Una ricostruzione green dell’Ucraina è possibile?

Parte del progetto di ricostruzione dell'Ucraina è il Programma New European Bauhaus e, grazie all'iniziativa denominata Phoenix i comuni ucraini interessati verranno trasformati in future smart cities puntando a sostenibilità, efficienza e inclusione per dare al popolo un senso di rinascita

Immagine distribuita da Pixabay con licenza CCO

Soffiano, purtroppo, ancora venti di guerra in Ucraina, ma fortunatamente si sono già messe in campo azioni di ricostruzione per quelle terre ingiustamente martoriate. 

La “centrale verde dell’Europa” è quanto si auspica diventi l’Ucraina dopo la guerra ed è quanto sostiene Lesia Vasylenko, che presiede la sottocommissione per il clima della Verkhovna Rada (il parlamento ucraino). Uno stimolo dunque alla transizione ecologica europea, rendendo il paese ucraino un motore verde per i cambiamenti climatici richiesti e investendo in progetti sostenibili. 

“Stiamo essenzialmente ripartendo da zero con la quantità di siti industriali ed energetici distrutti”, ha dichiarato la deputata “Possiamo essere il terreno fertile per le nuove tecnologie per i progetti pilota. (…) È un’opportunità per l’Ucraina, ma anche per il mondo”.  

Parte del progetto di ricostruzione dell’Ucraina è il programma New European Bauhaus. L’iniziativa si chiama “Phoenix” e partirà con la condivisione delle esperienze e strategie all’avanguardia del New European Bauhaus con i comuni ucraini interessati che verranno trasformati in future smart cities puntando a sostenibilità, efficienza e inclusione. 

Gli interventi riguarderanno sicuramente le urgenze abitative per gli sfollati, le abitazioni circolari, cioè partendo dal recupero e dal riciclo degli edifici e dalle infrastrutture distrutte e lo sviluppo delle capacità di creare dei team tra gli operatori e i comuni per dare uno scopo di rinascita agli ucraini.  

Anche Greenpeace è scesa in campo e ha deciso di contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina facendolo all’insegna della sostenibilità, per dimostrare che una ricostruzione verde sia possibile. 

Con le associazioni ucraine Ecoaction, Ecoclub e Victory of Ukraine stanno promuovendo progetti per installare impianti solari fotovoltaici all’interno di ospedali così da garantire un’indipendenza energetica e allo stesso tempo riducendo le emissioni di CO2. In questo modo i benefici saranno sia climatici ma anche economici perché l’energia solare può garantire una sicurezza energetica. 

Dobbiamo prendere in considerazione tecnologie efficienti dal punto di vista energetico, che non facciano solo risparmiare soldi, ma riducano anche le emissioni di CO2 e il nostro impatto negativo sull’ambiente”, spiega Denys Tsutsaiev di Greenpeace Central and Eastern Europe. “Non vogliamo che i fondi stanziati per la ricostruzione dai partner internazionali siano spesi per vecchie tecnologie inquinanti. Ecco perché abbiamo deciso di mostrare l’efficienza delle pompe di calore in questo contesto. Il nostro obiettivo è trovare città partner in Europa che siano pronte ad aiutare le comunità locali ucraine nella ricostruzione ecologica. Il principio fondamentale della ricostruzione dovrebbe essere ‘Build Back Better’ (ricostruire meglio)”.  

Intanto si va concretizzando l’impegno dell’Italia, attraverso l’Enel, a donare all’Ucraina i pannelli solari e a renderlo noto è la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen sul suo canale twitter: “Ho promesso di lavorare con l’Ucraina sulle fonti di energia rinnovabili, importanti per la sua sicurezza energetica. Ora lo facciamo: un primo lotto di 5.700 pannelli solari sarà presto inviato al paese. Grazie alla commissaria all’Energia, Kadri Simson, per aver lavorato con l’industria su questo tema – sono sicuro che arriveranno altre donazioni”.  

In tanta tragedia, una ricostruzione green in Ucraina volano dei richiesti cambiamenti climatici europei è possibile, non bisogna lasciarsi sfuggire questa opportunità. 

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