Con un’incidenza sul PIL del 7%, e il 7,1% degli occupati, il turismo rappresenta uno degli assi portanti per l’economia del Paese. Il settore conta infatti quasi 1,7 milioni di addetti, 32.730 esercizi alberghieri, 185.597 esercizi extra-alberghieri e un flusso di clienti pari a circa 437 milioni di presenze (dati 2019). “Questo è un settore che ha sofferto terribilmente durante la pandemia (-51% rispetto al 2019) ma che sta ripartendo e che potrebbe ottenere grandi vantaggi dall’incontro tra sostenibilità e digitalizzazione”, ha spiegato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Le previsioni di quest’anno sono molto incoraggianti. Si prevedono arrivi di quasi 343 milioni di presenze tra italiani e stranieri, e un trend in crescita rispettivamente del 43% e del 35% (stime Demoskopika sul 2021). Questa fase di riavvio richiede estrema attenzione. È cruciale infatti tener conto di alcuni cambiamenti prodotti dall’esperienza della pandemia: non solo nell’organizzazione e nelle strategie delle aziende turistiche ma anche nei comportamenti e nelle scelte dei viaggiatori stessi, che devono essere più orientate verso l’utilizzo degli strumenti digitali e più orientati verso soluzioni di viaggio maggiormente attente alla sostenibilità. Il turismo infatti, per sua natura, ha un forte impatto di sostenibilità, sia ambientale che sociale ed economica, e le tecnologie digitali potrebbero avere un ruolo sostanziale nell’abbatterlo”.
Sulla base di queste premesse, diviene quindi fondamentale comprendere non solo quale possa essere il contributo della trasformazione digitale nella direzione della sostenibilità del settore turistico, ma anche – e soprattutto – quali siano le percezioni e le aspettative dei cittadini italiani rispetto alla relazione tra sostenibilità e digitalizzazione in questo campo. Per questo motivo, dopo l’AgriFood, il percorso di ricerca della Fondazione per la Sostenibilità Digitale – condotto nell’ambito del suo Osservatorio per la Sostenibilità Digitale – ha fatto “tappa” nel settore turistico, con la presentazione, nel corso del Sustainable Tourism Digital Summit di ieri pomeriggio, del Rapporto 2022 sulla Sostenibilità Digitale nel Turismo.
Pomeriggio che si è aperto con l’intervento di Alessandra Priante, Direttore Regional Department for Europe alla World Tourism Organization che, intervistata da Gianluigi Tiddia – responsabile del canale Turismo Sostenibile su Tech Economy 2030 e alla conduzione del webinar – ha ribadito l’importanza delle tematiche del turismo sostenibile, parlando dell’interessante iniziativa sviluppata dall’UNWTO. “Qui a Sorrento è in corso il Global Youth Tourism Summit, il nostro primo Summit mondiale dei giovani e del turismo, soprattutto del turismo sostenibile, nel quale abbiamo portato 60 Paesi del mondo rappresentati da 130 ragazzi. Un’esperienza straordinaria, la cui idea è nata lo scorso anno ma che secondo noi lascerà il segno per sempre. Questo infatti non è semplicemente un evento: è una piattaforma in cui riunire una comunità di ragazzi che hanno una grande sensibilità per le tematiche della sostenibilità, in modo tale che siano loro stessi a dire agli stakeholders il futuro che intendono raggiungere”.
Un futuro nel quale, come sottolineato da Edoardo Colombo, esperto di innovazione e turismo, per la sostenibilità di questo settore le tecnologie ricopriranno un ruolo essenziale. “In questi ultimi due anni abbiamo assistito ad un’adozione di massa delle tecnologia – ha spiegato nel suo Keynote speech in apertura del webinar – Dall’uso delle web conference ai QR Code, passando per lo sviluppo molto forte del delivery soprattutto durante il lockdown alla diffusione della biometria. In questo periodo ci siamo dovuti reinventare anche la fruizione culturale attraverso gli strumenti digitali, dallo sport ai concerti, e questo ha dato luogo a delle nuove formule di visita virtuale innovative con un indubbio vantaggio anche in termini di sostenibilità. Questo è un tema fondamentale, considerando che nell’ambito del turismo c’è una crescente attenzione verso il tema della sostenibilità, anche dal punto di vista dei turisti: basti pensare che l’Eurobarometro ha evidenziato come l’82% di chi vuole viaggiare si prepara ad assumere dei comportamenti più sostenibili, il che rappresenta senza dubbio un segnale importante. Adesso è quindi necessario sfruttare le potenzialità degli strumenti digitali che abbiamo imparato a conoscere meglio, che sono i principali abilitatori in grado di rendere concrete queste aumentate sensibilità sui temi della sostenibilità”.
