Per la Sostenibilità Digitale serve un cambiamento di pensiero più che tecnologico: intervista a Mario Ettorre

Intervista a Mario Ettorre, Chief Information Officer di Invitalia, quarto ospite della nostra rubrica Cio 4 Sustainability

Mario Ettorre, Chief Information Officer di Invitalia

Dopo Michele Tessera di Gruppo CAP, Massimo Rosso di Rai e Marzio Bonelli di MM, il quarto ospite della rubrica CIO 4 Sustainability è Mario Ettorre: IT Manager con oltre vent’anni di esperienza nella gestione di progetti complessi a livello nazionale e internazionale di Digital Transformation, e attento alle più recenti tecnologie e soluzioni di Big Data, Artificial Intelligence, Machine Learning, Cognitive Computing e Process Intelligence. Attualmente ricopre il ruolo di Chief Information Officer di Invitalia, dove è impegnato nella realizzazione di piattaforme e soluzioni IT a supporto delle iniziative progettuali finanziate dal PNRR.

Dal “Digitale Sostenibile” alla “Sostenibilità Digitale”

Il CIO può avere un ruolo centrale, nel contesto organizzativo, nella definizione e nella realizzazione di un percorso che segua i princìpi della sostenibilità digitale. Tuttavia, come evidenziato da Mario Ettorre in apertura della sua intervista, “c’è ancora scarsa consapevolezza rispetto al significato della sostenibilità digitale, nonché rispetto ai benefici che dalla sua implementazione potrebbero derivare. E questo, come conseguenza, rende più difficile comprendere in che modo un CIO possa concretamente indirizzare questi temi”.

In altri termini, se il CIO ha il potere per fornire un impulso decisivo per la sostenibilità digitale, a “frenare” il potenziale abilitante di questa figura manageriale c’è, ancora oggi, una forte e diffusa mancanza di consapevolezza rispetto a queste importanti tematiche. “Infatti, fatta eccezione di pochi contesti, come gli Stati Generali della Sostenibilità Digitale, l’evento recentemente organizzato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale che mi ha visto coinvolto, ritengo che la sostenibilità digitale sia ancora intesa, in gran parte, soltanto come ‘digitale sostenibile’. Ciò significa che nelle aziende si pensa ancora che iniziative come, ad esempio, il power saving, esauriscano quasi del tutto questo tema, quando in realtà il significato di sostenibilità digitale è molto più ampio, e molto più profondo”.

Ma non solo. Se da un lato la traduzione operativa di questo concetto pare limitarsi ancora alla sola acquisizione di soluzioni tecnologiche “green”, dall’altro non sembra esserci ancora piena contezza del fatto che – al netto dell’impatto dello strumento in sé – anche il suo utilizzo deve rispettare criteri di sostenibilità. Un problema, quest’ultimo, che come sostenuto da Mario Ettorre può essere stato reso ancor più evidente dall’avvento di nuove soluzioni che, sebbene potenzialmente in grado di abilitare una maggiore sostenibilità, hanno in alcuni casi finito per generare l’effetto opposto. “Accade spesso che si acquistino delle macchine che consumano meno, senza poi preoccuparsi, proprio per via di questi bassi consumi, del modo in cui effettivamente vengono utilizzate. In questo senso, credo che l’avvento del mondo del Cloud non abbia molto aiutato. Mi spiego meglio: nel caso in cui si disponesse di un data center all’interno della propria struttura, e si avessero sotto diretto controllo i consumi di energia, probabilmente sarebbe più facile porre attenzione all’aspetto dei consumi. Se invece la macchina lavora e consuma altrove, in un luogo che non si vede e non si sente, e viene pagato semplicemente il servizio, la situazione cambia, perché è come se autorizzasse, erroneamente, ad una certa inconsapevolezza su questi aspetti.

Insomma, non è sufficiente dotarsi una soluzione in grado di incidere positivamente sulla sostenibilità – come può essere il cloud – se l’utilizzo che ne viene fatto prescinde dalla considerazione di criteri di sostenibilità. Ed è per questo motivo che, nell’ambito delle organizzazioni, per cogliere i benefici che la tecnologia può offrire in un’ottica di sostenibilità digitale, è necessario come precondizione intraprendere un percorso di aumento di consapevolezza su questi temi: un percorso rispetto al quale il CIO può incidere in maniera decisiva.

