Marcella Logli: Tecnologia e cultura migliorano la vita

Marcella Logli laureata in scienze dell'Informazione presso l'università Statale degli Studi di Milano. Dal 1996 ad oggi lavora in Telecom Italia dove ha ricoperto diversi ruoli. Oggi è Direttore Corporate Identity & Public Relations e Segretario Generale Fondazione Telecom Italia
Marcella Logli laureata in scienze dell’Informazione presso l’università Statale degli Studi di Milano. Dal 1996 ad oggi lavora in Telecom Italia dove ha ricoperto diversi ruoli. Oggi è Direttore Corporate Identity & Public Relations e Segretario Generale Fondazione Telecom Italia

Oggi tecnologia e cultura sono diventate un binomio fondamentale ed imprescindibile nella nostra società. Le tecnologie hanno dato un nuovo impulso alle forme di divulgazione e di fruizione dei contenuti culturali.

Questo connubio, spesso ritenuto impossibile, ha permesso che le espressioni culturali si trasformassero in espressioni sociali. Oggi “cerchiamo di rendere il pubblico “virtuale” presente come quello in sala o – magari – anche di più” afferma Marcella Logli.
Lo sviluppo delle tematiche connesse al binomio tecnologia-cultura ha anche dei risvolti etici: il miglioramento della qualità della vita. Di questo ci parla Marcella Logli, Segretario Generale della Fondazione Telecom Italia e Direttore Corporate Identity & Public Relations: di un concetto che lei sviluppa attraverso programmi che cercano di trovare soluzioni a problemi irrisolti, favorendo poi la diffusione delle soluzioni di successo.

Tecnologia e cultura: spesso sono considerati due elementi in contrapposizione. In che modo le nuove tecnologie, invece, contribuiscono a sviluppare e diffondere la cultura in Italia?

Il connubio tra nuove tecnologie e manifestazioni culturali risulta oggi decisivo per poterci avvicinare al nuovo pubblico ed alle sue esigenze “digitali”, oltre che per avvicinarvi quella fetta che viene dai consumi culturali e che può familiarizzare con le tecnologie proprio grazie alla cultura.

Telecom Italia ormai da anni lavora con alcune tra le più prestigiose istituzioni culturali nazionali. Il nostro obiettivo è quello di continuare a promuovere non solo un nuovo rapporto tra grande impresa attenta al suo ruolo sociale e alla promozione della cultura di qualità, ma anche nuove forme di divulgazione di contenuti, di socializzazione delle esperienze artistiche e di promozione della cultura digitale.

Da queste partnership sono nati progetti che hanno permesso a chiunque di familiarizzare con una nuova modalità di fruizione dei contenuti, delocalizzata, partecipativa e del tutto gratuita.

Rispetto alla televisione internet ha peculiarità del tutto proprie: quello che ci proponiamo di fare è sfruttare al meglio le opportunità offerte da queste caratteristiche per offrire al pubblico della Rete un’esperienza culturale nuova, mai provata.
Grazie ai nostri progetti oltre ad aprire sale da concerto, musei, incontri letterari rendiamo infatti il pubblico della Rete diretto partecipante ad ogni appuntamento. Anzi, permettendo un diretto contatto con i suoi protagonisti cerchiamo di rendere il pubblico “virtuale” presente come quello in sala o – magari – anche di più.

La terza edizione appena conclusasi di PappanoinWeb, ad esempio, ha erogato 35.000 streaming live e on demand da marzo a maggio 2013, e su twitter più di 1 milione di persone sono state raggiunte dai contenuti di PappanoinWeb. Con OperainWeb, invece, con il Teatro Petruzzelli di BariLa diretta della Prima del Rigoletto ha generato oltre 8.000 streaming erogati.

Sempre in tema di binomi difficilmente conciliabili: cultura ed impresa. Per alcuni, soprattutto in questo momento di crisi, sono due elementi che non possono convivere. Qual è il suo punto di vista in proposito?

La ripresa e il rilancio non solo dell’impresa italiana, ma del nostro stesso Paese non può che passare che dalla valorizzazione di quegli asset culturali che non hanno uguali e rendono unica nel mondo la nostra nazione.

Da un lato il mercato ci impone di essere costantemente rivolti al futuro per affrontare da protagonisti le nuove sfide tecnologiche, e dall’altro abbiamo però la consapevolezza di come ciò debba avvenire senza tagliare i ponti con il nostro passato, per evitare che la nostra società rischi di smarrirsi definitivamente.
Da anni con i nostri progetti di cultura digitale ci stiamo facendo promotori di questo percorso. Allo stesso tempo non possiamo però contare solo sulle nostre forze: il successo di questa operazione di rilancio non potrà che passare infatti da un radicale cambiamento di mentalità nei confronti del settore culturale, in Italia ancora troppo spesso visto come un fardello invece che una risorsa.

