Più di novecentomila url analizzati e più di duecentomila richieste di rimozione pervenute a Google: sono questi i numeri del Diritto all’oblio che i cittadini europei stanno esercitando da quando, lo scorso maggio una sentenza Ue ha riconosciuto agli utenti Ue il diritto “ad essere dimenticati” dalla rete. Ieri Google nel suo Transparency Report ha messo nero su bianco i numeri di una attività di notevole impatto: 922.638 url analizzate per un totale di 254.271 richieste di cancellazione pervenute da tutta Europa di cui il colosso ha effettivamente rimosso il 41%. I dati fanno riferimento a quanto accaduto a partire dal 29 maggio del 2014, giorno in cui Google ha iniziato a raccogliere, tramite apposito sito web, le richieste dei cittadini.
La Francia è il paese da cui è partito il maggior numero di richieste, 51,873; segue la Germania con 43,206 richieste inviate a Google, la Gran Bretagna con 32,143, la Spagna con 23,438 e, a chiudere la top five, c’è l’Italia con 19,126 richieste totali.
Google mostra anche quale provenienza hanno i link di cui il colosso ha effettuato la rimozione: dai risultati del suo motore di ricerca ha eliminato, tra i tanti, 6805 url di Facebook, 6059 da profileengine.com, 4000 url da groups.google.com 3948 da www.youtube.com e 3644 da badoo.com.
I numeri danno conto di una attività onerosa per il colosso per cui, ha spiegato Peter Fleischer, global privacy counsel di Google, in una recente conferenza sulla privacy a Berlino, Google sta facendo del suo meglio “per giocare un ruolo che non abbiamo mai chiesto di giocare, e che non vogliono giocare”. Di fatto all’azienda americana, da tempo nel mirino delle autorità Ue, è stata delegata la responsabilità di gestire il delicato equilibrio tra diritto alla privacy e diritto alla libera informazione in Europa, un ruolo non proprio secondario.
E ancora: fin dove si spinge l’autorità della Ue nello stabilire i confini entro cui i cittadini possono esercitare il loro diritto all’oblio in rete? Un’altra delle grandi questioni attorno cui c’è acceso dibattito, infatti, gira attorno alla “portata” delle rimozioni. Google sostiene che ha l’obbligo di rimozione solo su domini europei, quindi su google.it, google.es, google.de, google.fr, ecc., ma non su google.com dal momento che la sentenza Ue vale per l’Europa e non può dettare le regole della rete a livello globale. Diversa la posizione dei regolatori Ue, invece, che pur riconoscendo l’azione di Google, premono per una rimozione totale, l’unica che assicurerebbe il vero diritto all’oblio.
La questione è ancora aperta e lo sarà, viste le premesse, ancora a lungo.
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