Energia da fonti rinnovabili­: a che punto è l’Italia?

In tema di innovazione e tutela del bene comune spesso noi italiani condividiamo l’opinione di non essere ai massimi livelli in Europa: molti indicatori sembrano confermarlo, quelli di debito economico, quelli di evasione fiscale, quelli di diffusione del crimine organizzato, per tacere di altri come l’indice di disoccupazione, etc.

Eppure ci sono settori legati al tessuto produttivo dove risultiamo strutturalmente virtuosi e un esempio da imitare per economie altrimenti considerate più avanzate della nostra. Un esempio è nell’adozione delle fonti rinnovabili di energia.

Rinnovamento italiano

Abbiamo fornito una breve discussione teorica sull’importanza e sul significato delle energie rinnovabili, specie per quanto riguarda il futuro del nostro pianeta: supponiamo quindi di aver convintamente smarcato questo punto e procediamo a vedere, rispetto all’uso di fonti rinnovabili, a che punto è l’Italia.

Ci sono alcuni attori istituzionali nel nostro Paese e a livello globale che sono impegnati sul fronte delle energie alternative, e che producono report sulla base dei numerosi dati ad essi disponibili (pubblicati anche, ovviamente, come open data) ai quali si può attingere per capire quanto stiamo vivendo o meno una stagione di “Rinnovamento italiano” come potremmo chiamarlo.

Una prima fonte utile è l’International Energy Agency, che pubblica una serie di rapporti a livello globale su tutte le questioni relative all’energia, e in particolare alle rinnovabili. Esistono poi fonti ufficiali italiane, a partire dal MISE, che pubblica notizie e decreti in materia e dal GSE, che si occupa di promuovere le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, sui cui report e dati pubblicati sui siti istituzionali basiamo questa breve discussione.

Va intanto notato che l’Unione Europea ha predisposto, ormai 11 anni fa, una direttiva (dunque da accogliere in modo vincolante nella legislazione nei singoli stati membri) che poneva ai suoi membri due obiettivi:

  • coprire con il 20% di rinnovabili i consumi finali lordi di energia entro il 2020 (per l’Italia l’obiettivo è del 17%).
  • Coprire con il 10% di rinnovabili i consumi finali di energia legati ai trasporti entro il 2020.

L’Italia ha risposto nel 2010 con un piano decennale nazionale, PAN, Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili, nel quale questi obiettivi si articolavano ed ampliavano, e nel quale si delineavano gli strumenti normativi ma soprattutto economici per realizzarlo, per esempio le forme di incentivazione all’adozione, per uso civile o industriale, di energia da fonti rinnovabili.

L’ultimo rapporto statistico disponibile fa riferimento ai dati del 2018, dunque rende conto dell’80% del percorso del decennio 2010-2020 sulla strada delle rinnovabili in Italia rispetto agli obiettivi europei.

Secondo questo rapporto l’Italia già nel 2018 era più che in linea con l’obiettivo europeo del 17%, precisamente secondo quanto riportato nella seguente tabella (il termine FER è acronimo di Fonti Energetiche Rinnovabili):

Italia

Europa (dei 28 Paesi)

%FER sui consumi energetici totali

17,8%

18,0%

%FER sui consumi energetici nei trasporti

7,7%

8,1%

%FER nel settore elettrico

33,9%

32,1%

%FER nel settore termico

19,2%

19,7%

 

La nota dolente, come si vede, è il settore dei trasporti, dove siamo ancora distanti dal target del 10%, visto che nel 2018 siamo solo al 7,7%, con un risultato dovuto quasi tutto a biocarburanti.

Raffronto della percentuale di FER sul consumo energetico totale. Il target di ciascun Paese è fissato con una barretta orizzontale sopra la relativa barra dell’istogramma

Come si vede, l’Italia ha centrato il proprio obiettivo già nel 2018 (obiettivo meno ambizioso di altri Paesi ma stabilito sulla base dei parametri economici e produttivi dei singoli).

Anche il confronto con i consumi assoluti annui di energia derivati da rinnovabili è interessante: riprendiamo quindi un altro grafico dal report statistico in cui la quantità di energia è espressa in milioni di tep = tonnellate equivalenti di petrolio e fa riferimento al 2018 (1 tep = 11630 “Kilo Watt ore”, l’unità di misura familiare dalle bollette: per esempio il consumo dell’Italia nel grafico sottostante è di circa 251 miliardi di KWh):

Consumi assoluti annui di energia derivati da rinnovabili

Naturalmente questi dati vanno confrontati con altri, per esempio i consumi complessivi, ma in generale l’Italia sembra avere delle performance di gran livello in questo settore: a proposito del confronto dei dati, la situazione italiana va misurata con due altri indicatori di contesto:

  • La tendenza generale è di notevole crescita: dal 2005 al 2018 i consumi di energia da FER si sono più che raddoppiati nel nostro Paese; questo trend di crescita fa chiaramente presumere che oltrepasseremo nel 2020 l’obiettivo europeo.
  • Grazie all’incremento dell’efficienza energetica, a un clima generalmente più caldo e anche a un calo dei consumi legato a congiunture economiche, il consumo finale lordo di energia elettrica in Italia negli ultimi anni è calato.