Nonostante l’Italia sia la nazione nel mondo con il maggior numero di musei (oltre 4.800) e l’UNESCO abbia dichiarato di “eccezionale valore universale” circa 900 siti italiani siamo infatti ultimi in Europa come spesa pubblica a sostegno della cultura – investiamo a questo proposito l’1,1% del PIL contro una media europea di 1,8%.
Affinché cultura e impresa privata possano fattivamente collaborare traendo dal loro rapporto mutui vantaggi occorre quindi un nuovo atteggiamento anche da parte del nostro governo, un rilancio della spesa pubblica in questo settore che sappia a sua volta essere un traino ed incentivo per gli investimenti delle aziende private.
Anche il contributo ad oggi offerto dalle nuove tecnologie a sostegno del nostro patrimonio culturale è deficitario. Navigando i siti internet dei nostri musei più famosi appare evidente il gap con quelli dei loro omologhi internazionali.
In conclusione, nella grande operazione di rilancio del nostro Paese lo sviluppo della Rete e l’utilizzo delle tecnologie digitali rappresentano un’occasione irrinunciabile: lo sono per il contesto economico, per quello produttivo ma anche per il settore culturale. E’ importante quindi che su questo terreno si sviluppi un fronte comune tra governo, imprese e società civile affinché l’impegno a portare pienamente l’Italia nella società digitale venga colto da tutti come un’urgenza e un’opportunità irrinunciabile, della quale sia impresa sia cultura potranno poi mutualmente beneficiare.

Nel contesto attuale quello della digital inclusion è un tema di cruciale importanza. è un tema che riguarda solo le istituzioni o anche le aziende – in particolare le grandi aziende – hanno un ruolo per combattere l’espulsione digitale?

Il tema della digital inclusion non riguarda solo il governo o le singole imprese. Riguarda la nostra società, riguarda tutti noi. Ogni cittadino ha oggi il diritto di accedere a servizi e contenuti in grado di modificare positivamente il suo vivere quotidiano, siano essi servizi economici, di e-government, culturali o anche di semplice svago. Questa esigenza è oggi irrinunciabile.
Come rimarcato la scorsa settimana dal Vice Ministro allo Sviluppo Economico Antonio Catricalà, le persone ad oggi escluse dalla società digitale – quasi un italiano su due è ancora off-line – rappresentano “un freno a mano tirato alla competitività delle piccole e medie imprese”. Come Azienda leader del proprio settore, siamo impegnati a colmare il gap tecnologico che ancora ci affligge studiando e sviluppando progetti mirati a raggiungere i diversi target di pubblico presenti nella nostra società e finalizzati a coinvolgere l’intera popolazione italiana nella grande piazza digitale messa a disposizione dalla Rete.

Non solo quindi dotare il Paese di un’infrastruttura all’avanguardia
ma preoccuparsi dell’alfabetizzazione digitale della popolazione, affinché tutti i cittadini italiani siano sempre più preparati ad un uso consapevole delle nuove tecnologie che vengono loro messe a disposizione. Il tutto finalizzato ad avviare una vera rivoluzione digitale che consenta di avvicinare i contenuti, semplificare i messaggi, abilitare i servizi, incentivare il dialogo tra differenti interlocutori e diverse fasce della popolazione per contribuire concretamente al miglioramento della qualità della vita di tutti.

Cosa sta facendo quindi Telecom Italia in tal senso?

Da alcuni anni Telecom Italia ha avviato i progetti Navigare Insieme e Navigare Sicuri, che sono stati recentemente segnalati come best practice dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) all’Unione Europea come esempio di cooperazione tra aziende e terzo settore.

Il primo, attivo dal 2012 e rivolto a tutti gli over 60 italiani si propone l’obiettivo di ridurre quel digital divide che purtroppo ancora oggi affligge gran parte della nostra popolazione matura.

Ciò avviene attraverso una rete di corsi tenuti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado che ad oggi si sono svolti in 77 differenti strutture scolastiche e a cui hanno partecipato quasi 6.000 over. I corsi sono tenuti dagli stessi studenti delle scuole (più di 2.500 ragazzi) i quali, in virtù della loro expertise derivante dall’essere nativi digitali, aiutano così la generazione più matura ad infrangere il muro della prima socializzazione nei confronti di internet e delle nuove tecnologie.

