E-Health e #IoT per la salute: il caso dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige

Per Accenture da oggi al 2020 l’IoT varrà circa 14 trilioni di dollari nell’economia globale e per TrendForce nel comparto sanitario raggiungerà 30 miliardi di dollari entro il 2018. La dimensione del mercato dell’eHealth globale secondo le stime di una recente ricerca di mercato vanno da 96 a 160 miliardi di dollari, con un tasso di crescita negli ultimi 5 anni del 12% -16%.

Molte e assolutamente molto diverse le facce dell’eHealth: dalla telemedicina che permette l’assistenza di pazienti a distanza, all’IoT che consente la raccolta di dati sullo stato di salute delle persone con possibilità di monitoraggio a distanza, alla m-health, mobile health, che secondo i promotori del Mobile World Congress genererà solo negli Usa ricavi globali per 25 miliardi di dollari entro il 2017.

In Italia da anni si parla di fascicolo sanitario elettronico, anche se secondo una ricerca recente, la maggior parte della popolazione non ne ha mai sentito parlare e di 400.000 commenti presenti sul web riferiti all’e-Health solo l’11% riguarda questo argomento nello specifico. Eppure, secondo la stessa ricerca, i cittadini che hanno già sperimentato questo servizio lo giudicano utile per “risparmiare tempo”.

Oncologia e digitale: il caso dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige

Solo obiettivo risparmio allora per e-health? Sicuramente no visto che la digital transformation che investe il comparto sanitario porta vantaggi tangibili in termini qualitativi come nel caso dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige nata dall’unione delle USL di Bolzano, Merano, Bressanone e Brunico e che conta quasi 1.000 medici. Qui si sta portando avanti un innovativo modello organizzativo e gestionale nella cura dei pazienti oncologi sfruttando la tecnologia Cisco TelePresence. “Abbiamo 1.400 persone su 500mila abitanti – afferma Haimo Kaiser, collaboratore dell’Ufficio aziendale sviluppo clinico e strategico Azienda Sanitaria dell’Alto Adigeche muoiono di cancro e sentivamo forte la necessità di mettere in rete i nostri ospedali, geograficamente distanti e che servono zone di territorio vasto e a volte difficilmente raggiungibile. Le strutture che operano tumori al colon retto sono 4 ma i pazienti possono fare attività di follow up anche in ospedali più piccoli. Pertanto le informazioni sul piano terapeutico e la storia clinica del paziente devono essere accessibili per gli operatori”.

Necessità di condividere cartelle cliniche quindi ma anche confrontarsi su piani terapeutici e raccogliere dati statistici utili a comprendere meglio il fenomeno e affrontarlo in modo più efficace. Tutto tradotto in reti di professionisti che trattano patologie oncologiche, gruppi interdisciplinari composti da chirurghi, oncologi, radiologi, patologi, infermieri e altri specialisti detti Tumorboards aziendali. “Fino a un anno e mezzo usavamo telefono e fax e ci spostavamo per raggiungere una sede individuata – afferma Kaser – mentre oggi i sette presidi sono collegati, lavorano ad una stessa cartella clinica, firmano i referti in modo digitale e ogni settimana gli specialisti dei diversi ospedali partecipano al tumorboard aziendale in videoconferenza. In questo modo condividono informazioni sui pazienti e sulla loro storia clinica, discutono i risultati degli esami diagnostici e decidono il percorso di cura più adatto per ogni singolo paziente; cosi i medici possono prendere decisioni anche più rapidamente.

Il prossimo passo sarà estendere questo progetto ad altri tumorboards aziendali e a realtà limitrofe come quelle delle ASL confinanti italiane e austriache, con le quali sarebbe essenziale poter scambiare informazioni.

Il processo di miglioramento che ha investito l’intero sistema aziendale dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige grazie all’utilizzo di una tecnologia nata per favorire lo scambio di opinioni ed esperienze – afferma Michele Dalmazzoni, collaboration & business oucomes leader Cisco Italia – non solo consente ai medici di prendere decisioni più rapide sulla base di informazioni cliniche più accurate e condivise, ottimizza l’uso delle risorse, come il tempo e le attività amministrative, ma soprattutto migliora la qualità clinica garantita ai cittadini: un progresso in cui il risultato supera ampiamente la somma dei singoli elementi.

E la telemedicina in Italia?

Esiste una realtà italiana che cura oltre 4mila pazienti l’anno “a distanza”: il “Centro Internazionale Radio – Medico”, CIRM, una Fondazione di diritto privato eretta Ente Morale con Decreto del Presidente della Repubblica Italiana nel 1950. Il CIRM presta assistenza e consulenza sanitaria a distanza, attraverso i sistemi di telecomunicazioni, agli equipaggi e ai passeggeri imbarcati su aeromobili in volo e navi di tutte le nazionalità in navigazione in tutti i mari del mondo, a soggetti residenti in luoghi sprovvisti di strutture medico chirurgiche adeguate e in generale a chiunque abbia bisogno di consulto telemedico urgente. L’attività di assistenza medica a distanza, in crescita costante di anno in anno, è prestata gratuitamente secondo le raccomandazioni Internazionali sull’Assistenza Medica in Mare.

Oggi – afferma Sergio Pillon, direttore CIRM – i dispositivi per il monitoraggio di parametri vitali diventano sempre più piccoli, integrati e a basso consumo. Il paziente è mobile ed abituato ad avere con sé dispositivi mobili. Il wellness e la salute propongono continuamente opportunità di monitoraggio remoto “consumer grade” mentre i dispositivi indossabili si stanno facendo strada. Questi dispositivi acquisiscono i segnali medici in casa o in mobilità e trasmettono i parametri per un controllo remoto o semplicemente per una autovalutazione statistica. Esistono ovviamente problemi di costi delle comunicazioni e problemi di sicurezza legati a uso di reti non dedicate ma il futuro è nei sensori direttamente collegati alla rete che interagiscono tra loro e con sistemi semiautomatici di valutazione non solo del singolo parametro ma di dati integrati. Questo affinché si possa avere a disposizione uno “stato del paziente”, basato sulla sua storia, sulla sua terapia e non semplicemente dal dato fuori range”.

Il caso Asl Alto Adige e CIRM non sono che due esempi concreti di come il digitale possa impattare in positivo, se correttamente governato, anche sulla salute e quindi sulla qualità della vita delle persone.

 

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