Volkswagen infila un vibratore nel giornale?

Immaginatevi scendere dall’edicolante sotto casa, una mattina come tante, e comprare una copia del solito giornale. Quando cominciate a sfogliarlo, il suddetto giornale si mette a vibrare. A quel punto vi cade l’occhio su una pubblicità che recita: “Sentite il brivido dell’eccitazione?”

È quello che è successo ai lettori del Times Of India, una delle principali testate indiane, che martedì scorso si sono trovati di fronte a una singolare pubblicità di Volkswagen. Sì, perché quel “Sentite il brivido dell’eccitazione”- con relativa vibrazione incorporata – era l’ultima campagna pubblicitaria del colosso automobilistico tedesco che ha infilato una scatoletta vibrante tra le pagine del giornale, subito dopo l’audace tagline in prima pagina. Nel caso vi risultasse difficile immaginarvi il tutto, qui c’è un video, riportato anche dall’Huffington Post:

E questa era la pagina finale della campagna, che pubblicizzava le nuovissime Polo e Vento, pronte a sbarcare sul mercato indiano:

[Foto: Autoblog]

Fino a qui, nulla di strano. Una campagna dal gusto opinabile, ma pur sempre originale. Talmente originale che nessuno l’ha capita: i lettori del Times Of India hanno semplicemente pensato che Volkswagen avesse infilato un qualche giocattolo erotico, in una collaudata associazione tra sesso e motori tanto cara all’Occidente.

Ma poiché tutto il mondo è paese, i lettori del Times Of India hanno fatto la stessa identica cosa che avrebbero fatto i lettori del New York Times, de Le Figaro o del Corriere della Sera se si fossero trovati davanti a una simile trovata: scherzarci su su Twitter:

(Non so più se VW sta per Volkswagen o per “Vibrazioni per donne”)

(Brividi? Non è qualcosa che vorrei sentire in una macchina!)

Qualcuno, invece, racconta di scene di panico:

(Anche vostra nonna oggi ha cercato di dar fuoco al Times Of India, credendo che fosse posseduto?)

(La vicina ha suonato il campanello e mi ha detto di uscire per farmi quella che secondo lei era una bomba! Era il vibratore della VW!)

Si noti come i lettori continuino a riferirsi all’aggeggio come a un vibratore, segnale che il messaggio di Volkswagen non è per niente arrivato a destinazione.  Ma anche il Times Of India non ne esce bene:

(Oggi il TOI veniva venduto con un vibratore. Certo, uno non può continuare a stampare porno per sempre)

(Quando il TOI ti manda un vibratore, è ora di passare a un altro giornale.)

Fosse finita qui, la faccenda potrebbe passare per una delle tante campagne finite male. Ma Volkswagen non aveva ancora fatto i conti con l’admin del suo account Twitter che, preso dalla frustrazione – o forse da un attacco di misoginia – ha risposto ai tweet con un lapidario:

(Le donne che lo chiamano vibratore sono delle stupide. O forse non capiscono una vera esperienza di guida. #giocodiparole #Volkswagen #Creatività)

Forse le donne non sapranno cosa vuol dire guidare, ma il social media manager di Volkswagen non sa cosa sia la diplomazia, e ha tirato fuori dal cilindro un tweet decisamente offensivo. (Infatti, guarda caso, il tweet è sparito poco dopo dall’account ufficiale di Volkswagen India, ma è stato prontamente immortalato in un post di Jalopnik)

Il punto è che non si può mai sapere cosa passerà nella mente delle persone quando si propone loro una campagna pubblicitaria, specialmente se questa gioca pericolosamente sul confine tra ambiguità e sottintesi. Non è raro che le pubblicità delle automobili si basino su sesso, più o meno allegoricamente, anche per via di numerosi stereotipi ben radicati nella maggior parte delle culture.

Stereotipi che il caro admin di Volkswagen India non ha mancato di rimarcare alla prima occasione: con il suo bel tweet, ha fatto saltare la mosca al naso alle donne, offese per essere state relegate nel vecchio adagio “delle donne al volante” nonché per essere state messe in imbarazzo da un presunto vibratore nascosto tra le pagine di un importante quotidiano nazionale.

Inoltre, non ci si può indispettire quando si chiede alle persone di fare un’associazione di idee e la risposta non è quella che ci si sarebbe aspettati: evidentemente, oggi, infilare un affare che vibra in un giornale e parlare di brividi ed eccitazione è un percorso mentale che evoca il sesso ma non si può incolpare gli utenti di questo.

Purtroppo, non è la prima volta che Volkswagen cade in questo tranello: all’inizio del 2012, Volkswagen chiedeva ai propri fan su Facebook cosa avrebbero voluto vedere realizzato durante l’anno appena iniziato e… le risposte furono impietose: da “Vogliamo che smettiate di inquinare” a “smettete di fare ostruzionismo sulle leggi sull’ambiente”, gli utenti dissero solo quello che pensavano veramente dell’azienda. Come dire, chiedete e vi sarà dato.

 Lesson Learned: Non si può spiegare al pubblico una campagna pubblicitaria: se il pubblico non la capisce al volo o, quel che è peggio, la fraintende, è soltanto colpa nostra (e non si può dar loro degli stupidi su Twitter!)

 

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