Etno: le Tlc incrementano investimenti ma servono nuovi modelli di business

Gli operatori di telecomunicazione a fronte di ricavi ridotti, continuano ad investire nello sviluppo delle infrastrutture di rete. È questo il succo dell’ultima relazione annuale di Etno, associazione che riunisce alcuni dei maggiori operatori europei.

La contrazione del fatturato, secondo l’associazione, sarebbe stata pari, nel 2011, all’1.5% (274.7 miliardi di euro); nonostante ciò gli operatori, durante l’anno, avrebbero incrementato gli investimenti in reti fisse e mobili del 4.6%. Questo, però, non è stato sufficiente ad impedire una diminuzione della quota dell’Europa nel mercato globale delle Tlc, passata dal 31% al 25%.

La riduzione del fatturato risulta, inoltre, senza sorprese, più forte per la telefonia fissa (-8%),mentre il settore mobile è sostanzialmente quasi stabile rispetto al 2010 (-0.6%). Unico segmento in crescita, il broadband con ricavi maggiori del 4%.

Il presidente dell’associazione, Luigi Gambardella, nel commentare i dati del report sottolinea particolarmente che il trend negativo sembra dovuto a fenomeni strutturali di trasformazione del mercato più che alla congiuntura macro-economica negativa. “Il settore delle telecomunicazioni europeo ha subito un calo dei ricavi per il terzo anno di fila, all’interno di un processo di moderata ripresa economica.  Ciò dimostra che sono i cambiamenti strutturali e non quelli ciclici a trasformare il settore. Nonostante questo scenario complesso,  gli operatori restano impegnati ad investire e guidare diffusione della banda larga. In questo contesto, creare migliori condizioni per gli investimenti e rassicurare i mercati devono rimanere le priorità“.

Le forti trasformazioni del settore richiedono, infatti, continui e forti investimenti da parte degli operatori di rete. “Il fatturato del settore Telecom dovrebbe continuare a ridursi anche durante il 2012, ma le telco hanno continuato ad investire pesantemente per soddisfare esigenze dei clienti in rapido incremento – spiega Didier Pouillot di IDATE, società che ha collaborato alla realizzazione del report – le capacità di reti fisse e mobili devono essere aggiornate continuamente per sostenere volumi sempre più grandi di dati. IDATE stima che il traffico dati stia aumentando del 60% l’anno in media, addirittura del 100% se si considera solo il traffico dati mobile, grazie soprattutto ai video“.

In una simile situazione, Etno richiama ancora una volta l’attenzione su quelli che ritiene necessari cambiamenti nell’ecosistema di rete ed in particolare nel rapporto con gli operatori OTT. Il punto risiederebbe, secondo gli operatori, in uno squilibrio nella suddivisione dei profitti e in una diminuzione dei fatturati delle telco, responsabili per investimenti in infrastruttura di rete di cui poi finirebbero per profittare gli OTT.

Recentemente la società di ricerca Ovum ha stimato i guadagni ‘sottratti’ agli operatori telefonici da servizi OTT di un’unica tipologia, messaggistica istantanea ed SMS. Anche riducendo a questo singolo, ma centrale settore, le perdite sarebbero per quest’anno pari a 23 miliardi di dollari e dovrebbero crescere progressivamente, in linea con l’incremento di utilizzo di app come WhatsApp, per toccare i 54 miliardi di dollari entro il 2016.

Etno chiede nuovi modelli di cooperazione con gli OTT. “L’aumento di utilizzo dei social networking e di applicazioni Over the Top conferma poi la necessità di cercare nuovi modelli di cooperazione – sostiene Gambardella – Le politiche di settore devono essere più flessibili  al fine di consentire agli operatori di adeguarsi ad una realtà in rapida evoluzione e a nuovi modelli di business. Etno ritiene che sia urgente avviare un dibattito a livello europeo per trovare soluzioni politiche utili a risolvere questi problemi”.

Il presidente dell’associazione sembra poi tentare di istaurare un’alleanza con gli editori quando dichiara: “La sostenibilità delle telecomunicazioni, così come quelle di settori come l’editoria e il broadcasting, deve essere affrontata nella prospettiva di uno sviluppo più solido dell’industria digitale”. Editori in conflitto con i motori di ricerca, ed in particolare con Google, accusato a sua volta di profittarsi dei contenuti ed investimenti di altri senza corrispondere un equo compenso. Alleanze possibili?

Al momento sembra certo che l’Europa non abbia troppo gradito le proposte lanciate di recente da Etno per tentare di risolvere il problema dei profitti tratti dalle reti. L’associazione degli operatori europei di telecomunicazioni aveva chiesto, mesi fa, all’ITU (International Telecommunications Union), l’agenzia dell’ONU responsabile per l’Information and Communication technology, di garantire ai fornitori di connessione di rete il diritto di stabilire prezzi diversi per livelli di servizio garantiti. In sostanza, gli operatori economici vorrebbero poter stringere accordi e partnership per lo sviluppo e distribuzione di servizi di qualità differenziate, ovviamente a prezzi differenti.

Proposta ritenuta in grado di minacciare la neutralità della rete, l’innovazione e lo sviluppo dell’ecosistema digitale, secondo il Berec, organismo che riunisce le singole authority nazionali nel settore delle comunicazioni elettroniche a livello UE.  Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione Europea e responsabile per l’Agenda Digitale, in risposta ad un’interrogazione parlamentare, aveva a sua volta difeso la net neutrality, ma lasciando qualche spiraglio maggiore aperto per gli operatori.

Etno ribadisce la necessità di nuovi equilibri economici facendo leva sugli investimenti sostenuti. “Nel corso degli ultimi 20 anni i  mercati delle telecomunicazioni hanno attraversato una fase di forte rivoluzione. Gli ultimi 20 anni  hanno portato agli europei un gran numero di innovazioni e maggiori possibilità di scelta. Questo non sarebbe stato possibile senza gli investimenti degli operatori di Etno  i cui investimenti continuano a rappresentare  più dei due terzi degli investimenti nel settore – sottolinea Daniel Pataki, direttore di Etno, rinnovando la richiesta di cambiamenti nei modelli di business – Nel lungo periodo, tuttavia, nuovi modelli di business e di fonti di ricavo saranno necessari per sostenere il ritmo degli investimenti necessari in Europa per realizzare pienamente il potenziale di questo settore e affinché i membri di Etno possano giocare il proprio ruolo nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale”.

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