#IoE, salute e lotta all’obesità: i wearable aiutano a motivare i pazienti

Come le tecnologie, in particolare quelle legate all’Internet of Everything, possono aiutare migliorare la qualità della vita dei pazienti e migliorare, allo stesso tempo, i servizi medici per i pazienti?

Ne abbiamo parlato anche in altre occasioni, quando ci siamo soffermati ad analizzare alcuni esempi di quel mondo oggi in fermento, la sanità e la medicina, in cui le tecnologie stanno ridisegnando confini e modelli di uso. I wearable device sono certamente gli oggetti attraverso cui passa la gran parte di tale innovazione, ad oggi: dagli esempi di wearable che diventano veri e proprio strumenti elettromedicali di monitoraggio dei parametri vitali, o con lenti e dispositivi che permettono ai pazienti e ai medici di gestire malattie croniche come il diabete. E, ancora, la possibilità di usare un wearable per eccellenza, il reggiseno, di realizzare prevenzione del tumore al seno.

Tutto questo, tradotto in termini economici, secondo il recente studio  The Healthcare Internet of Things: Rewards and Risksdi Intel in collaborazione con Mcafee, farà anche risparmiare alla sanità globale circa 63 miliardi di dollari nell’arco di 15 anni, con una riduzione dal 15% al 30% dei costi per le apparecchiature ospedaliere. L’industria medica è infatti in rapida evoluzione, non solo dal punto di vista dei dispositivi esistenti ma anche di come essi siano sempre più interconnessi alla rete: le apparecchiature ospedaliere, ma anche quelle legate alla medicina di urgenza e al pronto soccorso, viaggiano sempre di più in rete e contribuiscono a ridurre i tempi di azione dei medici in quei casi in cui, il tempo, fa la differenza tra la vita e la morte delle persone. Come accade nelle ambulanze.

Ma l’IoE può essere di grande aiuto anche nella lotta all’obesità, malattia silenziosa che oltre a mettere a rischio la vita, costa anche cara al sistema sanitario dei paesi. In Europa, ad esempio, per un terzo degli adulti prevenire l’obesità non è un’opzione poichè sono già gravemente in sovrappeso e a rischio di diabete, cancro al seno e intestino, malattie cardiache e ictus. Per ridurre questo rischio, c’è bisogno che imparino a gestire il loro peso e mantenersi in forma. Gli operatori sanitari incoraggiano i loro pazienti a seguire uno stile di vita sano ma si trovano ad affrontare un problema comune: come mantenere i pazienti motivati ​​tra loro appuntamenti clinici? Senza motivazione è impossibile sperare che si inneschino cambiamenti di comportamento a lungo termine ed è qui che la tecnologia potrebbe essere di grande aiuto.

Sensori e wearable, infatti, possono fare molte cose utili, spiega Tim Lobstein della World Obesity Federation: possono rilevare il dispendio energetico personale, possono indicare i livelli di stress, lo stato nutrizionale del corpo, e anche la funzione cardiaca e la qualità del sonno. I dati registrati possono essere analizzati per riconoscere modelli di comportamento e verificare quanto bene stiamo facendo nel modificare il nostro stile di vita.

140319114701-wearable-devices-620xaUn progetto finanziato dall’UE denominato DAPHNE (piattaforma di dati-as-a-service per uno stile di vita sano e per la medicina preventiva) sta sviluppando lo stato dell’arte in termini delle procedure per la raccolta, l’analisi e la distribuzione delle informazioni sulla forma fisica in un formato che possa essere utilizzato da personale clinico e dagli altri professionisti della salute, attraverso una piattaforma cloud-based. L’idea non è nuova, spiega Lobstein. Anche Google, Apple e Microsoft stanno sviluppando sistemi pronti per l’uso per gli ospedali negli Stati Uniti.

Ma la differenza con DAPHNE sta nel fatto che il progetto Ue sarà trasparente e utilizzerà software e protocolli standardizzati ad accesso open per consentire agli sviluppatori di terze parti di fare pieno uso dei servizi. E’ una necessità fondamentale, sostiene Alberto Olmo, della società spagnola Treelogic, per garantire che i prodotti della ricerca finanziata dall’UE possano essere di dominio pubblico e disponibili per le piccole e medie imprese in Europa. Egli prevede anche questo possa essere un beneficio per le PMI in concorrenza con aziende come Apple e Samsung.

Ma se è vero che le piattaforme ad accesso aperto possono aiutare gli sviluppatori di hardware e software, c’è anche il rischio che le informazioni sanitarie private possano essere usate in modo non autorizzato? Di certo il tema della garanzia della piena tutela dei dati personali e del rispetto degli standard etici è un tema centrale sui cui tutti gli attori della filiera si trovano, e si troveranno sempre di più a confrontarsi. Un tema non da poco se pensiamo che la necessità di soddisfare e superare gli standard di riservatezza è un problema complesso poichè  i fornitori di servizi clinici generalmente proibiscono che i dati dei pazienti lasciano loro locali, e praticamente nulla può essere tenuto su un servizio cloud meno che non sia altamente codificato e anonimo. La sfida, quindi, passa sempre più anche attraverso le decisioni dei regolatori nazionali ed europei.

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