La botanica si fa digitale con AIRTREE, il software CREA per gli alberi

Airtree, nuovo progetto di CREA, è un simulatore in grado di quantificare l'anidride carbonica e gli inquinanti atmosferici rimossi dagli alberi, al fine di diminuire il livello di inquinamento e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici

Uno studio nell’ambito del progetto LIFE, coordinato dal CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, vede da tempo come protagonista Airtree, un simulatore in grado di quantificare l’anidride carbonica e gli inquinanti atmosferici rimossi dagli alberi, al fine di diminuire il livello di inquinamento e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Un progetto di particolare interesse per i soggetti preposti alla progettazione del verde pubblico (e pure per una scelta nel giardino di casa),  per selezionare le specie arboree più efficaci nel trattenere il carbonio e le polveri sottili.

Chi sono i campioni della natura, in questo senso? Primo in una classifica stilata da Coldiretti è l’acero riccio dalle caratteristiche foglie a punta ricurva, in grado di assorbire fino a 3800 chili di CO2 nell’arco di  vent’anni; seguono la betulla verrucosa ed il cerro (3100 chili). Giù dal podio – si fa per dire – l’albero più antico del mondo, il ginkgo (2800) e poi tiglio nostrano, bagolaro, tiglio selvatico, olmo comune, frassino comune, ontano nero. Meno imponenti, in quanto arbustivi, ma sempre utili sono viburno, viburno lucido, corbezzolo, fotinia, alloro, eleagno e ligustro.

Airtree è stato illustrato già l’anno scorso dal ricercatore Foreste e Legno Alessandro Alivernini sulle pagine di Creafuturo, la rivista del CREA e in video:  «Piantare alberi – suggerisce lo studioso – è una soluzione per rendere più fresche ed accoglienti le nostre città e, nel contempo, migliorare la qualità dell’aria. Non vanno, parallelamente, dimenticate anche le esigenze ecologiche degli alberi da mettere a dimora, ad esempio l’esposizione alla luce, il clima, il tipo di suolo»

La rivista Atmosphere ha recentemente pubblicato i risultati di Airtree, che ha avuto come città test Bologna e Milano, prevedendo tramite il software gli scambi di anidride carbonica (CO2), vapore acqueo (H2O), ozono troposferico (O3), particolato (PM10 e PM2.5) e biossido di azoto (NO2) tra le foglie e l’atmosfera; sono poi state realizzate mappe della vegetazione, associando immagini satellitari dell’Agenzia Spaziale Europea ai dati sul verde urbano delle due località.

Alivernini racconta: «Dopo aver simulato il più alto tasso di inquinamento nelle due città nell’ipotesi estrema di assenza totale di alberi, abbiamo analizzato la capacità di assorbimento degli inquinanti atmosferici. Ciò da parte delle diverse alberature presenti nei due tessuti urbani. Così facendo, abbiamo scoperto che quelle con il più alto tasso di assorbimento erano il bagolaro (Celtis australis), il platano comune (Platanus x acerifolia), l’olmo siberiano (Ulmus pumila) e la quercia rossa (Quercus rubra)».

Il modello sarà reso disponibile come open-source nell’ambito delle attività del nuovo National Biodiversity Future Center del CNR, progetto mirato ad aggregare la ricerca scientifica nazionale di eccellenza e le moderne tecnologie per supportare interventi operativi volti a monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità negli ecosistemi marini, terrestri e urbani della penisola italiana, nonché a valorizzare la biodiversità e renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile.

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