Un anno di Te(ch Economy 2030). La crisi letta dalla prospettiva della sostenibilità digitale

È passato un anno da quando, il 26 Ottobre 2019, davamo addio a Tech Economy per dar luce al progetto di Tech Economy 2030. Un anno, ma sembra passato un secolo.

Quando abbiamo deciso di declinare il progetto di Tech Economy 2030 sui temi della sostenibilità digitale, abbandonando il taglio più “generalista” che caratterizzava dalla nascita la vecchia Tech Economy per “scommettere” tutto su quella che ritenevamo – e riteniamo – sia la partita più importante da giocare, quella della tecnologia a supporto della sostenibilità sociale, economica ed ambientale, i più ci hanno guardato con perplessità. La sostenibilità aveva un ruolo ancora marginale nell’agenda mainstream, e molti non ne comprendevano (né qualcuno lo comprende ancora oggi, a dire il vero) il senso profondo. 

La Sostenibilità Digitale come strada per la Trasformazione Digitale

Tuttavia lo abbiamo ritenuto un passaggio indispensabile perché, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non ha senso oggi chiedersi ancora se la tecnologia faccia bene o male o se sia buona o cattiva. Dobbiamo, invece, capire come svilupparla così che sia funzionale alla costruzione di un mondo migliore. E un mondo migliore è un mondo sostenibile. 

Certo, quando ad Ottobre noi eravamo impegnati a rivoluzionare Tech Economy non potevamo immaginare che pochi mesi dopo sarebbe successo qualcosa che avrebbe letteralmente rivoluzionato il mondo intero. Il Covid, in questi mesi, ci sta costringendo a ripensare la nostra vita e la nostra società portandoci a guardare con altri occhi a tutto ciò a cui eravamo abituati: ridefinendo princìpi, priorità e scale di valore.

La sostenibilità come chiave per la nuova normalità

Mai come oggi, quindi, è importante avere punti di riferimento che guidino la politica, la società e le persone verso scelte che saranno difficili da prendere, ma che non potranno essere evitate. Mai come oggi è importante definire degli obiettivi condivisi che aiutino non le singole nazioni, ma il mondo intero nel riorganizzarsi in quella che – piaccia o no – sarà una “nuova” normalità. Siamo ben lungi dal vedere la fine di questa crisi. Ma quando usciremo da questo frullatore, che sta mettendo in discussione molto di ciò che davamo per scontato e sta mettendo a rischio molto di quello che davamo per acquisito, non ritroveremo ciò che abbiamo lasciato. Troveremo qualcosa di nuovo. E quel qualcosa di nuovo dipenderà in buona parte da ciò che saremo stati in grado di costruire nel frattempo.

Quale ruolo per Agenda2030?

Mai come oggi, quindi, è importante avere dei riferimenti che ci guidino nelle scelte. Ed uno dei riferimenti più importanti ai quali possiamo appoggiarci è quella sostenibilità che oggi più di ieri deve diventare il centro delle nostre riflessioni. Quanto tale sostenibilità possa essere incarnata in Agenda 2030 è tutto da vedere, ma Agenda2030 è e rimane, oggi, uno dei più importanti elementi ai quali appoggiarci. E non perché essa definisca una deadline temporale che ormai è pura fantasia pensare di poter rispettare, né perché rappresenti princìpi intoccabili, da seguire in maniera dogmatica. Essa rappresenta, piuttosto, uno schema comune di riferimento da discutere, da approfondire, finanche da modificare. Ma è forse il miglior punto di partenza nel momento in cui si tratta di iniziare ad immaginare e costruire il nostro “nuovo” mondo. 