In generale possiamo presumere quindi che riusciremo nel 2020 a centrare gli obiettivi europei almeno a livello di consumi totali.

Rinnovabili: ma in che modo lo siamo?

Le fonti di energia rinnovabile sono molteplici e di vario tipo, ciascuna ha le sue specificità e pone questioni tecniche e gestionali diverse: ovviamente la più nota è il fotovoltaico, cioè l’energia prodotta sfruttando l’irraggiamento solare di pannelli fotovoltaici; ma abbiamo anche l’energia solare, l’energia eolica, l’energia geotermica, l’energia idraulica (le dighe per capirci) e l’energia derivante da fonti organiche.

Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la parte del leone nel nostro Paese è giocata dall’idroelettrico: in un Paese con la ricca idrografia del nostro e gli sviluppi orografici a percorrerlo in lungo (gli Appennini) e in largo (le Alpi) questo dato non ci stupisce. Il dettaglio complessivo per tipologia di consumi nel corso degli anni (che consente di ipotizzare degli andamenti) è dato dal seguente grafico, nel quale è anche indicato in alto il consumo totale di energia nel corso di quell’anno:

Consumo totale annuo di energia per tipo di fonte

Come si vede, ci siamo accorti negli ultimi dieci anni di essere ‘o paese d’ ‘o sole come dice la canzone, passando da una quota risibile del 2009 a un discreto contributo dell’energia solare alla nostra quota di FER elettriche, come pure è interessante il dato della crescita delle bioenergie.

Per il settore termico, cioè l’energia che si utilizza per produrre calore, lo scenario è completamente diverso e le fonti rinnovabili che imperano nell’elettrico sono quasi per nulla rappresentate:

Consumo totale di energia nel settore termico per tipo di fonte

La fonte rinnovabile principe resta il materiale organico da combustione (la legna per capirci, o anche il pellet, etc.) con una discreta quota legata alle “pompe di calore”, macchine che trasmettono il calore da un fluido a un altro. Per esempio un frigorifero è una pompa di calore, in quanto il calore all’interno viene assorbito dal gas nei tubi interni al frigorifero, che poi lo rilascia all’esterno. E questo è il motivo per cui il retro dei frigoriferi emette calore: rilascia quello sottratto all’interno (come fa a farlo è un altro paio di maniche, in sostanza usa la proprietà di assorbire o emettere calore di un fluido a seconda della sua densità che può essere modificata comprimendo o decomprimendo il liquido.

In modo analogo si può “pompare” calore da una sorgente geotermica, come il terreno che è naturalmente riscaldato dalla radioattività sottostante la crosta terrestre, o da sorgenti termali, etc.

Infine il contributo di energie rinnovabili al trasporto deriva, come facilmente immaginabile, soprattutto dai biocarburanti: questo costituisce l’unica sbavatura nel quadro che stiamo fornendo, in quanto il raggiungimento dell’obiettivo del 10% entro il 2020 sembra arduo dato il trend di crescita della quota FER in questo settore, al 7,7% per il 2018 in Italia.

Conclusione un po’ ottimistica

La situazione delle fonti di energia rinnovabili nel nostro Paese è dinamica e i mutamenti sembrano essere positivi: gli impianti si diffondono, il sistema degli incentivi sembra avere avuto successo e l’efficienza energetica rema a favore.

Naturalmente l’obiettivo del 2020 è solo un inizio: la nuova agenda prevede altri 10 anni di crescita in questo settore, con un obiettivo dichiarato del 32% di fonti rinnovabili a livello europeo. Si tratta di un obiettivo ambizioso che implica un incremento del tasso di crescita nell’uso di queste fonti di energia.

Infatti al 2010 la quota FER sui consumi complessivi in Europa era del 13,2% circa, al 2020 arriverà al 20% circa ma nel decennio successivo, quello che stiamo iniziando a vivere, deve aumentare del 12% e non del 6,8% come nel decennio passato. Una sfida che, una volta tanto, qui in Italia possiamo supporre di poter affrontare con un ottimismo corroborato dai risultati del recente passato.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here