Grande attenzione alla rete e alla tutela dei cittadini online. E’ questa la sintesi del lavoro svolto dal Garante per la privacy nel 2013, come emerso nella Relazione annuale presentata oggi. La Relazione illustra i diversi fronti sui quali è stata impegnata l’Autorità nel suo diciassettesimo anno di attività, fa il punto sullo stato di attuazione della legislazione sulla privacy e indica le prospettive di azione verso le quali intende muoversi il Garante.
Tra le molte iniziative citate, vi è il sanzionamento per un milione di euro di Google e il servizio Street View e le azioni, in coordinamento con le altre Autorità europee, sempre nei confronti di Mountain View per le nuove regole privacy adottate. L’autorità è anche intervenuta per proteggere la privacy su smartphone e tablet e di recente ha definito un modello di consenso per l’uso dei cookie da parte degli utenti. E sul fronte pubblico, per garantire un corretto rapporto tra trasparenza della Pa e riservatezza delle persone sono stati presi provvedimenti di divieto nei confronti di decine di Comuni che avevano pubblicato sul web dati sanitari dei cittadini e, di recente, sono state adottate le Linee guida sulla trasparenza on line. L’Autorità ha anche fissato le regole sull’obbligo per le società di Tlc di comunicare agli utenti e al Garante le violazione subite dai data base in caso di attacchi informatici, eventi avversi o calamità.
“Siamo perennemente connessi e siamo disposti, spesso inconsapevolmente, a consegnare informazioni in cambio di vantaggi o comodità. Quasi attoniti davanti alla ‘grande fiera delle meravigliè dei prodotti digitali” ha dichiarato il Garante per la privacy, Antonello Soro, nel corso della Relazione, aggiungendo che “ogni gesto quotidiano lascia tracce digitali che nessuno potrà far scomparire”. “Anche la relazione tra potere e persona – ha aggiunto – si basa sempre più su una raccolta incessante di dati, di qualsiasi informazione riguardi l’individuo e le sue relazioni, sulla funzione demiurgica dell’algoritmo”. “Le rivelazioni di Edward Snowden – ha continuato – hanno rilanciato l’esigenza di porre la tutela dei dati a fondamento dello statuto di cittadinanza, perché proteggere i nostri dati significa proteggere la nostra vita e la nostra libertà”. Secondo Soro, infatti, le rivelazioni su Prism hanno dimostrato quanto possa essere rischiosa per la democrazia “la combinazione in un unico Paese, ancorché democratico, tra concentrazione dei principali provider e leggi emergenziali contro il terrorismo“. Dura presa di posizione anche verso le web company: “I giganti di Internet tendono ad occupare, in modo sempre più esclusivo, ogni spazio di intermediazione tra produttori e consumatori, assumendo un potere che si traduce anche in un enorme potere politico. Un potere sottratto a qualunque regola democratica.”
E il cybercrime rappresenta una frontiera di rischio costantemente in espansione “Maturano in rete nuove forme di criminalità, dal furto di identità fino alla più organizzata criminalità cibernetica. È un’emorragia stimata in 500 miliardi di dollari l’anno tra identità violate, segreti aziendali razziati, portali messi fuori uso e moneta virtuale sottratta”.
Per questo motivo, aggiunge Soro: “Auspichiamo con forza che l’imminente presidenza italiana del Consiglio dell’Unione possa essere l’occasione per ridare impulso al progetto” del nuovo regolamento europeo in materia di protezione dei dati e, al contempo: “Avvertiamo forte e urgente la necessità di potenziare la struttura dell’Autorità adeguandola ai nuovi compiti“. “Confidiamo – ha aggiunto – che il governo e il Parlamento vogliano condividere e sostenere il nostro impegno in questa direzione. Una grande democrazia, nel tempo della società digitale, ha il dovere di investire con coraggio in protezione dei dati personali, per difendere i diritti dei cittadini e, insieme, la sicurezza dello Stato”.
Alla presentazione della relazione annuale era presente anche il Presidente del Senato Pietro Grasso secondo cui le regole del mondo finanziario devono “valere anche per internet: come siamo chiamati a contrastare i paradisi fiscali e il segreto bancario in caso di reati economici dobbiamo contrastare i paradisi virtuali dove risiedono server che non consentono la rintracciabilità, o la rendono estremamente difficile, di chi ha commesso crimini perseguibili dal nostro ordinamento“. “Ho dovuto pormi” alcuni “interrogativi di fronte a richieste di privati cittadini i cui dati personali sono citati in atti parlamentari disponibili online. A confrontarsi sono le prerogative parlamentari, il principio costituzionale di pubblicità dei lavori e la tutela dei dati personali. Per affrontare e decidere su ciascuna richiesta il Consiglio di presidenza ha deliberato la creazione di un apposito gruppo di lavoro per fornire risposte puntuali caso per caso” ha concluso Grasso.
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