Wind e Vodafone hanno presentato ieri in audizione alla Camera alcune proposte sulle reti di nuova generazione. Non sono mancate critiche al nuovo piano di Telecom Italia e un richiamo alla concorrenza per evitare ri-monopolizzazioni di mercato.
Wind, che in Italia è il secondo principale operatore nella telefonia fissa per numero di clienti e terzo nella telefonia mobile, ha sottolineato l’urgenza di un intervento da parte delle istituzioni per ristabilire condizioni di concorrenza nel fisso, anche per evitare che il passaggio dal rame alla fibra possa rivelarsi un’occasione per riproporre un monopolio. “Un tale impegno è necessario per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale in un contesto competitivo”, secondo Ossama Bessada, amministratore delegato di Wind, oltre che vice presidente esecutivo per Nord America ed Europa di VimpelCom.
“Ad oltre 15 anni dalla liberalizzazione della telefonia fissa – ha fatto notare Bessada – l’ex monopolista continua ad avere circa il 70% del mercato retail, e in questo difficile contesto competitivo l’incremento continuo da parte di Telecom Italia dei prezzi all’ingrosso dei servizi di accesso alla rete rame e le politiche di pricing aggressive, anche oltre i limiti consentiti, stanno riducendo significativamente la capacità di competere degli altri operatori, compromettendo seriamente il livello di concorrenza faticosamente raggiunto”.
Nonostante la contrazione del mercato delle Tlc, Wind anche nel 2011 ha investito circa 1 miliardo di euro oltre agli 1,1 miliardi pagati per le frequenze LTE. Dimostrazione concreta secondo Bessada che Wind vuole continuare a giocare un ruolo primario nel settore delle telecomunicazioni in Italia.
A lamentare la mancanza di concorrenza è stata anche Vodafone Italia, secondo cui il mercato della telefonia genera un business in perdita a causa dell’assetto delle regole e del mercato e comporta zero marginalità per gli operatori alternativi.
“Il 100% della generazione di cassa – secondo Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato di Vodafone Italia – va a Telecom che mantiene il monopolio dell’accesso, con canoni e prezzi in aumento e in controtendenza rispetto all’Europa. Per questo auspichiamo che il Governo metta al centro del programma di liberalizzazioni anche la telefonia fissa”.
Per Bertoluzzo, se venisse confermato il nuovo piano di sviluppo di Telecom Italia sarebbe un grande passo indietro. “Non più una rete di nuova generazione in fibra, bensì di vecchia generazione in rame”.
Tre le condizioni per Vodafone per lo sviluppo della nuova rete. Che le istituzioni mantengano l’ambizione di portare la fibra fino a casa del cittadino; che l’Autorità vigili con regole a tutela della concorrenza; che, se ci sono soldi pubblici come il Piano EuroSud per l’Agenda Digitale, siano destinati ad un progetto aperto alla competizione e non al progetto privato del singolo operatore.
La soluzione per Vodafone è quella di un veicolo societario per realizzare un’infrastruttura in grado di modernizzare il Paese, subito disponibile per capitalizzare il valore degli investimenti pubblici e privati.
“Più che cercare accordi teorici dobbiamo andare avanti con quello che esiste già”, secondo l’ad di Vodafone. “E noi abbiamo dato la nostra disponibilità a diventare clienti di Metroweb e, se questo consentirà di accelerare lo sviluppo, anche di partecipare all’equity”.
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