno: il digitale rappresenta lo strumento essenziale per una ripresa socio-economica su larga scala, e per la creazione di un futuro lavorativo che sia dignitoso e sostenibile

All’interno di uno scenario incerto ed in rapida evoluzione per i mercati globali nel quale il mondo è stato catapultato dalla pandemia ancora oggi in atto, emergono dati dalle osservazioni del World Economic Forum che indicano come nel 2020 la forza lavoro globale abbia perso l’equivalente di circa 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno; si stima anche una perdita di 3,7 trilioni di dollari in salari, e complessivamente una contrazione pari al 4,4% del PIL globale.

In questo contesto, il digitale si sta rivelando essere lo strumento essenziale per una ripresa socio-economica su larga scala in grado di impattare positivamente sulle stime sopra citate per ricostruire concretamente un futuro lavorativo stabile su scala globale.

Il ruolo del digitale nella lotta alla disparità occupazionale

La crisi sanitaria in atto ha costretto le aziende ad anticipare l’adozione di nuove soluzioni digitali, la cui implementazione non era prevista nel breve termine, ma che si è resa indispensabile per far proseguire le attività economico-produttive. Con i divieti di spostamento, infatti, le riunioni sono diventate virtuali, e l’uso dell’Intelligenza Artificiale ed altre soluzioni digitali si sono intensificati.

Questi cambiamenti così repentini non hanno fatto altro che ampliare il divario digitale ed accentuare le disuguaglianze sociali tra differenti ed eterogenee classi di lavoratori. Una recente ricerca condotta dalla Zurich e dalla Smith School of Enterprise and Environment dell’Università di Oxford, ha confermato che i datori di lavoro e le loro imprese si sono visti costretti ad anticipare l’adozione di soluzioni tecnologiche che contavano di implementare nel prossimo quinquennio, ed hanno dovuto favorire l’acquisizione nell’immediato di maggiori competenze digitali da parte della propria forza lavoro come risposta alle misure restrittive imposte dalla pandemia.

Tra le differenti categorie di lavoratori, i più colpiti sono stati senz’altro i giovani, i quali sono stati tra i primi a perdere il posto di lavoro, poiché spesso assunti in settori fortemente colpiti dalla pandemia e con contratti part-time o temporanei. Le successive chiusure ed il conseguente distanziamento sociale hanno anche influito negativamente sulle opportunità di formazione, necessarie per acquisire le skill richieste nei vari settori lavorativi, rendendo di fatto ancor più difficile per alcuni la ricollocazione nel mercato del lavoro. Al contrario, coloro che hanno avuto accesso a una tecnologia affidabile hanno potuto sviluppare le competenze necessarie per svolgere il proprio lavoro anche a distanza, senza incorrere in interruzioni del rapporto di lavoro.

Il divario scaturito tra i lavoratori che possiedono le competenze e gli strumenti digitali e coloro che, invece, ancora non hanno neppure i mezzi per acquisire le skill necessarie a padroneggiare i nuovi strumenti digitali potrà ridursi gradualmente mediante la riqualificazione dei lavoratori incentivata dai datori di lavoro e dagli educatori. In particolare, gli educatori devono assicurarsi che le risorse di domani abbiano le competenze digitali necessarie per svolgere le loro attività professionali da remoto senza difficoltà. Altrettanto importante è la questione relativa ai sistemi a banda larga, i quali dovranno essere sempre più affidabili per supportare i dipendenti nello svolgimento delle proprie attività da remoto, così come favorire la gestione a distanza dei processi aziendali.

Naturalmente, il divario digitale non si riscontra solo sul posto di lavoro, ma è presente anche nelle scuole, dove molti studenti che non hanno avuto accesso durante la pandemia agli strumenti digitali più affidabili, sono rimasti indietro con la loro formazione non potendo conseguire gli obiettivi di apprendimento previsti.

L’Importanza delle Tecnologie Umanizzanti

In un’ottica di economia “low touch”, con il lavoro svolto maggiormente a distanza, le aziende devono rivalutare il modo con il quale gestiscono le prestazioni dei dipendenti. Le soluzioni adottate nel corso del tempo devono essere orientate sia alla tutela della salute mentale sia al miglioramento della performance.

