Elezioni 2018: prima (o poi) il digitale!

Il 4 marzo si avvicina e stavolta anche Facebook, con lo strumento Punti di vista, si è attivata per aiutare gli utenti a orientarsi, tra tante informazioni (vere e false) e “comparsate” televisive, oltre che a  valutare i posizionamenti dei diversi partiti sui tanti temi di interesse collettivo. Cosa possibile da fare anche individualmente andando a leggere ciò che è riportato nei programmi elettorali pubblicati on line sui siti o nelle pagine Facebook dei movimenti, in modo più o meno evidente. Una cosa che abbiamo voluto fare è stato focalizzarci sul digitale, visto che più o meno tutti, in passato o in tempi più recenti, hanno condito discorsi e post con la parola “innovazione”, attribuendole grande importanza per lo sviluppo dell’economia del Paese. Come a dire prima il digitale, tanto per riprendere uno degli slogan elettorali di questa tornata.

Scaricando e leggendo i diversi programmi, però, ci si rende conto che di proposte di azioni concrete, in riferimento a questo tema, non ce ne siano poi tantissime e soprattutto che quelle presenti siano riferibili ad azioni già avviate (come nel caso di banda ultra larga e industry 4.0) o a semplici enunciati che ognuno sposerebbe se non fosse che, per realizzarli, un’idea del come si dovrebbe fare bisognerebbe pur esplicitarla. Campeggiano frasi del tipo: “Digitalizzare la PA”, su cui è difficile non essere tutti d’accordo (tanto che il principio è trasversale ai diversi distinti programmi). Sulla spiegazione del come fare per, invece, l’elettore potrebbe comprendere meglio gli obiettivi (ma anche il pragmatismo e la chiarezza di idee) di un certo movimento politico rispetto ad un altro. Ci si ferma forse un po’ troppo ai fondamentali?

Quello che dicono i partiti sul digitale

Berlusconi presidente – Lega Salvini – Fratelli d’Italia – Noi con l’Italia UDC

Se è vero che nel programma della sola Lega Nord nulla si legge che ricordi la parola digitale, nel piano condiviso tra Berlusconi, Lega, Fratelli d’Italia e UDC diversi sono gli annunci: “più tecnologie innovative applicate all’efficientamento energetico, digitalizzazione della Pubblica amministrazione, piano di ristrutturazione delle tecnostrutture e migliore utilizzo delle risorse per le nuove tecnologie per tutto il sistema delle imprese, con particolare riferimento alle piccole e medie”. Balzano all’occhio due cose in contrapposizione con altri: “abolizione del limite all’uso del contante” (ovvero meno strumenti digitali di pagamento, ndr) e “abolizione di anomalie e storture della legge impropriamente detta Buona scuola” (non è dato sapere dal sintetico testo quali siano le anomali e se queste siano legate al digitale o meno, ndr).

Fratelli d’Italia, guidato da Giorgia Meloni

Una delle sfide lanciate, la 14 per esattezza, è interamente dedicata a “La rete e la rivoluzione digitale: una grande opportunità”. Nell’introduzione si legge che l’Unità nazionale è legata alle infrastrutture digitali e che situazioni di “digital divide limitano le possibilità di integrazione sociale e culturale e lo sviluppo economico”. Tra le azioni da mettere in campo: il controllo del rispetto del programma banda ultra larga; il sostegno allo sviluppo di start up o progetti d’impresa che agiscono nel comparto della internet economy attraverso il sistema del reperimento dei capitali ma anche nello snellimento burocratico e l’agevolazione fiscale allo scopo di limitare il rischio di “corporate drain” (ovvero la fuoriuscita delle migliori idee innovative dal Paese); la riduzione al 4% dell’Iva sull’acquisto e la vendita online di contenuti digitali per sviluppare le attività di e-commerce; crediti formativi agli studenti che s’impegnano alla formazione delle generazioni non “computer literate”, per favorire l’inclusione digitale.

Lista Civica Popolare, guidata da Beatrice Lorenzin

Il digitale non è nel sommario, ma all’interno compare nella sezione Lavoro, in cui si annuncia di voler “rilanciare le potenzialità innovative delle nostre città; rendere semplice, trasparente e alleato delle imprese e dei cittadini il sistema della PA”. Tra le azioni, su Industria 4.0, ci sono: rendere strutturali ammortamenti e superammortamenti; ampliare impresa 4.0 al turismo per riqualificazione delle strutture e degli arredi; incentivi fiscali sugli utili dei primi tre anni di vita alle startup innovative. Citata una “innovazione in agricoltura” e al paragrafo Formazione “formare le nuove generazioni ai lavori del futuro nell’ambito, ad esempio, dei social media, del machine learning, dei big data”.

Liberi e uguali, guidato da Pietro Grasso

Il programma di Liberi e Uguali ha un punto specifico dedicato al digitale, in cui nell’introduzione si rimarca il fatto che “Internet deve essere considerata come una risorsa globale e si configura come uno spazio economico che rende possibile innovazione e crescita in un contesto democratico. Per tutti questi motivi l’accesso al web rappresenta uno strumento che può influire in maniera determinante sull’effettività dei diritti fondamentali”. Tra le azioni proposte: l’aumento considerevole degli investimenti pubblici nella ricerca e nell’innovazione; il diritto di accesso in rete garantito per tutti superando ogni forma di divario; la difesa della neutralità della rete che non deve mancare perché “consentirebbe alle grandi società di telecomunicazione di offrire servizi più veloci a chi paga di più e anche di scegliere quali contenuti possano avere la precedenza su altri”.