Il Digital Sustainability Index (DiSI)
L’Osservatorio per la Sostenibilità Digitale, entro cui è stato realizzato il rapporto – il secondo dopo quello sull’Agroalimentare – è basato sul Digital Sustainability Index (DiSI), l’indice multidimensionale realizzato dalla Fondazione che misura il livello di consapevolezza degli italiani nell’utilizzo delle tecnologie digitali come strumenti di sostenibilità. “La Fondazione ha creato il proprio Osservatorio stabile di ricerca che con due rilevazioni l’anno si pone l’obiettivo di capire quali siano i livelli di consapevolezza, di competenze, nonché i comportamenti degli italiani nei confronti del digitale e della sostenibilità, ma soprattutto per comprendere come vivano il rapporto tra questi due elementi – ha spiegato Simone Pastorelli, Direttore della Comunicazione della Fondazione – Ed è proprio per rappresentare i dati raccolti dalle rilevazioni dell’Osservatorio che è nato il nostro indice: il Digital Sustainability Index (DiSI)”.
Il DiSI prende in considerazione quattro diversi profili dei cittadini italiani, importanti per una migliore comprensione dei dati relativi al settore del Turismo presentati nel corso del convegno:
- Sostenibili Digitali (26% degli italiani): coloro che hanno atteggiamenti e comportamenti sostenibili ed usano gli strumenti digitali;
- Sostenibili Analogici (18%): coloro che hanno atteggiamenti e comportamenti sostenibili, ma non usano gli strumenti digitali;
- Insostenibili Digitali (25%): coloro che hanno atteggiamenti e comportamenti non orientati alla sostenibilità, ma usano gli strumenti digitali;
- Insostenibili Analogici (31%): coloro che hanno atteggiamenti e comportamenti non orientati alla sostenibilità, e non usano strumenti digitali.
Quasi un terzo degli italiani non crede nel ruolo delle tecnologie per il contrasto dell’Overtourism
Il 30% degli italiani – dunque quasi un terzo della popolazione – ritiene che le tecnologie digitali non siano utili nel contrastare il fenomeno del sovraffollamento turistico: un dato significativo, che riflette una ancora scarsa consapevolezza dei cittadini italiani rispetto al potenziale ruolo del digitale nell’ambito del turismo. Inoltre, un quarto della popolazione (il 25%) ritiene che l’uso delle tecnologie digitali non abbia migliorato la propria esperienza in questo settore. Questa percentuale, però, scende al 16% per i Sostenibili Digitali – gli utenti, come visto in precedenza, più “competenti” su sostenibilità e digitale.
“Credo che la sostenibilità non possa essere un qualcosa di egoistico. Deve riguardare l’individuo, certo, ma deve riguardare anche le comunità. Per questo motivo mi stupisco quando le persone sottovalutano l’importanza del digitale in ragione della sostenibilità del turismo – ha spiegato Alessandro Nucara, Direttore Generale di Federalberghi – Questi strumenti, infatti, non sono solo in grado di aumentare la comodità del singolo, permettendo ad esempio la prenotazione di taxi, alberghi e quant’altro, ma possono anche fare molto rispetto al vivere meglio la destinazione: intendo in termini di governo dei flussi, perché se io dispongo prima di informazioni sull’affollamento di un luogo posso organizzare il mio viaggio in modo da minimizzare il disagio che può derivare dall’Overtourism, sia per me sia per coloro che in quei luoghi risiedono e che possono subire effetti negativi. Un po’ di egoismo nelle persone è naturale, perché è chiaro che siano istintivamente portate a scegliere ciò che le fa stare più comode, però ci sono ampi spazi affinché questa comodità individuale si trasformi, se governata nel modo giusto, in una comodità collettiva”.
