I Social Network e il concetto di “vetrina”. Perché il Vip rimane sempre irraggiungibile

C’è una certa retorica su internet, quella che vuole che, con l’arrivo dirompente della rete, il vecchio mondo sia cambiato definitivamente, e certi antichi modi di pensare (molto italici) siano diventati improvvisamente stantii come i film d’azione americani in cui il Presidente degli Stati Uniti da salvare è ancora un bianco.

Sul web, si dice, è tutto molto più trasparente. I social sono aperti e leggibili, si vedono gli amici, si leggono conversazioni fra gli utenti, le gente, anche quella famosa, è più facilmente contattabile e soprattutto più aperta al dialogo anche con sconosciuti. Il che in parte è vero, ma in parte, va detto, è anche un grande illusione.

Il realtà il web – come peraltro ogni altra “forma sociale” umana – è strutturato per cerchie e per cooptazione: più uno è potente o noto più i filtri per essere ammessi alle sue cerchie sono serrati. Vale a dire che, tendenzialmente, anche sul web e suoi social si interagisce davvero solo ed esclusivamente con chi si conosce in qualche modo già. I profili facebook/twitter personali che hanno millemila utenti in questo non sono diversi da quelli che ne hanno appena qualche centinaio: questo perché la persona che sta dietro all’account (o il suo stagista, nel caso sia un vip che si è fatto l’account solo per questioni di lavoro e promozione) non interagisce veramente con tutti i suoi iscritti, ma solo con un ristretto numero, formato da gente che conosce meglio (amici, conoscenti) o che, se anche non conosce, reputa suoi “pari”. Si assiste così allo spettacolo di vip che rispondono solo ad altri vip (colleghi) o a giornalisti noti o ad account che in ogni caso reputano al loro stesso livello di “fama” (in pratica, se anche sei un pimpiripicchio che nessuno conosce, ma hai un account con 10mila followers magari ti rispondo, sennò no). Cioè si interagisce davvero, sul web come nella vita, o con chi fa già parte delle tue cerchie di conoscenza, o con chi vorresti che ne facesse parte perché ti può servire per lavoro o per accrescere la tua fama sul web o fuori. Tutti gli altri, i centinaia di followers o amici cui pure si è apparentemente concesso di entrare in contatto, sono solo una massa utile a fare statistica, un grumo numerico indistinto che non ha reale possibilità di interagire, perché se ci prova (con commenti pubblici, retweet, citazioni, etc.) viene, nella stragrande maggioranza dei casi, ignorata.

La dinamica è simile in parte sia per i cosiddetti “vip” che per gli utenti che, pur non essendo dei veri e propri personaggi famosi, sono però “webstar” nate sulla rete. Anche loro, paradossalmente, tendono ad interagire solo con coloro che considerano loro pari (altre webstar, esperti di social, giornalisti etc.). Persino coloro che sono nati “sulla rete”, superata la massa critica di followers, sono costretti a limitare le loro risposte personali, non solo per l’impossibilità di far fronte ai grandi numeri di tweet, retwitt, dm che arrivano, ingestibili per chi non abbia un staff, ma proprio per una soglia psicologica difficile da superare: man mano che aumenta per un personaggio X il numero di followers/amici sui social, man mano diminuirà il numero di autentiche interazioni con loro in pubblico. Le interazioni vere (messaggi personali, anche semplici chiacchierate di cazzeggio) si sposteranno in zone più private e ristrette, come le chat, i dm, le stanzette.

L’idea che sulla rete tutto sia pubblico è una beata ingenuità: man mano che anzi si viene gratificati dal successo in rete, la webstar tende a rintanarsi nel privato e trasformare i suoi tweet, i suoi status in comunicazioni più simili ai lanci di un ufficio stampa vecchia maniera: informazioni calate dall’alto che possono essere commentate da chi le riceve ma non veramente messe in discussione con un contraddittorio reale, perché la “star” non risponde. Questo non per cattiveria o alterigia, ma semplicemente perché anche la persona “comune” che poi in rete ha una qualche forma di successo deve fare i conti con i cambiamenti che il successo e la notorietà, di qualsiasi tipo siano, portano nella vita di tutti i giorni: se io ho cento contatti su di un social, è probabile che li conosca anche tutti personalmente, e quindi tenda a parlare con loro con la confidenza che uso per gli amici; se ne ho cinquemila, in mezzo so che c’è di tutto, quindi, anche parlando dalla mia pagina personale, avrò le stesse accortezze che uso quando parlo a voce alta in un bar affollato di gente che conosco sì e no di vista. Le comunicazioni personali o le esternazioni non perfettamente in linea con quella che è l’immagine del personaggio su internet verranno o censurate del tutto o affidate a chat, dm, commenti in pagine segrete e stanze lucchettate al grande pubblico. I fan, la massa di contatti che segue un personaggio (webstar o vip generico sui social) deve rendersi conto che non sta sbirciando nella sua vita privata, o meglio che gli viene consentito sbriciare in essa solo per quel tanto che il personaggio/vip ha deciso di consentirgli. Non è vera confidenza, ma solo la possibilità di guardare da fuori una ennesima vetrina in cui il vip si mostra per un po’, e sotto la luce che reputa migliore. Entrare in casa sua e conoscerlo davvero è altro.

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3 COMMENTS

  1. …la gran parte dei cosiddetti “vip” sono semplicemente: “palloni gonfiati” ! altri lo diventano “malgrado loro”… ma, comunque, riusciremo a vivere e ad interagire anche senza di loro !

  2. Non mi sebra che questo sia vero per tutte le webstar. Io vedo che alcune si scattano foto in qualsiasi luogo e con qualsiasi outfit, condividono ogni tipo di informazione personale e pensiero. Però poi quando gli viene posta una domanda o fatto un commento non rispondono. Io penso e spero che sia perchè gestire i commenti e le domande di 5000 fan/follower sia molto impegantivo in termini di tempo… Non ne sono molto convinta però. Secondo me a volte queste star decidono semplicemente che non tutti i propri fan/follower gli stanno simpatici o sono “degni” di risposta. Sono esseri umani e quindi hanno le loro preferenze. Normale. Non è che bisogna farci un dramma.

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