Un passo avanti

Archiviate le ultime (tecnicamente disastrose, comunicativamente funzionali) consultazioni pubbliche, il governo sembra averci preso gusto. Non è un male. Soprattutto se, come pare, si rimedia agli errori del passato. Finora, infatti, abbiamo assistito più o meno a tutto quello che si può sbagliare sul tema: l’email anziché il formulario, la mancata o tardiva pubblicazione dei dati e l’assenza di qualsiasi sistematicità. Diciamo pure che, visti i precedenti, non si poteva che migliorare.

consultazioneEd eccolo, appunto, il miglioramento. La prossima consultazione (ancora non annunciata, ma è questione di giorni) riguarda la “famigerata RAI”. Mamma RAI, quella che oramai vedono solo gli anziani, di cui nessuno vuole pagare il canone, e che versa cachet vergognosi ai conduttori di San Remo. La stessa che raccoglie polemiche su chi in RAI ci lavora, da precario o no, poco cambia.

Ebbene, ecco le novità. La consultazione avrà una durata precisa – 60 giorni – e, soprattutto, un modulo di domande e risposte. Sembrerebbe che finalmente siamo riusciti a liberarci della e-mail. Sarà necessario inserire il proprio codice fiscale, per scoraggiare l’invasione di post da parte delle stesse persone, generalmente i rappresentanti di categoria agguerriti. Ci saranno, almeno pare, alcune domande e altrettante risposte tra cui scegliere. Come dovrebbe essere qualsiasi consultazione insomma. Con un ventaglio di opzioni già definite e la possibilità per chi legge di orientarsi e comprendere.

Il buongiorno non si è visto al mattino. Pazienza. Ma se le indiscrezioni saranno confermate, vale la pena tirare fuori un altro proverbio “meglio tardi che mai!”.

 

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