L’importanza della formazione

È infatti proprio nel momento in cui il CIO è esso stesso consapevole dell’importanza di attuare questi princìpi nel quotidiano, e della necessità che lo facciano tutti gli individui facenti parte dell’organizzazione, che il percorso per la sostenibilità digitale potrebbe essere di gran lunga facilitato: esso, infatti, può sfruttare la propria posizione di vertice, di governo di tecnologie e innovazioni, per calare dall’alto verso il basso questo genere di competenza, andando a sensibilizzare la propria struttura. “Certamente il CIO, per il tipo di ruolo che riveste in azienda, ha potenzialmente tutti gli strumenti in mano per farsi carico di un azione di disseminazione e di sensibilizzazione rispetto a questi temi”, ha spiegato Mario Ettorre, “e per questo motivo può essere un soggetto attuatore centrale di questo percorso virtuoso all’interno della propria realtà. In questa prospettiva, ritengo che il CIO debba aiutare le persone che lavorano con lui a riposizionare il proprio pensiero, e ad acquisire una nuova forma mentis che consenta loro di essere in grado di valutare con esattezza la ricaduta di ogni soluzione che viene progettata. È questa, secondo me, la sua più grande sfida verso la sostenibilità digitale: quella di abilitare nelle persone un cambiamento di pensiero, più che di tecnologia”.

È per tale ragione che questo percorso non può che partire dalle basi, cioè dalla diffusione, a tutti i livelli, della conoscenza del tema e dei suoi impatti. E questo può avvenire, come sottolineato con fermezza dal CIO di Invitalia, attraverso “una iniziale e consistente azione di formazione, che consenta di accompagnare le persone ‘dentro’ questo tema. Ritengo che questa sia la precondizione essenziale in grado di abilitare per tutti la sensibilità rispetto a questi princìpi, da applicare poi nella propria quotidianità”.

Ed è proprio in funzione di questo obiettivo, quello di divulgare a beneficio di tutti la conoscenza della corretta modalità di utilizzo della tecnologia, nonché del suo possibile ruolo per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, che la stessa tecnologia può fornire un importante aiuto. “Per un’agenzia come Invitalia, formata da circa 2.800 persone, riuscire ad organizzare un momento formativo in presenza può risultare difficoltoso”, ha continuato Ettorre,la tecnologia può, in questo senso, rappresentare una rapida soluzione, perché attraverso l’implementazione di una formazione a distanza è possibile rendere disponibile un corso su una piattaforma tecnologica, che aiuti a fare delivery di questa conoscenza. Dunque, se come detto occorre oggi rispondere ad una mancanza di consapevolezza su questi temi, la tecnologia può avere un ruolo di primaria importanza proprio nell’aiutare a diffondere più velocemente questa consapevolezza”.

Gli strumenti utili ai CIO verso la Sostenibilità Digitale

Quello del CIO, dunque, può essere un ruolo strategico e centrale nell’ambito della propria organizzazione, qualora riesca a sfruttare il proprio potere per accelerare un cambiamento che, prima ancora che nella tecnologia, deve avvenire nelle persone. Ma se in questo senso, come detto, è il CIO a poter fornire un importante supporto alla propria realtà organizzativa, ci sono una serie di strumenti che sarebbero utili a questa figura manageriale per orientare al meglio gli sviluppi della sostenibilità digitale. “Il CIO presidia una serie di funzioni strategiche, e si spinge fino alla definizione delle linee guida, sia per l’adozione delle risorse tecnologiche, sia per lo sviluppo. Ecco, in questo senso una cosa che potrebbe aiutarci è la disponibilità di metodi, strumenti oggettivi, fino a veri e propri KPI, che ci consentano di misurare quanto siamo sostenibili da un punto di vista digitale”, ha sottolineato in conclusione Mario Ettorre. “La possibilità, infatti, di avere a disposizione un framework che consenta di scegliere, per quanto riguarda ad esempio l’utilizzo del Cloud, il servizio migliore sulla base della sua maggiore sostenibilità, semplificherebbe di molto il lavoro da un punto di vista operativo. Credo che oggi si senta l’esigenza di un framework di indirizzo di questo tipo, che aiuti i CIO a fare le migliori scelte in termini di sostenibilità digitale”.

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