La crisi dalla prospettiva interpretativa della sostenibilità

In questo anno Agenda 2030 è stato il punto di partenza delle nostre riflessioni. Abbiamo parlato molto, ovviamente, di Covid e di tutto ciò che è successo in Italia e nel mondo a valle della crisi che stiamo vivendo. Ma lo abbiamo fatto sempre – o almeno abbiamo tentato di farlo – ascrivendo i problemi al quadro sistematico di Agenda 2030, cercando di guardare alle soluzioni proposte nell’ottica degli impatti sulla loro sostenibilità sociale, ambientale ed economica. Lo abbiamo fatto per il contact tracing così come per la didattica a distanza, per il telelavoro così come per le strategie di risposta alla crisi (che sono diventate poi – tra le altre cose – il punto di partenza dell’attività di un gruppo nato dalla partnership tra Digital Transformation Institute ed UN Habitat Colombia per la definizione di linee d’azione per la costruzione della nuova normalità). 

Abbiamo cercato di dimostrare, in quest’anno, che guardare alla sostenibilità come schema di riferimento non solo è un esercizio possibile, ma anche – e soprattutto – che è una pratica utile. Utile a capire come declinare i problemi, utile a comprendere le correlazioni tra essi, utile a definire linee d’azione che siano coerenti tra loro ed orientate in modo corretto. 

Obiettivi raggiunti e percorsi futuri

Nel post di lancio di Tech Economy 2030 evidenziavo cinque punti. Cinque elementi sui quali avremmo voluto lavorare nel corso dell’anno. Vale la pena riprenderli per vedere assieme cosa è stato fatto, e cosa faremo nel corso del 2021.

  • Il primo, trasformare Tech Economy in Tech Economy 2030, lo abbiamo portato a termine. Non è stato facile per mille motivi, alcuni evidenti, altri meno. E ne siamo felici. Ora il nostro obiettivo è quello di ampliare il nostro raggio d’azione declinandolo su ambiti specifici. Il primo di essi è quello del Turismo sostenibile, con il canale che abbiamo attivato con Gianluigi Tiddia. Ed altri canali saranno attivati nelle prossime settimane. A partire da quello sull’agrifood, che avvieremo nel mese di Novembre insieme ad Andrea Bertaglio. Due collaborazioni che ci inorgogliscono e ci spingono a fare sempre meglio. Ma lavoreremo anche a molti altri temi: continua l’impegno sui temi della decarbonizzazione con Zero Carbon, e da pochi giorni abbiamo attivato uno spazio dedicato alla mobilità del futuro con il canale Future Mobility. 
  • Il secondo, pubblicare il nostro Manifesto per la Sostenibilità Digitale, è stato fatto, ed esso rappresenta – oggi – il nostro riferimento dal punto di vista strategico. 
  • Alla ricerca annunciata al punto tre, da realizzare con il Digital Transfomation Institute, stiamo lavorando – malgrado qualche ritardo del quale non serve specificare gli ovvi motivi – con convinzione ed entusiasmo, e presto i risultati saranno condivisi.
  • Il quarto è l’unico che abbiamo mancato del tutto: un grande incontro nel quale parlare di Sostenibilità Digitale, ma anche in questo caso i motivi non sono certo un mistero: i tempi non sono maturi per un evento in presenza. Ma è solo rimandato. Speriamo al 2021. Purtroppo non dipende (solo) da noi. 
  • Il quinto è quello che quando l’ho dichiarato mi vedeva più preoccupato, perchè non sapevo se effettivamente sarei riuscito a mantenere l’impegno nei tempi. Eppure Sostenibilità Digitale è stato pubblicato: è il primo libro ad aver affrontato in maniera sistematica il tema della sostenibilità e delle tecnologie, tentando di delineare un quadro di riferimento. Chi di voi l’ha letto, cosa ne pensa?

Non è certo questo il periodo di festeggiamenti e celebrazioni, quindi – al di fuori di ogni retorica – tutto ciò che riteniamo di dover fare è ringraziare tutti voi per averci accompagnato in un anno imprevedibilmente difficile, ed impegnarci – con Tech Economy 2030 e con il Digital Transformation Institute – per affrontare un altro anno che forse sarà ancora più difficile, ma che sarà determinante per definire la rott di quelli che verranno.

Grazie a tutti e buon lavoro, che c’è tanto da fare.

 

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