Business intelligence e modelli di evoluzione

Tempo fa abbiamo analizzato l’integrazione del metodo di BI all’interno dell’organizzazione aziendale , individuando tre livelli basilari che possiamo riepilogare come integrazione nulla, parziale o totale.

Il passo successivo per approfondire la conoscenza del metodo BI è capire che cosa serve per passare da un livello ad un altro e qual’è la modalità attraverso cui è possibile valutarne il grado di maturazione. Sul tema registriamo differenti scuole di pensiero, alcune delle quali appartenenti a società di consulenza ed altre ad organizzazioni indipendenti, basate sia su un approccio relativo alla maturazione tecnologica sia sulle basi del knowledge management.

La base comune può essere individuata nel metodo descritto nel LOBI (ladder of business intelligence) che aiuta nella creazione di organizzazioni “intelligenti” all’interno delle quali i sistemi tecnologici più in generale sono pensati e realizzati per generare casi di successo. Nello specifico il LOBI prevede un grado di maturazione della BI articolato in 6 livelli, individuati a partire dall’analisi dell’interazione tra persone, processi e tecnologia presenti all’interno dell’azienda.

Questo approccio di divisione in un numero abbastanza elevato di livelli (tendenzialmente nei modelli più popolari ne vengono identificati come minimo 5) indica che il precorso di sviluppo della BI è molto lungo e complesso. Un elemento di ulteriore complicazione la troviamo nella distanza presente tra alcuni dei livelli descritti, rappresentata con termini molto realistici come “Il golfo” e “l’abisso”.

Vediamo nel dettaglio un paio di queste modellizzazioni, in particolare il BI maturity model di TDWI (The Data Warehousing Institute) e di Gartner.

1) Il primo è organizzato su 6 livelli, a partire dal livello “prenatale”, dove la BI è essenzialmente un centro di costo, al livello “Infante” e poi attraverso il primo grande salto dell’organizzazione (il “golfo”) al livello “Bambino”, dove si iniziano a notare gli effetti della BI sul lavoro e si parla già di report ad-hoc e OLAP. SI passa poi allo stadio di “Adolescente” e passando attraverso il secondo grande gap (l’”abisso”) si arriva al livello “”Adulto”, in cui la BI è già in grado di indirizzare le strategie di business e risponde in maniera adeguata alle richieste di scenario “what-if”. L’ultimo livello, quello del “Saggio”, rappresenta una ulteriore evoluzione della BI a questo punto talmente integrata con le esigenze di mercato della compagnia da renderla addirittura capace di guidare il mercato stesso.

Se confrontiamo questo modello con i livelli di integrazione che avevamo precedentemente descritto vediamo come si sovrappongano perfettamente con le tre zone separate dai due gap: questi rappresentano essenzialmente delle fasi di stagnazione del processo di maturazione e per passare da una all’altra di solito sono necessari interventi economici, possibilmente supportati da personale con una specifica professionalità e un management fortemente motivato al cambiamento.

Questo modello presenta inoltre una visione differente a seconda dell’obiettivo con cui si osserva il fenomeno: valutazione del valore economico e dei costi, piuttosto che utilizzo della BI o ancora equilibrio tra controllo locale e standard aziendali. Il tutto genera, alla luce dei livelli e dei gap individuati anche una rappresentazione grafica (vedi foto) abbastanza utile per descrivere le potenzialità di un investimento nella BI su vari tavoli che si potrebbero dover affrontare in azienda.

2) Il secondo modello è quello di Gartner, organizzato su 5 livelli di maturità.  Si passa dal livello “Inconsapevole”, descritto come totale anarchia e foglie excel, al livello “Tattico”, dove i pochi illuminati che percepiscono il valore dello strumento si trovano all’interno della funzione IT e devono oltretutto combattere con organizzazioni e tecnologie non adeguate allo scopo, trovando spesso dati inconsistenti. “Focalizzato” con la creazione dei primi BICC (BI competency center), per passare a “Startegico” dove finalmente la BI supporta ed è guidata dal business con standard elevati e si muove in un ambiente in cui anche le metriche di valutazione fanno ormai parte del patrimonio comune aziendale. Fino ad arrivare al livello “Pervasivo” in cui l’area di lavoro della BI si estende dai clienti fino ai fornitori e la modalità di realizzazione non è più affetta dalle problematiche comuni di tutte le BI reali (un esempio per tutti: il problema dell’univocità dei dati).

In entrambi i modelli quindi viene evidenziata la complessità presente nell’evoluzione tra i vari livelli, tenendo in considerazione che si tratta intanto di affrontare allo stesso momento modifiche tecnologiche e non (in questo secondo gruppo possiamo mettere i cambiamenti di persone e processi) ed anche una possibile e molto probabile mancanza di omogeneità tra le varie strutture di una azienda, che potrebbero avere livelli di maturità differenti tra loro.

Questo è il panorama degli elementi che andrebbero presi in considerazionie nel preparare una strategia di sviluppo BI, per non trovarsi poi in nel mezzo di un “Abisso” proprio quando si pensava di aver ormai raggiunto la meta…

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