Elegia del fare. 14: la fatturazione elettronica

Ed è subito marzo. E con marzo, è subito fatturazione elettronica obbligatoria verso tutta la Pubblica Amministrazione italiana. A partire dal 31 marzo, data che segna l’addio definitivo alla cara vecchia fattura cartacea.
Col solito e inevitabile strascico di “luci ed ombre”, di “criticità di implementazione”, di più o meno reali (molto meno che più, a ben vedere) “costi aggiuntivi” messi a carico delle aziende.
In realtà, c’è ben poco di cui lamentarsi: il mercato ha reagito più che positivamente, creando offerte decisamente interessanti e alla portata anche delle piccolissime imprese. Non mancano servizi offerti gratuitamente e software open source.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: e se facessimo quel passettino in più, rendendo obbligatoria la fattura elettronica per tutte le transazioni commerciali B2B a livello nazionale?
In fondo, se un’azienda si deve dotare di una soluzione (prodotto software o servizio che sia) per emettere fatture alla PA, tanto vale che lo faccia sino in fondo e la utilizzi per tutte le fatture emesse.

fatturazione elettronicaE subito voi direte: “eh già, bravo tu PCF: la fai facile!”
E ai costi, chi ci pensa?
Già: chi ci pensa?
Proviamo a girare la domanda al sistema bancario: ci potreste pensare voi, ai costi?
Perché se c’è una cosa che appare clamorosamente evidente è questa: la fattura elettronica abbatte sensibilmente il rischio di credito sullo sconto del portafoglio commerciale. E ne abbatte anche i costi, se pensiamo alle operazioni di conferma che molte banche attivano nei confronti del debitore prima di concedere l’anticipazione all’azienda presentatrice.
Fine delle fatture false, fine delle “presentazioni multiple all’anticipo”. Insomma: fine di un incubo, per i banchieri.
E quindi, perché non provare a confrontarsi con l’ABI per capire se ha senso immaginare a un (fosse anche poco più che simbolico) abbassamento del tasso di interesse sull’anticipo fatture in cambio di flussi interamente telematici (e, quindi, di fatture “accettate” dal debitore senza bisogno di scambiarsi raccomandate)?
Perché se per caso questa non fosse un’idea completamente sballata, allora potremmo dire alle aziende: “ecco, questo è un esempio concreto di come il digitale può aiutarvi concretamente semplificandovi la vita e non costando – nei fatti – nulla”.

Come sempre, l’ingrediente segreto è il commitment: se all’ABI una cosa del genere la chiedo io, mi rideranno dietro.
Ma cosa succederebbe se a chiederglielo fosse il Presidente del Consiglio?

La risposta non la sapremo mai, salvo che il Presidente non la faccia davvero questa benedetta domanda.

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