“La stampa svincolò il libro e lo liberò. Il libro, a sua volta, tentò di liberare l’uomo”
F. Cuvelier
Per un curioso e forse non casuale gioco del tempo, sono passati esattamente vent’anni da quando scrissi il mio primo articolo su una rivista di informatica. Allora il mondo era molto diverso. Erano gli anni di Fidonet e di Itapac. Gli anni nei quali il modem, più che comprarlo, lo si costruiva. Anni in cui Internet era una giovane promessa ed il web praticamente uno sconosciuto. Eppure, sfogliando le riviste del tempo – riviste cartacee, ingiallite dagli anni – emerge con sconcertante chiarezza una realtà già nota al Principe di Salina di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: tutto cambia affinché nulla cambi.
Non serve evocare fatti che hanno profondamente mutato gli equilibri del mondo per rendersi conto di come in questo ventennio tutto sia cambiato. Non sempre in meglio, verrebbe da dire. Tuttavia rivolgendo lo sguardo al passato è immediato rendersi conto di come la tecnologia abbia rivoluzionato le nostre vite. Di come abbia cambiato l’economia, e di come essa abbia a sua volta prodotto una retroazione sullo sviluppo dell’information technology tale da far impallidire i più arditi scrittori di fantascienza. Ognuno di noi ha oggi in tasca strumenti più potenti di quelli che portarono Neil Armstrong sulla Luna: quegli stessi strumenti che solo pochissimi anni fa la maggior parte delle persone riteneva fossero “lussi da snob”. Ma d’altro canto quelle stesse persone che sino a ieri ritenevano Facebook una perdita di tempo oggi non riescono a staccarsene. Insomma, la tecnologia cambia e ci cambia. Lo fa sottilmente, rapidamente, irreversibilmente.
Eppure, mentre tutto cambia, nulla cambia. E pare incredibile come a non cambiare sia proprio il rapporto eternamente controverso tra tecnologia e azienda. Tra tecnologia e organizzazione. Tra tecnologia e cultura. Cultura aziendale, cultura organizzativa, cultura tout court. Insomma tecnologia ed economia, malgrado il gioco di specchi che le lega inestricabilmente, vivono – per dirla alla Facebook – una “relazione complicata”. E proprio di questa relazione vogliamo ragionare assieme con Tech Economy. Di una relazione che è nel contempo croce e delizia di ogni azienda, che di questa relazione deve fare un punto di forza se non vuole che si riveli una minaccia. Per questo abbiamo scelto come logo l’anello di Moebius: figura geometrica che ha due lati, ma una sola faccia. Proprio come Tecnologia ed Economia sono i due lati dell’unica faccia alla quale vogliamo guardare: la società.
Il nostro grazie va a quanti hanno accolto ed accoglieranno con entusiasmo e passione l’invito a giocare assieme questa sfida: esplorare i punti di contatto tra IT ed azienda, tra tecnologia ed economia, per provare a costruire assieme uno schema interpretativo che ci aiuti a raccogliere le sfide di una società sempre più complessa. Il nostro grazie va a tutti voi, con i quali percorreremo questa strada.
Un grandissimo in bocca al lupo a tutta la redazione!
Grazie da parte di tutto lo staff!