Oltre la Sharing economy: tecnologia al servizio della collaborazione

Le moderne forme di condivisione e collaborazione rielaborano un antico paradigma di comportamento: “l’unione fa la forza”. Assumono potenzialità ed ampiezza grazie alla tecnologia, abilitatore del fenomeno e propagatore di accesso.

Nei precedenti articoli abbiamo:

Ci accingiamo ora ad esplorare i modelli contigui, con una classificazione che non intende sostituirsi a, o porsi in, concorrenza con altre proposte, ma si prefigge di contribuire al dibattito sull’ibridazione dei modelli complementari.
Nell’individuare i modelli contigui alla Sharing Economy, abbiamo identificato come “base” comune il ruolo della tecnologia ed il ricorrere alla collaborazione tra i soggetti.

Dunque, Collaborazione e Tecnologia elementi di contiguità di modelli che classifichiamo lungo due direttrici:

  • finalità perseguita (innovazione di prodotto o servizio, impiego delle competenze ed infrastrutture, consumo del prodotto o servizio, esigenze di finanziamento),
  • natura delle relazioni (simmetriche o meno) tra soggetti del processo.

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Nelle RELAZIONI DI NATURA ASIMMETRICA (one-to-many) il soggetto principale governa le variabili decisionali ed i clock di processo.

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L’azienda che vuole innovare i suoi prodotti o anche la pubblica amministrazione che desidera progettare nuovi servizi si rivolge ai suoi clienti/utenti per ideare nuove modalità di soddisfazione dei bisogni attraverso meccanismi di partecipazione che vanno dalla semplice implementazione dei suggerimenti pervenuti dai clienti a meccanismi più complessi di co-creazione dei prodotti/servizi (come ProCivibus, banca dati emergenze online che vede collaborare Amministrazioni Locali, Protezione Civile e cittadini).

Di tipo asimmetrico sono anche le esperienze di Gruppi di Acquisto, incentrate sul ribaltamento dei rapporti di scala tra consumatori finali e filiera produttiva/distributiva. Sono soggetti che consentono di riequilibrare le asimmetrie delle transazioni d’acquisto.  Tipica l’esperienza dei Gruppi di Acquisto alimentari nati per realizzare ordini di maggiori dimensioni disintermediando la catena distributiva, favorendo la redistribuzione del valore verso le realtà produttive (esempio: GAS).
Questi modelli si estendono anche a modalità nuove di soddisfazione di fabbisogni finanziari (money lending) secondo le quali istituti finanziari (tradizionali) e gruppi business agevolano (attraverso le tecnologie) le richieste dirette di funding inoltrate dal singolo (Cashmoney, Wonga).

A queste esperienze si affiancano esperienze basate su RELAZIONI DI NATURA SIMMETRICA, sia tra soggetti aziendali che tra persone, in grado di generare innovazione nelle modalità di realizzazione di processi di business o di consumo.

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Questa categoria annovera i progetti di Open Innovation che favoriscono la genesi di nuovo valore attraverso l’apertura delle organizzazioni verso l’esterno e la costruzione di network che includa agenti esterni (università, start-up, istituti pubblici e privati, fornitori esterni). Rientrano in questo tipo di esperienze collaborative le strategie di ideazione di prodotti e servizi con factory, oppure Innovation Mall (es. Innocentive) che prevedono il lancio di call di idee da parte di aziende per attrarre i migliori talenti.

La collaborazione è il fondamento delle esperienze di co-working: lo spazio condiviso tra soggetti aziendali e liberi professionisti funge da humus professionale, dove rete di relazione professionale e complementarietà di competenze potenzia la moltiplicazione delle opportunità.
La relazione tra pari attiva anche modalità di collaborazione tra aziende non solo per lo sviluppo di servizi collaborativi (come ad esempio Virgin e Taxi2 che offrono un servizio carpooling post-volo per viaggiatori con affinità sociali e geografiche), ma anche per il supporto economico e finanziario.
L’equity crowdfounding rappresenta una modalità di supporto a idee e progetti innovativi di stampo tipicamente aziendale in quanto tramite l’investimento, spesso mediato da delle piattaforme on-line quali Siamosoci, degli operatori (investitori, business angel, etc.) acquistano delle quote di partecipazione della società depositaria dell’idea innovativa.

Nell’ambito del peer- to-peer tra individui vi è una una ri-acquisizione da parte dei singoli del controllo dei processi tramite una gestione consapevole delle proprie (inter)azioni, coniugata ad una volontà di aggregazione vantaggiosa.

Rientrano in questi casi le esperienze di crowd innovation a favore dei singoli dove, a partire dal singolo, gli utenti elaborano nuovi modi di soddisfare un bisogno generando non solo risposte ma anche una comunità di innovatori che partecipa, collaborando, alla risoluzione dei problemi, come ben illustra l’esempio studentesco Crowd-Driven Innovation.

Lo stesso accade se si parla di finalità abitative: i recenti fenomeni di co-housing sono una risposta alla tradizionale esigenza di “mettere insieme le forze”, contestualizzando esempi di architettura sociale della seconda metà del novecento. Gli abitanti di queste “co”abitazioni (es. CoHousing) incrementano i servizi dedicati alla comunità alla quale appartengono, ed al contempo creano condizioni propedeutiche all’elezione del vicinato come un’opportunità.
Diffusissime, inoltre, sono esperienze di collaborazione per l’utilizzo di prodotto e servizi attivabili tramite meccanismi di baratto (Zerorelativo, Reoose) o il carpooling che si pone come obiettivo una gestione più equa e sostenibile delle risorse.
Infine, la forza della relazione lineare tra singoli è alla base dei meccanismi di fundraising come il social crowdfunding (detto anche P2P lending) che tramite piattaforme dedicate (come Smartika, Eppela, Kickstarter) permette di partecipare anche con contributi limitati a progetti di carattere culturale, sociale, ma anche “commerciale”, ideati dai singoli.

Queste esperienze testimoniano come la collaborazione fa gemmare nuove modalità di fare impresa e nuovi stili di vita che recuperano il valore “dell’altro” e sfruttano al massimo le potenzialità offerte dalle tecnologie.

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Al di là delle differenziazioni interne alla sharing economy e dei modelli contigui descritti, cosa dovremmo aspettarci? Probabilmente stiamo evolvendo verso una delimitazione più labile, una sempre maggiore interscambiabilità, tra produttore, innovatore e consumatore, possessore e fruitore, verso uno scenario globale di modelli paralleli di consumo che si affiancheranno, fino all’arricchimento con esperienze che vanno oltre la condivisione.
Se le logiche della condivisione e della collaborazione verranno portate fino a totale compimento oppure se si innoverà all’interno dei precedenti  paradigmi sarà solo il futuro a dirlo, un futuro determinabile anche attraverso l’investitura della collaborazione.

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