L’impatto della tracciabilità dei pagamenti sul settore turistico

Francesco Soro e Annalisa De Luca ci spiegano cosa sta accadendo sul tema della tracciabilità dei pagamenti nel settore turistico.

Di recente abbiamo proceduto ad un’analisi delle opportunità apportate al settore del turismo dalle innovazioni legate al web 2.0 evidenziando come, senza un’opportuna ricognizione degli strumenti a disposizione, raccogliere la sfida del rilancio economico passando per il settore del turismo sarà davvero difficile.

È per ragioni opposte che oggi torniamo ad affrontare il tema, dichiarando da subito che andremo controcorrente, anche rispetto ai nostri pensieri iniziali.

Com’è noto, il D.lgs. 6 dicembre 2011, n. 201 – meglio noto come “manovra Monti” – ha introdotto novità in ordine alla tracciabilità dei pagamenti il cui contenuto è noto ai più ma le cui conseguenze sull’economia reale si stanno palesando solo con il passare delle settimane, suscitando qualche riflessione.

Il dispositivo cui ci riferiamo è quello contenuto nell’art. 12 del decreto, che fa divieto di acquistare merce o pagare tramite denaro contante servizi di valore superiore ad euro 1.000.

Per settimane, le polemiche legate al conseguente obbligo per i pensionati di aprire un conto corrente hanno avuto risalto costante tramite notiziari e stampa quotidiana, nessuno, però, aveva immaginato che i primi a risentire di tale limitazione sarebbero stati gli addetti ai lavori dell’industry alberghiera.

Attualmente il settore del turismo, in calo sul fronte della domanda interna, vive un momento di crescita – del 3%, per l’esattezza – grazie ai visitatori esteri. Sebbene si registri un incremento del numero di visitatori provenienti dagli Stati Uniti, la cui domanda si attesta sul 4% del totale, è un dato incontestato che l’Italia debba rivolgere la propria attenzione anche, e soprattutto, su altri paesi, adeguando la propria offerta in modo da incrociare i flussi prevalenti e le preferenze dei nuovi mercati.

Oggi, infatti, sono le popolazioni provenienti dai cosiddetti Paesi emergenti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), con una popolazione complessiva che supera il 40% di quella mondiale, a rappresentare un target imprescindibile per un mercato che voglia definirsi leader nell’ambito del turismo: secondo i più recenti dati resi noti dall’Istat, le presenze in Italia di turisti provenienti dalla Cina nel 2010 sono state oltre 1 milione e mezzo, in salita del 20% rispetto all’anno precedente, mentre le presenze di turisti russi sono state oltre 4 milioni e 200 mila, in crescita del 22% rispetto al 2009. Secondo lo stesso Ministro Piero Gnudi, intervistato dal Sole24Ore, peraltro, «a quota di mercato costante, i flussi possono portare il contributo del settore al PIL italiano dall’attuale 13%, al 18% nel 2020, con la creazione di circa 1,6 milioni di posti di lavoro».

Date tali premesse, riteniamo, dunque, doveroso tentare di chiarire gli aspetti fondamentali del nesso tra manovra Monti, crescita del turismo e tecnologia.

Secondo l’International Trade Organization, nonostante i tassi di crescita economica galoppanti, il livello di adozione degli strumenti di pagamento elettronico nei Paesi BRIC è inferiore a quello di molte altre Nazioni, incluse alcune del continente africano. Se negli Stati Uniti in media ogni abitante possiede 2.5 carte di credito o bancomat, in Giappone 1.7 e nel Regno Unito 1.4, in Cina ne esistono solo 0.03 pro capite e in India e in Russia lo 0.02. Questo vale a dire, in altri termini, che la soglia di 1000 euro per l’utilizzo del contante, introdotta dalla manovra Monti, rischia di rappresentare un elemento respingente proprio per i turisti che ci proponiamo di intercettare, quelli provenienti dai Paesi con maggiore crescita economica.

Un fattore a-competitivo, insomma, che davvero non possiamo permetterci. Occorre pertanto individuare soluzioni normative che, da un lato, consentano agli operatori turistici italiani di poter diversificare il trattamento nei confronti dei visitatori provenienti dai Paesi con scarsa o nulla propensione all’uso degli strumenti elettronici di pagamento e, dall’altro, consentano di temere ferma la ratio del provvedimento, dunque la sua finalità anti evasione. Si potrebbe, ma è solo uno degli esempi possibili, vincolare la struttura turistica a versare, entro il giorno lavorativo successivo, le somme ricevute in contanti sul proprio conto corrente.

Un ripensamento del Governo sull’abbassamento della soglia dei mille euro per il settore alberghiero, insomma, potrebbe rendersi davvero necessario. In mancanza di un intervento, infatti, gli imprenditori potrebbero reagire con pratiche elusive della legge per permettere a chi non possiede una carta di credito – cinesi e russi in primis – di pagare in contanti.

Non solo. Nel peggiore dei casi le nuove limitazioni introdotte potrebbero finire per soffocare un proficuo segmento di mercato.

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Francesco Soro è avvocato e Presidente del CoReCom Lazio e del Coordinamento nazionale dei Corecom. Fino al 2008 è stato Consigliere per L’Innovazione del Ministro per gli Affari Regionali, membro di diverse Commissioni ministeriali, nonché Presidente del Consorzio ICT, società mista a maggioranza pubblica della Regione Lazio con Alenia Spazio, IRI management, Distretto dell’ICT e dell’Audiovisivo e TecnoPolo. E’ stato Off Counsel per Rosstto & Partners e, in precedenza, partner di Sciumè Zaccheo & Associati, dove ha svolto l’attività professionale in ambito litigation e pubblic affairs.

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