Twitter bloccato in Pakistan per 12 ore

Twitter è stato bloccato in Pakistan per 12 ore a causa di contenuti ritenuti blasfemi. Le autorità del paese non hanno specificato nei dettagli quali contenuti siano stati ritenuti blasfemi, gli specifici account coinvolti, né perché il blocco è stato rimosso così velocemente.

L’associazione degli Internet Service Provider pakistani ha confermato che gli era stato chiesto di bloccare l’accesso alla piattaforma di microblogging a tempo indeterminato, senza che il governo specificasse le motivazioni della decisione.

Il Pakistan aveva già bloccato a Maggio 2010 l’accesso a Facebook, ma in quel caso il blocco era durato due settimane ed era stata chiarita la motivazione, un concorso lanciato da un utente per disegni su Maometto. Molti islamici ritengono, infatti, qualsiasi rappresentazione del profeta blasfema, opinione condivisa da buona parte della popolazione pakistana. Il blocco aveva coinvolto anche Twitter, YouTube e altri 1000 siti web.

Un portavoce del governo, riportato dai media locali, spiegando la decisione ha precisato che c’erano stati colloqui con Twitter per la rimozione del materiale ritenuto blasfemo, ma senza risultati; e chiarito che anche in questo caso il materiale contestato riguardava raffigurazioni del profeta Maometto. Mohammad Yaseen, presidente del  Pakistan Telecommunication Authority, ha aggiunto che Facebook, al contrario, avrebbe dato riscontro alle preoccupazioni delle autorità Pakistane. Fatto di rilievo, considerando le forti preoccupazioni suscitate dall’introduzione di una nuova policy da parte della piattaforma di microblogging, che faceva pensare ad una più forte censura dei contenuti.

Poco chiare le motivazioni della rapida rimozione del blocco, forse maturata a causa di malcontento popolare e pressioni politiche. Rehman Malik, ministro dell’interno del paese e utente attivo di Twitter, proprio attraverso il proprio profilo, ha sostenuto di aver spiegato al primo ministro che molti erano scontenti del blocco e di averne richiesto la rimozione, poi avvenuta.

Non è chiaro se Twitter alla fine ha ceduto ed eliminato i contenuti incriminati prima della riapertura.

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