Durante la pandemia le aziende sono state costrette a operare a distanza, ed è improbabile che i cambiamenti nel modo in cui si sta lavorando vengano cancellati al termine di questa fase emergenziale. Secondo il rapporto Future of Jobs 2020 del World Economic Forum, infatti, più dell’80% dei datori di lavoro prevede di utilizzare il lavoro a distanza e di digitalizzare i propri processi aziendali in modo duraturo nel tempo: il lavoro a distanza, quindi, rappresenta oramai una nuova forma di realtà della dimensione lavorativa. Le realtà del lavoro da remoto, la digitalizzazione e i rapidi cambiamenti nel capitale umano richiedono una trasformazione massiccia nell’approccio alla crescita economica e alla performance produttiva.

La necessità della trasformazione digitale è ormai sotto gli occhi di tutti, ma ciò su cui è necessario interrogarsi è il come orientare gli investimenti in soluzioni digitali che siano umane, efficaci e non solo efficienti: occorre, cioè, avviare un processo di umanizzazione della tecnologia. Per esempio, sono necessari strumenti di vendita che non solo traccino le attività, ma tendano a incoraggiare la condivisione delle migliori pratiche all’interno dei team, le opportunità di essere riconosciuti e guidati, e gli strumenti di onboarding che permettono ai nuovi assunti di costruire relazioni autentiche mentre affinano le competenze necessarie per la rivoluzione del reskilling. Occorrono tecnologie che incoraggino i dipendenti a conoscersi meglio e rendano fattibile la connessione attraverso nuove dimensioni lavorative.

Il World Economic Forum propone al riguardo cinque domande da considerare quando si valuta ciò che è necessario per massimizzare le prestazioni aziendali tenendo conto del rapporto tra risorse umane e digitalizzazione:

  1. Quali aspetti vengono ottimizzati con la tecnologia: Efficienza, efficacia, coinvolgimento?
  2. La tecnologia permette interazioni umane più autentiche?
  3. Ha un facile accesso ai dati e alle analisi che permettono un costante miglioramento dei processi critici relativi al business e alle risorse umane?
  4. Cosa provano i dipendenti, i clienti ed i partner dopo aver usato la tecnologia? Si sentono più coinvolti nel lavoro e interconnessi?
  5. La tecnologia è un’esperienza umana intrinsecamente potenziante ed edificante?

Approcci integrati per soluzioni innovative

Di fronte a questi cambiamenti radicali e senza precedenti che stanno trasformando strutturalmente il mondo produttivo, i leader governativi e aziendali dovranno intraprendere azioni volte a contrastare nell’immediato la disoccupazione, e che tutelino le fasce professionali più esposte in futuro al rischio di perdita del posto di lavoro. Ci si aspetta anche che le nuove politiche globali dei governi puntino a favorire gli investimenti nei mercati di domani di cui beneficerà la società, compresi quelli come l’EdTech, l’economia dell’assistenza e l’economia verde, nella prospettiva dei nuovi posti di lavoro da essi derivanti in futuro.

I dati del “Future of Jobs Survey” mostrano che quasi la metà del totale dei lavoratori avrà bisogno di riqualificazione, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente. I datori di lavoro stanno sempre più riconoscendo il valore di investire nello sviluppo delle competenze digitali dei loro dipendenti, e tra loro, circa il 66% degli intervistati ha affermato che si aspetta di vedere un ritorno degli investimenti in formazione grazie alla riqualificazione e all’aggiornamento delle competenze dei propri dipendenti già entro un anno. Questi sforzi si stanno muovendo sempre più anche verso le piattaforme online, suggerendo uno spostamento significativo verso l’apprendimento digital-first.

Una convergenza tra digitalizzazione e formazione per garantire i lavori di domani

Come si è detto, la crisi globale dovuta al Covid19 ha ampliato il divario tra lavoratori qualificati e non, in particolare, tra coloro che possiedono le competenze digitali per svolgere al meglio il proprio lavoro nel nuovo contesto produttivo e coloro che invece necessitano di un adeguato “reskilling”.

La forte crisi occupazionale e la contrazione dell’economia mondiale potrà certamente trovare un rilancio grazie alla formazione aziendale e scolastica, aiutando a colmare il divario tra coloro che possiedono e coloro che non possiedono le competenze digitali necessarie alla vita produttiva contemporanea. Ciò rappresenterebbe la base per la creazione di un futuro per il lavoro dignitoso e sostenibile.

Il processo di digitalizzazione può quindi fornire gli strumenti necessari all’azienda e alle risorse umane coinvolte non solo per generare profitto, ma anche per costruire una nuova forma di benessere aziendale come valore aggiunto arricchito dall’impiego delle cosiddette “tecnologie umanizzanti”.

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