Il mercato televisivo italiano soffre per l’andamento negativo della raccolta pubblicitaria: i vertici della televisione commerciale l’avevano già ammesso più volte.
Marco Paolini, direttore marketing strategico di Mediaset, a fine Maggio, aveva chiaramente dichiarato che l’ingresso nell’industria televisiva di nuovi player, soprattutto dei giganti del web, insieme alla riduzione della raccolta pubblicitaria mettono a rischio la sostenibilità del sistema. “I mercati pubblicitari stanno diminuendo e i costi aumentando – aveva detto Paolini – Penso… che la mole di investimenti pubblicitari non regga più il numero di canali esistenti e che il rapporto tra quello che si spende e quello che si ricava non sia più corretto“.
L’allarme questa volta arriva dal Presidente della televisione pubblica, Paolo Garimberti. “L’andamento della pubblicità è in un momento difficile. Il Direttore generale ha presentato questa mattina in Consiglio una relazione sull’andamento dei conti. Quando la leggeremo vedremo come comportarci”.
La situazione della Rai è ancora peggiore: nell’immediato per i costi sostenuti per gli Europei, ma acora di più per le incertezze sui futuri vertici della televisione pubblica.
Garimberti, da parte sua, si ripropone di affrontare le difficoltà dell’azienda nel prossimo consiglio di Giovedì, ritenendo che “fino a quando non saranno insediati i nuovi vertici questo Consiglio ha il dovere di occuparsi dell’amministrazione dell’azienda”.
Le nomine dei nuovi consiglieri intanto sono slittate. Il Pdl aveva richiesto di rimandare la seduta della Commissione di Vigilanza, incaricata di nominare 7 dei 9 nuovi consiglieri Rai. Sergio Zavoli, Presidente della Commissione, dopo aver riscontrato l’assenza del numero legale, ha dovuto dichiarare nulla la votazione. Zavoli vorrebbe riconvocare a breve la commissione (3 Luglio), ma la situazione resta complessa.
Il partito di Berlusconi non ha ancora raggiunto un’intesa con la Lega Nord sui nomi da votare, e all’interno del partito stesso, non si è raggiunto ancora un accordo complessivo sulle nomine. Una fetta del partito infatti preferirebbe andare avanti con l’attuale vertice in caso di elezioni anticipate.
Pd e Italia dei Valori sottolineano entrambi l’irresponsabilità dell’atteggiamento del Pdl, e Antonio Di Pietro la continua mancanza di meritocrazia in nomine fondamentali per il Paese.
“Solo un atto di generosità di coloro che finora hanno impedito alla Vigilanza di discutere e selezionare in modo trasparente e pubblico le candidature può cambiare profondamente le cose. – ha sottolineato Di Pietro – Senza il quale, l’Italia dei valori non parteciperà a quella che diventerà la solita vecchia e logorante, per la Rai, spartizione partitica, com’è accaduto nel caso dell’Agcom e del Garante della Privacy”.
La spartizione partitica sembra, in ogni caso già avvenuta. Tre consiglieri RAI dovrebbero andare a Pdl, due al PD, che dovrebbe sostenere le nomine proposte dalle associazioni della società civile (Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo), e uno probabilmente all’Udc (a cui mancano però i voti necessari). Il settimo resta incerto e si dovranno aspettare le decisioni della Lega, che potrebbero essere aggirate con una nomina trasversale per impedire che il Pdl conquisti un quarto consigliere. La Lega intanto fa sapere, per bocca di Davide Caparini: “Non indichiamo nessuno nel cda della Rai e ci asterremo“.
A sostenere invece le nomine basate sullo scrutinio dei curricula restano pochi membri della Commissione di Vigilanza, tra cui il Partito Radicale e Italia dei valori.
Garimberti spera che la situazione si possa risolvere e “si possa uscire da questa palude, soprattutto ora che si deve preparare la programmazione autunnale”. Più duri i dirigenti Rai che si dicono “sconcertati”, preoccupati per una situazione in cui la Rai sarebbe “ferma nella gestione e nella messa a punto di progetti editoriali idonei al Servizio Pubblico”.
L’incertezza sui futuri vertici aziendali rende ancora più instabile l’azienda che dovrà affrontare decisioni importanti a breve. Lorenza Lei, attuale Direttore generale della RAI, ha dovuto varare ad Aprile un piano di tagli per 50 milioni di euro entro l’anno, proprio a causa di una raccolta pubblicitaria inferiore alle previsioni e il trend sarebbe ancora peggiore per il secondo trimestre.
I nuovi vertici aziendali probabilmente dovranno intervenire nuovamente, effettuando ulteriori tagli di costo per una cifra, che secondo fonti interne all’azienda, dovrebbe essere pari a circa 40 milioni. Tutto ciò a fronte di una situazione in cui i nuovi contenuti televisivi annunciati per l’autunno 2012-inverno 2013 non sono riusciti ad invertire la tendenza negativa.
La televisione pubblica rischia così non solo una profonda crisi finanziaria, ma anche di direzione e creativa. Fatti di per se gravi, ma che mettono ancora più a rischio il futuro aziendale in un momento di trasformazione del mercato e incremento della concorrenza e dell’offerta. È evidente come solo una strategia di lungo periodo possa invertire il declino dell’azienda e renderla in grado di confrontarsi con i cambiamenti economici, tecnologici e delle abitudini e gusti delle audience. Strategia che solo meccanismi differenti ed efficaci di governance e selezione possono garantire.
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