#IoT e startup: quale strada per il loro sviluppo?

Nel mese di luglio Cisco ha dichiarato che investirà almeno un miliardo di dollari nei prossimi cinque anni per finanziare le startup britanniche dedicate all’Internet of Things: la società ha precisato che si tratta soltanto di uno dei tanti tasselli di un disegno più grande che ha progettato per accelerare lo sviluppo di tecnologie e modelli legati all’Internet delle cose.

Ha senso finanziare società altrui, seppur in stato embrionale, per far crescere e sviluppare un mercato in cui si è già leader? A giudicar da come si comportano le “big” nei confronti delle startup, sembrerebbe proprio di si e il fermento generato da quelle legate all’Internet Of Things ne è un elemento probante.

Startup e Internet of Things: quale legame tra i due mondi?

startupInnovazione: è questa la parola che lega l’universo delle startup con l’ecosistema in crescita dell’Internet Of Things. La potenzialità dell’Internet delle Cose di essere elemento realmente ‘disruptive’ ha stimolato profondamente la creatività di chi vede nelle innovazioni tecnologiche un modo per fare impresa, applicandola a vari settori: per comprendere realmente la portata del fenomeno è sufficiente pensare che l’Istituto Gartner prevede che il 50% delle soluzioni IoT per le aziende arriveranno sul mercato grazie a startup non più vecchie di tre anni entro la fine del 2017.

Se tutto questo è vero, quali sono in dettaglio i settori in cui le startup IoT stanno realmente portando innovazione? In che modo l’Internet Of Things sta incidendo sull’imprenditoria? È possibile fare numerosi esempi riguardo i settori e le startup IoT che stanno riscuotendo successi, riconoscimenti e, soprattutto, finanziamenti, vediamone tre a titolo esemplificativo:

  • Smart Home: probabilmente il settore dove vi è maggior fermento di startup legato all’Internet of Things; sono numerosi le applicazioni che possono scaturire dalla sensoristica applicata ad Internet e non mancano esempi interessanti come “Water Hero”, una startup IoT che ha creato uno strumento con cui è possibile tenere sotto controllo le tubature dell’acqua grazie alla combinazione di sensori e WiFi e che sfrutta lo smartphone degli utenti come dashboard di controllo; o ancora “Tado”, in grado di tenere sotto controllo il consumo energetico della casa anche a distanza tramite device mobile.
  • E-Health: un esempio su tutti per comprendere la reale portata delle startup innovative legate all’IoT nel campo sanitario è probabilmente quello di Rob Royea, scenziato e imprenditore, che ha sviluppato un sistema per identificare, tramite un dispositivo wearable, le cellule tumorali del seno; in dettaglio, come riportato da Blair Christie sul Blog di Cisco, “Cyrcadia Health” (questo il nome della startup di Rob Royea) ha sviluppato un reggiseno dotato di sensori in grado di leggere le temperature cellulari, trasmettendo dati in tempo reale a un database consultabile dai pazienti; il reggiseno è anche in grado di lanciare l’allarme direttamente al medico curante in caso di dati particolarmente preoccupanti.
  • Mobilità e trasporti: collegato anche al tema delle smart city, il settore della mobilità urbana ha ispirato un gran numero di startup IoT il cui scopo è proprio quello di migliorare la viabilità delle reti stradali; un esempio sono i sensori di parcheggio (come FYBR) che consentono di visualizzare su una mappa digitale quali posti sono disponibili o occupati, al fine di ridurre il traffico e, soprattutto, lo stress dei guidatori che spesso cercano parcheggio anche per svariate ore.

Nonostante questi numerosi e incoraggianti esempi non bisogna commettere l’errore di pensare che basti avere una buona idea per realizzare una startup di successo nel settore dell’IoT né, tanto meno, che basti finanziare una buona idea per poter supportare l’innovazione. Purtroppo il tasso di mortalità delle startup è molto elevato e chi sostiene che “basta lanciarsi” sta raccontando una bella favola retorica che non tiene conto di nessun principio di realtà.

Il modello possibile: ecosistemi integrati

Il mondo delle startup legate all’IoT è estremamente competitivo: per poter emergere dalle centinaia di startup che nascono e muoiono ogni anno è necessario appoggiarsi ad un modello di sostenibilità che faccia leva su finanziamenti, acceleratori, contest di prestigio ma anche formazione e supporto tecnico. E’ importante avere punti di riferimento “giusti” e, lato imprese, questi modelli esistono e sono sempre più cruciali: non basta offrire agli innovatori tool tecnici ma anche e soprattutto ecosistemi integrati che favoriscano approcci innovativi. A maggior ragione quando si parla di IoT e, ancora più in generale, di IoE con tante opportunità concrete e altrettanti rischi.

Si parte dalla formazione all’innovazione che è diventata un pilastro: non si può pensare che startup IoT riescano a trovare spazio nel mercato senza che si costruisca nel tempo una cultura d’innovazione da cui poi far scaturire idee di imprenditorialità IoT. Cisco, ad esempio, ha creato un sistema di supporto alle startup basato su diversi elementi, tra cui academy, acceleratori, contest e supporto finanziario, tecnico e know how. Si parte proprio dalla formazione, grazie al programma delle Networking Academy: veri e propri percorsi di formazione orientati alle professioni del futuro, cui si sommano eventi puntuali come gli Academy Day, giornate dedicate esclusivamente agli studenti per far scoprire il futuro delle tecnologie e le opportunità di cambiare il modo in cui viviamo, lavoriamo, apprendiamo grazie all’Internet of Everything.

Si prosegue con iniziative a supporto che mirano, ad esempio, a fornire gli strumenti strategici con cui approcciare ad un’idea di business IoT, Cisco ha messo in piedi il “Cisco Entrepreneurs in Residence”, un programma di incubazione di startup della durata di 6 mesi, proprio per supportare economicamente e strategicamente le nuove imprese legate all’Internet Of Things: la sede centrale è naturalmente nella Silicon Valley, ma sono stati attivati anche altri programmi satellite a San Diego, Chicago, Boston e Vienna. E ancora centri di innovazione multidisciplinari come il recente openBerlin, luoghi di incontro e supporto alla digital transformation orientata all’IoE che unisce imprenditori, innovatori e Pa e il nuovo  Innovation and Research Center a Parigi, anch’esso un hub di open innovation, che unisce attori di diversa provenienza.

E infine le competizioni che mirano a stimolare confronto tra le eccellenze sul tema: l’Innovation Grand Challenge in occasione dell’IOT World Forum, è una sfida per le startup IoT (i cui semi-finalisti sono stati recentemente annunciati) che si svolgerà a Dubai. L’anno scorso, nel 2014 alla stessa iniziativa sono arrivate quasi 1.000 proposte provenienti da oltre 100 paesi ed è stata premiata la tedesca Relayr, che continua la sua attività di innovazione.

Formazione, supporto alla pianificazione ma anche sfida e opportunità di visibilità globale: anche così si alimenta l’ecosistema dell’IoT. In conclusione lo sviluppo delle startup IoT non è semplicemente il frutto di un’idea innovativa (magari lo fosse!), ma è originato da elementi diversi che devono essere fatti confluire insieme per poter arrivare alla sostenibilità: il modello proposto da Cisco unisce proprio i tre elementi di cui hanno bisogno le aziende IoT agli inizi per poter penetrare il mercato e avanzare. Si tratta di un approccio che realizza la realtà: i soli finanziamenti alle startup, IoT e non, è una condizione vantaggiosa, ma certamente, da sola, insufficiente. ​

 

 

 

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