Navigare Sicuri è invece il progetto rivolto ai ragazzi tra i 5 e 15 anni e quindi nativi digitali per educarli ad un utilizzo consapevole e sicuro delle nuove tecnologie, grazie a contenuti realizzati in collaborazione con istituzioni quali Save the Children e la Fondazione Movimento Bambino. Il progetto è membro del FOSI, il Family Online Safety InstituteNavigare Sicuri dal 2010 ha raggiunto oltre 80.000 studenti di 120 scuole visitando 40 differenti città italiane e aiutando i ragazzi italiani a conoscere e prevenire fenomeni quali l’adescamento in rete, il cyber bullismo, il sexting, la dipendenza da internet.

Telecom Italia ha anche partecipato al grande dibattito sull’innovazione tecnologica con la partnership sviluppata con la Social Media Week di Milano, che ha permesso di trasmettere in streaming live su telecomitalia.com 30 dei principali appuntamenti della rassegna seguiti online da oltre 40.000 persone.

O ancora è stata presente alla rassegna State of the Net di Trieste, 2 giorni nei quali si sono svolti 28 panel trasmessi integralmente in diretta su telcomitalia.com per fare il punto della situazione sullo stato del web industry italiana.

Non a caso Lei oltre ad essere Direttore della funzione Corporate Identity è anche Segretario Generale della Fondazione Telecom Italia: quali sono la vision ed i valori che intende imprimere nella fondazione?

Fondazione Telecom Italia è espressione dell’impegno sociale di Telecom Italia, da cui eredita i principi etici fondanti, l’attenzione al territorio, il forte impegno di responsabilità verso la comunità, lo spirito di “innovazione tecnologica” che fa parte del DNA del Gruppo. La missione di Fondazione Telecom Italia è di favorire l’inclusione sociale e la promozione del diritto alla conoscenza come elementi distintivi di abilitazione e di cittadinanza, attraverso il ricorso alla tecnologia come fattore di efficienza, di sistema e di replicabilità. Un orientamento che nasce dalla consapevolezza della tecnologia come elemento di riprogettazione dei bisogni e degli spazi sociali e di conoscenza, ma anche come strumenti di creazione e di sviluppo di nuove potenzialità e opportunità nell’ambito del sociale, del patrimonio storico-artistico e ambientale, dell’educazione, della formazione e della ricerca scientifica.
La nostra intende dedicare speciale attenzione in ambito sociale ai giovani e agli anziani, alle categorie maggiormente esposte alle variazioni del contesto economico ed occupazionale.
E’ inoltre fortemente orientata al concetto di “venture philantropy” che appare negli anni Novanta negli USA, quando imprenditori e venture capitalist di successo iniziano a cercare un modo per ‘restituire alla società’ avvalendosi del loro talento professionale e investendo in organizzazioni non-profit o comunque attive nel sociale con l’obiettivo di renderle più solide.
Infine nel pianificare la propria strategia d’intervento Fondazione Telecom Italia è proiettata ad anticipare i bisogni della comunità. Ciò significa, concretamente, trovare soluzioni a problemi irrisolti, risolvere in modo nuovo problemi non adeguatamente affrontati e favorire la diffusione di soluzioni di successo.

A tal proposito, Fondazione Telecom ha da poco lanciato un nuovo bando per la valorizzazione dei beni invisibili. Come mai tanta attenzione verso questo argomento?

Al centro della missione di Fondazione Telecom Italia ci sono quei valori che costituiscono la base del vivere italiano e che hanno reso il nostro Paese unico al mondo: l’intuizione creativa, e il senso di umanità, sono i valori in cui crediamo e che vorremmo sostenere perché forza motrice, attivatrice di nuove idee. I “beni invisibili” costituiscono il fiore all’occhiello dell’attività di sostegno e rivalutazione del patrimonio storico-artistico portata avanti fino ad oggi dalla Fondazione.
La tematica del recupero e della rivalutazione degli antichi mestieri si inserisce in un momento “storico” in cui l’emergenza lavoro è molto sentita e incide nelle diverse sfaccettature della vita di molti cittadini italiani. Sono tante le maestranze che hanno reso grande il nome dell’Italia nel mondo, molte di queste sono arrivate a noi e, non senza difficoltà, i “mastri” continuano a mettere in pratica tecniche di lavorazione particolari, spesso associandole all’utilizzo delle nuove tecnologie, sempre pronte a venire incontro a modalità di produzione innovative e sostenibili.
Tanti di questi mestieri, molti di essi sulla via dell’abbandono, adottano modelli imprenditoriali orientati al recupero di luoghi non sempre conosciuti, “invisibili”, e della tradizione e alla conservazione della maestria artigianale che è propria degli italiani.
Sono questi mestieri che, attraverso il nuovo bando, “Beni invisibili. Luoghi e maestria delle tradizioni artigianali” vogliamo far emergere per sottolineare che lo spirito creativo è ancora vivo nel nostro Paese e lo rende unico in tutto il mondo.

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