Google replica alla sentenza Samsung e difende Android

Google, dopo un iniziale silenzio, ha deciso oggi di rilasciare un comunicato e di replicare a mezzo stampa alla sentenza che, nei giorni scorsi, ha visto Apple vincente nei confronti di Samsung, che dovrebbe risarcirle più di un miliardo di dollari.

La Corte d’appello – ha dichiarato Google – potrà rivedere sia le violazioni contestate, sia la validità dei brevetti“. Soprattutto, Google difende il sistema Android spiegando che la sentenza “non riguarda il nucleo originario del sistema operativo Android – e tutte le aziende, in particolare quelle dell’industria della telefonia mobile, secondo Google – hanno sempre costruito su idee che erano già in giro da decenni“.

Noi lavoriamo con in nostri partner per offrire ai consumatori prodotti innovativi ed a prezzi accessibili – ha concluso Google – e non vogliamo nulla che possa limitarci in questo“.

Google manifesta una certa tranquillità soprattutto perché, secondo la società di Mountain View, i brevetti interessati dalla sentenza americana non solo non riguardano il sistema Android direttamente, ma si trovano anche in fase di riesame da parte dell’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti. Il fatto stesso, però, che Google abbia sentito ora il bisogno di intervenire nel dibattito, è sintomo che un certo timore c’è.

Il legame tra le vicissitudini di Samsung e “Big G” è più stretto di quanto non si pensi: la sentenza indirettamente chiama in causa anche il motore di ricerca più noto al mondo in quanto realizzatore del sistema Android. Il sistema operativo Android di Google è basato su alcuni dei sistemi e brevetti adottati da Samsung e che sono stati messi all’indice durante il processo da Apple come “copiati”. Questo comporta non pochi rischi di danni economici per Google e le altre aziende produttrici di dispositivi smartphone che adoperano il sistema operativo Android.

Se dovessero essere confermate in appello le accuse contro Samsung, Apple potrebbe decidere di chiedere un risarcimento oppure delle royalty, anche a Google per quanto concerne l’impiego di Android. In questa guerra incrociata di brevetti, paradossalmente, potrebbero uscirne vincitrici compagnie come Windows, che hanno sviluppato sistemi operativi propri, disponibili solo ed esclusivamente sui propri device.

Ne verrebbero invece penalizzate tutte quelle aziende che ricorrono al sistema “aperto” di Android e vi sarebbe un’inevitabile ripercussione per Google. Se venisse assestato un colpo di grazia processuale a Samsung, infatti, Google rischia di veder crollare (come già gli andamenti azionari di oggi dimostrano) la propria partnership con il primo oligopolista del mercato smartphone mondiale.

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