“Sono fermamente convinto che per quanto riguarda ciò che accade in una destinazione turistica non si possa trascurare il miglioramento della qualità della vita dei residenti – sottolinea Rodolfo Baggio, Docente al Master in Economia del Turismo all’Università Bocconi – In questo senso, il digitale può fare molto per la realizzazione di un’offerta turistica che persegua obiettivi di sostenibilità. Io sostengo che l’Overtourism non esista: quello che esiste è la cattiva gestione. È chiaro che se non si è in grado di gestire i flussi, gestire i movimenti e via dicendo, la conseguenza è il ritrovarsi in situazioni critiche di questo tipo. Ed è qui che la tecnologia può avere un ruolo decisivo”.
In questa prospettiva, dunque, il territorio e il digitale, il “fisico” ed il “virtuale”, devono potersi integrare, in modo tale da generare vantaggi nella direzione della sostenibilità – come per il caso del sovraffollamento turistico – ma anche per la competitività delle destinazioni stesse. “L’avvento della digitalizzazione modifica il concetto di spazio, e impone che tutti i fenomeni spaziali vengano osservati contestualmente da una prospettiva fisica, riferita allo spazio tradizionalmente inteso, e da una prospettiva virtuale – spiega Maria Veronica Camerada, Professore associato di geografia economica e geopolitica all’Università di Sassari – Ciò significa che tutto ciò che è fruibile dal punto di vista fisico, deve essere governabile anche nella dimensione virtuale, perché ogni spazio possiede un gemello digitale. E sarà proprio questa capacità delle destinazioni turistiche, di riunire cioè le due dimensioni, a definirne sempre di più il livello di competitività. Non solo: in alcuni casi è proprio agendo sulla dimensione virtuale che è possibile abilitare buone pratiche sul territorio, anche nella direzione della sostenibilità. Basti pensare al fenomeno dell’Overtourism, che proprio perché riferito ad una pressione fisica, può essere meglio gestito attraverso la rete, per esempio fornendo informazioni tempestive sulla disponibilità o indisponibilità di un servizio o sull’affollamento di un’area, promuovendo itinerari alternativi e via dicendo”.
Scendendo più in profondità, il 79% degli italiani ritiene che le applicazioni di prenotazione online di alberghi e ristoranti consentano di scoprire mete alternative, al di fuori delle destinazioni ordinarie, supportando dunque gli operatori più piccoli. Tuttavia, allo stesso tempo, secondo il 68% degli intervistati queste stesse applicazioni concentrano l’attenzione del turista sui posti più popolari, favorendo gli operatori più grandi.
Inoltre, pur dichiarando di preferire la scelta di strutture green, il 73% degli italiani non è disposto a spendere di più: il che, di fatto, esprime come l’aumento delle sensibilità rispetto alle tematiche ambientali da parte dei consumatori non vada ancora di pari passo con le scelte economiche che consentirebbero di concretizzare tale attenzione. “I risultati generali – sottolinea Stefano Epifani – evidenziano che malgrado molti italiani dichiarino di dare grande importanza alla sostenibilità (tre italiani su quattro definiscono l’emergenza climatica una priorità assoluta) a tali convinzioni non corrisponde un reale impatto sui comportamenti quotidiani e sulle scelte. Anche quando parliamo di turismo e, come vediamo da questo dato, specialmente quanto tali scelte toccano il portafoglio”.
Quello del rapporto tra sostenibilità e costi ad essi associati è un tema rilevante, chiaramente, anche per le aziende, come evidenziato nel suo intervento anche da Beatrice Ginocchio, Head of Revenue Management di Costa Crociere: “Credo che la sostenibilità molto spesso, ed erroneamente, sia associata ad un prezzo premium, per cui si pensa che i prodotti sostenibili abbiano necessariamente un prezzo più alto. In realtà, al contrario, penso che la sostenibilità, e tutti gli investimenti che possono essere realizzati in questa direzione, possano aiutare a diminuire gran parte dei costi che le aziende sostengono, andando di conseguenza a migliorare anche i ricavi. E in questa direzione, la tecnologia può avere un ruolo decisivo”.