Lista Più Europa, guidata da Emma Bonino

Le parole digitale e innovazione compaiono quando si parla della volontà di “promuovere strumenti di democrazia diretta quali referendum propositivi, semplificandone e snellendo le procedure di raccolta delle adesioni, anche mediante l’utilizzo della firma digitale”, in tema di appalti pubblici per l’edilizia o le infrastrutture, dove si prevede la possibilità di “mettere a disposizione risorse capaci di attivare processi di innovazione sociale e culturale e di creazione di bellezza, così come sperimentazioni legate all’utilizzo delle nuove tecnologie da parte degli operatori culturali” (investendo quindi sulla formazione degli addetti all’industria culturale e creativa); in industry 4.0, dove si vuole “costruire una rete dell’innovazione sul territorio accelerando i bandi per i Competence Center ed i Digital Innovation Hub già previsti nel Piano Industria 4.0. Serve una governance della politica industriale in grado di mettere a sistema le istituzioni pubbliche, le università, i centri di ricerca e le imprese”.

Movimento 5 Stelle, guidato da Luigi Di Maio

Sulla parte di programma dedicata allo sviluppo economico, innovazione e digitale trovano spazio nel programma pentastellato. Tra le azioni da fare il supporto alla nascita di “imprese data driven e supporto a modelli di open data, trasparenti e iperconnessi”; l’introduzione di nuovi strumenti e servizi ad alto valore tecnologico nel tessuto industriale; la creazione di consapevolezza e preparazione tecnica tra i potenziali nuovi attori del mondo dell’innovazione; il supporto “all’incontro degli innovatori tramite eventi o grazie all’istituzione di nuovi spazi di coworking laddove esistano locali pubblici inutilizzati”. Spazio a hard e soft skills (STEAM – Science Technology Engineering Art Mathematics) sin dai più inferiori livelli di istruzione, alla revisione della “struttura e del funzionamento della macchina decisionale (Stato, Regioni, enti locali, ndr) che ad oggi non ha portato a risultati efficaci” e alla costruzione di una PA che “per allinearsi a “Industria 4.0” deve subire un profondo cambiamento, convertendosi ai principi dell’interoperabilità ossia rendendo standard i propri processi e servizi”. Da rivedere la PEC, andando a estendere il concetto di domicilio digitale non solo a questa, e, per le infrastrutture digitali, “assicurare che l’infrastruttura di rete sia pubblica o comunque sotto il controllo pubblico, così da garantire il rispetto dei diritti fondamentali della persona e della promozione dell’iniziativa di impresa nel Paese” oltre che una accelerazione delle tempistiche di sviluppo del 5G. Da incoraggiare, si legge nel programma, la diffusione di “modalità di pagamento elettronico alternativo al POS (quali, a solo titolo esemplificativo, il Quick Image Payment e i Bitcoin), al fine di proseguire nella costante e progressiva eliminazione dell’utilizzo del contante”. Un accenno anche alla sharing economy e alla necessità di tutelare adeguatamente, definendo “principi/paletti”, prestatori di servizio o utenti consumatori.

Partito Democratico, guidato da Matteo Renzi

Tra le righe del programma l’intenzione di “rafforzare il Piano Impresa 4.0 rendendo stabile e strutturale il credito di imposta alla ricerca e sviluppo, prevedendo una riduzione graduale dell’iperammortamento per poi introdurre strutturalmente un’accelerazione della deducibilità fiscale degli investimenti produttivi”; incentivare la riqualificazione e ristrutturazione degli immobili alberghieri, attraverso agevolazioni come l’iperammortamento del Piano Impresa 4.0; semplificare la fatturazione elettronica alla PA; ampliare la digitalizzazione dei servizi e il collegamento delle banche dati per non chiedere informazioni già in possesso del fisco. Lato infrastrutture si parla di accelerazione al piano Banda ultra larga sulle cosiddette aree bianche e grigie, sul 5G e sulle reti di connettività a 1 gigabit per secondo nelle aree metropolitane. Alla voce smart city, la realizzazione di sistemi informativi territoriali per tutti i comuni che consentano di gestire dati associandoli alla base di dati spaziali; la creazione di piattaforme per bike sharing, car sharing e scooter sharing; la realizzazione di sistemi integrati e digitali dei sistemi di trasporto pubblico, che consentano la programmazione e l’acquisto di itinerari in soluzione unica per gestire in modo più semplice cambi e coincidenze. Quando si parla di trasformazione digitale della PA si nominano i progetti in essere quali Anagrafe nazionale della popolazione residente, Sistema pubblico di identità digitale (Spid) e Carta d’identità elettronica, PagoPa, Open data e Data analytics. “Siamo l’unico paese d’Europa ad aver digitalizzato integralmente il processo civile”, si legge nel documento. Lato scuola e ricerca si punta alla promozione di innovazione didattica e metodologica e si annuncia l’istituzione di un’Agenzia nazionale della ricerca, per coordinare progetti e risorse ed evitare frammentazioni oltre che la “realizzazione a Napoli – in collaborazione con i grandi player multinazionali dell’innovazione tecnologica già presenti e le università del territorio – un centro di ricerca internazionale, ispirato al modello Human Technopole di Milano”.

 

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