3+1 spunti di riflessioni da “Il verde e il blu” di Luciano Floridi

Il verde, accogliente, familiare, dell’ambiente e il blu, più freddo e distante del mondo “del digitale”. Due colori che, nell’Atlante sentimentale dei colori avrebbero trovato due storie differenti per essere raccontati, mentre nel libro di Luciano Floridi “Il verde e il blu, idee ingenue per migliorare la politica” si fondono quasi. E lo fanno perché l’uno, secondo Floridi, non può fare a meno dell’altro. E la politica, quell’attività relazionale alla quale non ci si può sottrarre, deve saperlo.

Venti capitoli e un postscritto, nato in emergenza COVID-19, che preparano e accompagnano chi legge alla scoperta di “100 idee o meglio tesi” chiamate dall’autore “idee ingenue”, “non nel senso che sono vuote di astuzia della ragione, nel calcolo furbo delle convenienze, o di cinismo opportunistico. Ma che sono state svuotate intenzionalmente, a posteriori, con disincanto, ma senza disappunto“. 100 idee ingenue da leggere, come suggerito da Floridi, “a voce bassa e pacata, senza allarmismi, rivalutando una retorica del contenuta e privilegiando una tempistica non tattica ma strategica, cioè di disegno e realizzazione del giusto progetto umano“.

Quali sono 3 spunti di riflessione che emergono con forza dalle pagine del libro?

La rivoluzione digitale è una ri-ontologizzazione della modernità

Floridi, nel capitolo che introduce la rivoluzione digitale, parte con una constatazione ormai scontata: “il digitale sta trasformando profondamente la realtà che ci circonda e il modo in cui la concettualizziamo. Questo è ovvio e non controverso. Ma le vere domande sono: perché? Come? Cosa ne consegue?”

Ed ecco che il digitale viene connotato come un “copia e incolla” della realtà e del come la concepiamo. “Esso scolla e incolla (e a volte riscolla rincolla) caratteristiche del mondo – e di conseguenza le nostre corrispondenti idee su di esso – che abbiamo ereditato dall’epoca che ci precede, quella moderna dell’Otto-Novecento“. In pratica, le tecnologie digitali tagliando e incollando la realtà “aumentano le opportunità relative a quello che si può fare e diminuiscono i vincoli rispetto a quello che non si può fare, o che sarebbe troppo costoso, complicato, difficile fare“.

La sfida è nella governance del digitale

Nonostante il fatto che quando si parla di trasformazione digitale, sia naturale chiedersi quale sarà la prossima trasformazione altrettanto radicale, occorre in questo momento esplorare questo nuovo mondo. “Siamo sbarcati sul digitale, ne conosciamo solo le coste, ma il passo storico è stato fatto. E quello che ora rappresenta la sfida rivoluzionaria più importante è capire che cosa fare con questo nuovo continente, tutto da costruire. In altre parole, le nuove sfide del digitale si presentano, nei prossimi decenni, come legate soprattutto alla governance del digitale, non tanto alle sue innovazioni tecnologiche ulteriori“.

Governance del digitale che ricorda Floridi è attualmente delegata al mondo aziendale, in primis americano, in cui vince la logica del profitto rispetto a qualunque altra forma di attenzione e di obiettivo.

Il blu del digitale è un grande alleato del verde ambientale

I colori si fondono. Il digitale chiama l’ambiente e viceversa. Si lavora in tandem. “Se il mondo godrà di uno sviluppo sostenibile per la terra e preferibile per l’umanità, sarà perché il verde e il blu avranno creato un circolo virtuoso tra natura e tecnologia“. Il capitolo 20, quello centrale delle 100 idee ingenue, parte proprio da questo presupposto e dalla necessità di non concepire più questi due mondi come separati e in contrapposizione. Tanto più che, secondo Floridi, la nostra è la “società delle mangrovie“, organismi che vivono in acque che non possono essere definite come dolci o salate. E come le mangrovie viviamo immersi in una società dove è impossibile separare nettamente l’analogico e il digitale.

Il digitale aiuta l’analogico non perché lo rimpiazza, ma perché permette di fare molto di più con molto meno. Questo comporta l’ottimizzazione delle risorse, l’abbassamento degli sprechi, un notevole risparmio energetico e la possibilità di far emergere attività produttive che altrimenti sarebbero insostenibili finanziariamente“.

Una alleanza blu e verde è necessaria, anche se non facile

Il fondere il verde con il blu non è cosa semplice. Non lo è perché il digitale non può comodamente essere considerato una panacea. Il digitale “è una cura, e come tale presenta sia costi sia controindicazioni. Può fare molto bene all’ambiente e all’economia, ma non a costo zero o senza rischi. La sfida è che l’impatto positivo salvi il nostro pianeta e la società umana prima che altri fattori, incluso l’impatto negativo del digitale, lo distruggano“.

Ma non abbiamo più molto tempo a disposizione. “Forse (solo, ndr) un paio di generazioni“, come ricorda Floridi nelle battute finali del libro.

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