È poi interessante guardare a come varino questi dati in funzione dei diversi cluster del DiSI. Infatti, se a ritenere che le applicazioni di prenotazione online di ristoranti e alberghi siano in grado di supportare gli operatori più piccoli è l’86% dei Sostenibili Digitali, la percentuale scende al 74% per gli Insostenibili Analogici. Analogamente, se il 49% degli Insostenibili Analogici è disposto a spendere di più per strutture green, tale percentuale sale al 65% per i Sostenibili Digitali. Nonostante ciò, contrariamente a quanto si possa pensare alla luce di questi dati, non si notano particolari differenze nei risultati di cluster quando si guarda al “portafoglio”: a dichiarare di preferire strutture green, ma di non essere disposti a spendere di più, sono il 74% tanto dei Sostenibili Digitali, quanto degli Insostenibili Analogici.
Le applicazioni utilizzate
Se più della metà degli italiani utilizza strumenti di prenotazione online di alberghi o altre strutture ricettive, solo il 26% di essi sceglie applicazioni che danno importanza alla sostenibilità delle strutture presenti – come FairBnB, Cityaround e via dicendo – con un 8% che dichiara di farne un uso regolare, rispetto ad un 27% di utenti abituali delle applicazioni tradizionali. Interessante notare come per i Sostenibili Digitali la percentuale di utenti attivi salga al 42%, per scendere al 12% per gli Insostenibili Analogici. “Ma ancora più interessante – evidenzia Stefano Epifani – è notare come il driver di scelta in questi casi non sia tanto la sostenibilità, ma la digitalizzazione. Infatti il coefficiente d’uso di tali applicazioni per gli Insostenibili Digitali è del 36% contro il 16% dei Sostenibili Analogici. In altri termini a determinare i comportamenti di sostenibilità contribuisce più la competenza digitale che non il proprio orientamento verso la sostenibilità. Orientamento che talvolta, addirittura, diventa ostativo”. Per tutti i cluster – ma in particolar modo quelli dei “sostenibili” – poi, ad essere indicativa è la percentuale di persone che, pur dichiarando di conoscere queste soluzioni, non le utilizzano: percentuale che, in questo caso, oscilla tra il 25% dei Sostenibili Digitali ed il 37% dei Sostenibili Analogici.
“Questi dati non mi soprendono – ha commentato Alberto Marinelli, Direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale all’Università la Sapienza di Roma e membro del Comitato Scientifico della Fondazione – Dobbiamo ricordarci che le ondate di innovazione tecnologica che hanno attraversato gli ultimi trent’anni della nostra vita sono state assolutamente poderose e spiazzanti: anche oggi, quindi, dobbiamo prendere atto del fatto che le persone stanno resistendo, da un certo punto di vista, ad una serie di entrate nelle loro abitudini che li spiazza in maniera importante. In altre parole, siamo ancora nella fase in cui il driver è tecnologico. Quello che è accaduto negli ultimi due anni ha contribuito a portare le persone all’interno di questo cambiamento, a partire magari dall’aperitivo condiviso online fino alla comprensione dei vantaggi che le tecnologie potrebbero offrire anche rispetto a dimensioni più importanti. Tuttavia, bisogna tenere a mente che stiamo parlando di trasformazioni epocali: per questo motivo, affinché la tecnologia possa arrivare ad avere un ruolo consapevole per la sostenibilità, probabilmente il percorso sarà ancora lungo per gli utenti”.
Quanto alle applicazioni di prenotazione online di musei, è il livello di digitalizzazione a condizionare il comportamento degli italiani. A fronte di un terzo dei cittadini (31%) che utilizza questi strumenti, infatti, le percentuali scendono dal 49% e 42% rispettivamente di Sostenibili ed Insostenibili Digitali al 20% e 17% di Sostenibili e Insostenibili Analogici.
Residuale, infine, l’utilizzo di app o siti di monitoraggio della sicurezza sociale dei Paesi, con solo il 5% degli intervistati che ne fa un uso regolare. Anche in questo caso le percentuali salgono per i Sostenibili Digitali (l’11% di essi le usa regolarmente), per scendere notevolmente per Insostenibili e Sostenibili Analogici, che le usano con regolarità rispettivamente per il 2% ed 1%: anche qui, dunque, le competenze digitali influiscono molto sul livello d’utilizzo di queste soluzioni.
Facebook Comments